''Perchè avete paura? Non avete ancora fede?'' Chiesa Cattolica
Io invece ho fede ma ho avuto paura nel vedere Papa Francesco stanco, solo, percorrere la scala. L’ho visto sofferente, afflitto e angosciato dinanzi al momento tragico che stiamo attraversando. Piazza San Pietro era deserta. Una pioggia sferzante sembrava il pianto del cielo e inondava anche il crocifisso esposto sul sagrato. Erano lacrime e sangue che scorrevano. Un uomo solo. Francesco. Un cielo minaccioso e scuro.
“Nel frattempo si sollevò una gran
tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che era
piena”. Anche noi ci troviamo sulla stessa barca. Siamo tutti
disorientati e fragili. Bisogna remare insieme, con forza, coraggio e
fede. Dobbiamo dare conforto l’uno all’altro. Tutti siamo
importanti e utili. E non ci dobbiamo far abbattere da questa
tempesta.
Ma il momento più struggente è stata la benedizione
Urbi et orbi. La pioggia cadeva incessante. Quell’ostensorio era
pesante da sollevare, pesante come la croce del Cristo.
Contemporaneamente il suono delle campane, dei gabbiani in cerca di
pace, le sirene delle ambulanze e della polizia. Poi tutt’intorno
silenzio. Tutto questo mi ha richiamato alla mente la scena della
bara di Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. C’era sopra un
Vangelo e il vento sfogliava “avanti e indietro, indietro e avanti,
invisibile, là come il pensiero, il libro del mistero” di
pascoliana memoria. Ecco, in quel momento Papa Francesco era
l’emblema del mistero delle fede.
Sono immagini che resteranno
nella storia dell’umanità e dei nostri cuori.
Remiamo tutti
per uscire salvi da questa tempesta.
“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e ad uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”, Haruki Murakami.
“Non abbiate paura. Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo”, Giovanni Paolo II.
ELISA FIENGO