La Messa con il popolo deve ritornare Chiesa Cattolica

I cattolici non sono cittadini di serie B e non meritano di essere trattati come ragazzini irresponsabili e indisciplinati, quasi che provino un gusto matto a diffondere il virus e uccidere i fedeli ed anche se stessi utilizzando come killer la santa Eucaristia. A meno che non si voglia assumere l’arroganza di Nerone che accusò i cristiani di aver dato fuoco alla Roma, caput mundi.

In questi ultimi giorni, parroci e comunità ecclesiali, che svolgono un ruolo spirituale e sociale di grande vantaggio per il popolo, sono stati considerati molto al di sotto dei tabaccai, con tutto il rispetto dei fratelli tabaccai. Ecco perché si è sollevata la protesta della Cei e si sono sentite le voci autorevoli dei cardinali Bassetti e Betori, dei vescovi D’Ercole, Spina, Aiello e Marcianò, di tanti sacerdoti, di intellettuali e giuristi di primissimo piano.

È stato commesso l’errore di farsi scippare la Messa di Pasqua, ma ora deve tornare la Messa con la partecipazione dei fedeli che hanno il diritto a nutrirsi della grazia di Dio, attraverso i Sacramenti. Nessun luogo più delle chiese ha la possibilità di rispettare le regole del distanziamento sociale: chi s’intende di chiesa sa molto bene che nei giorni feriali non sono presenti più di venti fedeli; nei trigesimi e negli anniversari una cinquantina e, di domenica, quando il numero dei presenti tende a lievitare, basta raddoppiare il numero delle Messe e assicurare il rispetto delle regole.

La gente è piena di paura e di preoccupazione per il futuro. Tocca soprattutto ai sacerdoti portare una parola di conforto e di speranza, in modo particolare alle famiglie visitate dal lutto, dal disagio e dalla sofferenza.

I parroci hanno dato prova di un grande senso di responsabilità e collaborazione dinanzi alla gravità dell’emergenza sanitaria. Ora invece, mentre tutti possono gradualmente riprendere le attività, soltanto la Messa con il popolo non si ha da celebrare! L’attesa di milioni di cattolici non è stata neppure presa in considerazione. Evidentemente per questo governo la vita spirituale e pastorale promossa dalla Chiesa non è una priorità, eludendo anche i diritti sanciti dalla Costituzione e dai Patti concordatari.

In molti nostri paesi è solo la Chiesa a fare qualcosa per i ragazzi, le famiglie e gli anziani. Alcuni sacerdoti del nostro territorio hanno speso la loro intera esistenza per realizzare centri ricreativi, formativi e culturali per i giovani e per il laicato, al mare, ai monti e in collina. Basta ricordare i nomi di don Luigi Caturano e don Emilio Matarazzo, per comprendere il senso di questo discorso.

PASQUALE MARIA MAINOLFI