A giugno voteremo per la Campania dell'Autonomia Differenziata o per l'Italia in un'Europa differente? In primo piano

Se seguiamo le infuocate affermazioni del presidente De Luca, o quelle di qualche esponente politico locale, dovremo pensare che nei prossimi mesi saremo chiamati a votare, non già per una differente Unione Europea, ma contro una differenziata autonomia regionale.

Indubbiamente non è un argomento di poco conto quello dell’Autonomia Differenziata, ma appunto per questo andrebbe affrontato non col tono di uno scontro preelettorale. Peraltro in una stagione politica così impegnativa come questa del rinnovo del Parlamento Europeo, che dovrebbe decidere soltanto cosa potrà fare l’Italia nell’Europa di domani, e cosa dovrà fare l’Europa nel mondo.

Ormai ci troviamo difronte ad un mondo sempre più nuovo e diverso. Di questo dovrebbe preoccuparsi anche chi governa una grande regione come la Campania.

Sono cambiati non solo la Cina e la Russia, ma anche gli USA. E ci troviamo difronte ad un’Africa molto diversa da quella del secolo scorso. Meritevole di attenzione la recente iniziativa del Governo italiano di una conferenza a Roma con i massimi Paesi africani. L’Africa non è più una colonia da sfruttare ma un soggetto continentale in evoluzione, con cui contrattare, cooperare e competere. Una grande regione mediterranea, come la Campania, dovrebbe seguire con una certa attenzione i nuovi rapporti euroafricani iniziati a Roma e quindi De Luca dovrebbe spostare a dopo le elezioni europee la battaglia per la correzione della legge sull’Autonomia Differenziata.

Peraltro non possiamo dimenticare che qualche mese fa il governatore della Campania era meno aggressivo sul progetto del Ministro Calderoli, con il quale stabilì un certo dialogo, evidentemente per tentare di introdurre qualche emendamento in quel progetto. Quindi per De Luca non era una riforma da affossare, bensì da modificare. E di tanto si potrebbe discutere in tempi meno infuocati di una vigilia elettorale. Ne tengano conto anche gli esponenti politici sanniti decisamente ostili alla legge, per ora approvata soltanto da un ramo del Parlamento.

Quindi vanno cercati positivi accordi di modifiche del testo, senza procedere con sterili contrapposizioni, anche perché non va sottaciuto che questo tentativo di riforma trae origine da alcune battaglie politico-costituzionali dei decenni scorsi, battaglie che non fanno onore alla Sinistra italiana.

Difatti la prima vera riforma costituzionale fu avviata con il referendum del 2001, voluto dalla maggioranza guidata da D’Alema. Quella riforma cambiò radicalmente l’articolo 14 della Costituzione, approvato nel 1947, che affermava: “La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni.” Invece il testo modificato dalla riforma D’Alema del 2001 recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.” (Lo Stato al pari degli Enti territoriali!)

Appunto nel 2001 fu modificato l’impianto costituzionale da Repubblica che si riparte in Enti territoriali (cioè fonte e madre del sistema istituzionale del Paese) ad una Repubblica che è costituita dagli Enti territoriali (cioè non più madre ma figlia degli Enti territoriali).

Così le regioni sono diventate soggetti concorrenti e non più subordinati dello Stato, nel governo del territorio, per cui possono decidere loro, autonomamente, cosa fare e come farlo. Come fare l’autonomia regionale, anche in forma differenziata tra Regione e Regione.

Questo progetto di Autonomia Differenziata può essere approvato, respinto o modificato dal Parlamento, comunque non è anticostituzionale. Quindi la riforma voluta dalla Lega sarebbe anticostituzionale se non fosse stato modificato il Titolo Quinto della Costituzione con quel referendum del 2001.

Chi oggi si oppone tenacemente alla legge sulla Autonomia Differenziata non può dimenticare quello che avvenne nel 2001, ad iniziativa di un governo di centrosinistra, con quella riforma del Titolo Quinto. Oggi le Regioni possono fare quasi tutto quello che vogliono, e pertanto per evitare disastri istituzionali ci si deve accordare, come d’altronde cercavano di fare nello scorso anno De Luca e Calderoli. Confronto e non scontro. Chi ha un minimo di intelligenza politica -e questo non manca a De Luca- deve capire che anche in questo caso non vi sono alternative positive al confronto ed all’accordo politico.

In questa vigilia delle elezioni europee siamo chiamati a discutere di altro, anche nel Sannio, perché siamo anche noi interessati a quello che farà l’Italia in Europa ed a quello che farà l’Europa nel mondo. Ed appunto, anche noi sanniti non possiamo pensare che le attuali disfunzioni e gli attuali ritardi nel Sud del Paese siano causati dalle Regioni del Nord. Se i malati e gli studenti meridionali si ricoverano negli ospedali del Nord e si iscrivono nelle Università lontane dal Sud è colpa dell’efficienza tecnico-amministrativa delle Regioni del Centro-Nord o dall’inefficienza delle Regioni meridionali?

Ed infine va detto al governatore ed ai cittadini che le giuste preoccupazioni per modificare il testo dell’Autonomia Differenziata non possono distrarci dal voto dell’otto giugno, che serve a dare un giusto posizionamento dell’Italia in un’Europa differenziata.

Roberto Costanzo