Siti Natura 2000 del Parco Taburno Camposauro, al via la redazione dei piani di gestione Ambiente
Negli ultimi anni sentiamo spesso parlare della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e del fatto che in Italia per le cosiddette Zone Speciali di Conservazione (ZSC) debbano essere redatti piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo, conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali e delle specie presenti nei siti.
Occorre precisare che le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse; infatti, la Direttiva Habitat garantisce la protezione della natura tenendo anche “conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”.
Da un’attenta lettura della stessa si nota come riconosca il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali hanno permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura.
Come noto alle aree agricole, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l’agricoltura non intensiva.
Nella stessa Direttiva viene anche specificato l'obiettivo di conservare non solo gli habitat naturali ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.). A tutto questo si aggiunge la Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” che estende la necessità di definire misure di conservazione per specie di uccelli e habitat anche nelle ZPS (Zone di Protezione Speciale).
Attualmente all’interno del territorio della Regione Campania ci sono 123 siti Natura 2000 che presentano habitat, specie di flora, specie di fauna e avifauna dalle caratteristiche uniche e spesso a rischio estinzione. Grazie ai finanziamenti del PSR Campania 2014-2022, la Regione Campania (Assessorato all’Ambiente e Assessorato all’Agricoltura) ha stanziato i fondi per la realizzazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000, da troppi anni mai redatti.
Si tratta di un grande passo in avanti nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi dettati dall’agenda Europea 2030. Con un’apposita gara pubblica gli uffici Regionali della DG Ambiente, difesa del suolo e ecosistemi ha affidato il servizio specialistico di redazione dei suddetti piani a società qualificate.
Nello specifico, all’interno del territorio del Parco Regionale Taburno-Camposauro, da luglio 2022 gli esperti della società D.R.E.AM Italia, stanno lavorando insieme ad altri partner qualificati, alla elaborazione dei piani di gestione dei due Siti Natura 2000.
In base a quanto detto ritengo sia fondamentale per il territorio del Taburno Camposauro, avere una strategia gestionale che tenga conto delle esigenze di habitat e specie presenti nei siti “Camposauro” e “Monte Taburno” ma anche delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità provinciali e locali. Occorre comprendere che i Piani di gestione, che si andranno a realizzare, costituiscono strumenti di pianificazione tematico-settoriale del territorio, e quindi producono effetti integrativo-sostitutivi sulle norme e previsioni degli strumenti urbanistici vigenti nei Comuni coinvolti.
Altro aspetto rilevante che gli stakeholder pubblici e privati devono considerare, è che tali Piani di Gestione saranno uno strumento operativo per regolare gli usi del territorio con l’obiettivo, da un lato, di garantire il mantenimento del delicato equilibrio ecologico degli habitat e delle specie che vivono al suo interno e, dall’altro, di individuare modelli innovativi per la sua gestione sostenibile.
Si tratta, a mio avviso, di un’opportunità per pianificare adeguatamente gli interventi da realizzare in futuro all’interno del Taburno Camposauro, in un'ottica non solo di tutela della biodiversità, ma anche di sviluppo economico del territorio dell’area protetta.
Il mio auspicio è che i suddetti piani di gestione si utilizzino realmente e coscienziosamente per definire le soluzioni migliori per una gestione intelligente dell’areale del Taburno Camposauro. Non devono essere visti come ulteriori vincoli, si farebbe un grave errore, ma devono essere “metabolizzati” dalle istituzioni locali e dalle aziende che operano nelle aree cosiddette ex SIC, come un'occasione per migliorare la vivibilità e la qualità sociale delle comunità locali in nome del tanto sbandierato sviluppo ambientale sostenibile che nella provincia sannita può ancora essere un punto di forza e una caratteristica territoriale.
Costantino Caturano
Presidente Ente Parco Taburno Camposauro