Smart ring: la novità del 2025 Cronaca

La novità del 2025 è che la banca vuole convincerci a mettere l’anello al dito. No, non sto parlando di mutui agevolati per i novelli sposi (anche se non sarebbe una cattiva idea: in Italia i matrimoni e soprattutto le gravidanze sono ai minimi storici): l’anello in questione si chiama Tapster, è uno smartring e nelle intenzioni di uno dei maggiori istituti bancari italiani sostituirà bancomat e carta di credito.

Lo smartring non è una novità assoluta, esiste già da alcuni anni. Non ha avuto finora la fortuna degli smartwatch, ma non è nemmeno un fiasco come gli smartglasses. Di solito lo usano gli sportivi: collegato ad un’app sullo smartphone consente di misurare valori quali il battito cardiaco e la pressione sanguigna durante l’attività sportiva.

Tapster funziona allo stesso modo, ma il suo scopo è differente: la banca offre ai propri clienti un anello (esiste anche una variante, il bracciale, ma l’anello è il protagonista della campagna pubblicitaria lanciata sui media). Una volta collegato il monile all’app dell’home banking sul proprio smartphone, si potrà usarlo per pagare i propri acquisti nei negozi. L’anello funziona esattamente come un bancomat contactless: basta avvicinarlo al pos, digitare il pin se l’importo da corrispondere supera una certa cifra, ed ecco che abbiamo pagato in modo avveniristico e finanche elegante.

Perché estrarre la carta di credito dal portafogli è considerato ormai un gesto volgare: i veri signori non maneggiano il denaro contante, ma neanche le tessere di plastica. Certo, esistono oggidì anche i pagamenti tramite smartphone, come ho già avuto modo di far notare in precedenza, ma dovete riconoscere che il Tapster è un’innovazione la cui originalità è fuori discussione.

A fini precauzionali, l’uso dell’anello presuppone non solo il collegamento ad uno smartphone, ma anche la sua vicinanza fisica. Possiamo pagare con l’anello solo se abbiamo il telefono con noi, non necessariamente in mano; basta averlo in tasca o in borsa (ma al giorno d’oggi chi esce di casa senza lo smartphone?). In questo modo cade la più ovvia delle obiezioni: e se smarriamo l’anello o ci viene rubato? Nessuno potrà usarlo al posto nostro, a meno di non sottrarci anche lo smartphone (anche in questo caso, c’è la garanzia del pin, inoltre Tapster è collegato comunque ad una carta, che può essere bloccata con una semplice telefonata).

Per ora, come ho detto, Tapster è un’esclusiva di Intesa Sanpaolo, ma se dovesse avere successo non dubito che altre banche copieranno presto l’idea. Certo, si tratta di un ulteriore concorrente in un mercato, quello dei pagamenti, che negli ultimi anni ha visto le innovazioni rincorrersi ad una velocità tale che l’ultimo arrivato potrebbe non riuscire a surclassare i suoi predecessori senza essere a sua volta sorpassato a destra da chissà quale altro fantasioso marchingegno.

Non scordiamo poi che, nonostante tutto, persiste ancora un ostinato zoccolo duro, composto soprattutto da persone anziane o da chi ha poca dimestichezza con le nuove tecnologie, che non abbandona l’uso del contante. Sono rimasti in pochi e soprattutto sono ridotti alle spese di piccolo cabotaggio. Edicole e bar sono i loro ultimi porti sicuri, poiché ormai tutti gli esercizi commerciali sono obbligati ad accettare i pagamenti elettronici.

E saranno proprio i negozianti a dover sperimentare sulla propria pelle quest’ultima novità: ogni volta che un cliente si appresterà a pagare, non potranno prevedere in anticipo se tirerà fuori delle banconote, una carta di credito, lo smartphone o semplicemente avvicinerà il dito al pos e pagherà con il suo Tapster.

Un anello per comprarli. Un anello per pagarli, e sul conto addebitarli.

CARLO DELASSO