Black friday o blackout? Cronaca

Black friday o blackout? Lo scorso venerdì 29 novembre, in tutt’Italia ci sono stati disservizi che hanno colpito la rete di pagamenti elettronici. Bancomat e carte di credito non hanno funzionato, rendendo complicata la vita a quelli che hanno ormai abbandonato l’uso dei contanti in favore dei pagamenti elettronici.

Non si è trattato di un sabotaggio da parte di hacker, ma di un banale incidente: durante dei lavori ad una conduttura del gas in Svizzera, per errore è stato tranciato un cavo elettrico (anzi, due cavi: il cavo principale d’alimentazione e quello di riserva). Questo ha causato un’interruzione nei servizi di pagamento elettronico nella penisola.

Il caso ha voluto che questo non banale incidente sia coinciso con quella che da alcuni anni è una data fissa dello shopping, sia online che negli esercizi commerciali: il black friday appunto. Negli Stati Uniti il cosiddetto venerdì nero è il giorno successivo alla festività del Ringraziamento ed è la data in cui ha inizio ufficialmente lo shopping natalizio. In Italia non abbiamo importato il Ringraziamento (probabilmente la lobby degli allevatori di tacchini non è abbastanza potente), ma abbiamo con gioia adottato il black friday, che molte catene di negozi estendono anche ai giorni immediatamente precedenti e successivi, trasformandolo così da una giornata ad una settimana di potenziali acquisti.

Come ciliegina sulla torta, il lunedì successivo, il 2 dicembre, che corrisponde al cyber monday (parente stretto del black friday, è il giorno in cui si effettuano acquisti di prodotti tecnologici a prezzi scontati), è andato in tilt il sistema informatico di una delle principali banche italiane, causando ulteriori problemi a chi già non aveva potuto effettuare acquisti il venerdì precedente.

Se per alcuni questo doppio inconveniente ha rappresentato un freno agli acquisti compulsivi, per molti di noi è stato sicuramente un utile promemoria di quanto siamo diventati dipendenti dalla tecnologia, nel momento in cui ci siamo resi conto che a causa di un cavo tranciato non eravamo più in grado di fare la spesa.

L’abolizione del contante in favore dei sistemi di pagamento elettronico è una misura che in Italia ha preso piede con maggiore difficoltà rispetto ad altri paesi europei, ma che in condizioni normali rappresenta un utile strumento di lotta all’evasione fiscale, un ostacolo alla criminalità ed un modo sicuro per tracciare i movimenti di denaro.

Non siamo ancora schiavi della moneta elettronica. All’estero non è inusuale vedere qualcuno pagare con il bancomat il quotidiano in edicola; addirittura vi sono negozi che rifiutano i pagamenti in contanti.

Però, voler acquistare un articolo che si trova in offerta solo per un giorno, avere a disposizione il denaro sul proprio conto, ma non poterlo comprare perché il sistema di pagamento non funziona è un po’ l’equivalente moderno del supplizio di Tantalo, personaggio mitologico condannato dagli dei ad avere davanti a sé cibo e bevande in abbondanza, ma a patire la fame e la sete, poiché ogni volta che allungava una mano per mangiare o bere, cibarie e libagioni svanivano.

Sembra uno scherzo, ma la Confcommercio ha valutato che il blackout di bancomat e carte di credito ha portato ad una mancata spesa per 100 milioni di euro. Significa che molti hanno dovuto rinunciare a ciò che desideravano acquistare e, poiché i prodotti erano scontati soltanto per un breve periodo, non hanno effettuato l’acquisto nemmeno quando il disservizio è cessato. Solo chi disponeva di denaro contante in tasca ha potuto fare shopping liberamente.

Dunque per una volta la pecunia, la moneta sonante oggi tanto vituperata, si è presa la sua rivincita. Verrà il giorno in cui abbandoneremo i nostri portafogli e faremo a meno di monete e banconote, in cui il tintinnare degli spiccioli sarà rimpiazzato dall’asettico trillo di un dispositivo pos. Ma quel giorno non è il black friday del 2024.

CARLO DELASSO

Foto: Dreamstime/Rido