Aumentano le saracinesche chiuse a Benevento In primo piano

L’evidenza della condizione di grande crisi nel settore del commercio a Benevento non ha bisogno di particolari prove o dati. Basta osservare le serrande definitivamente abbassate e contare le attività cessate che, giorno dopo giorno, chiudono i battenti. Un aspetto grave che caratterizza fortemente non solo l’immagine della nostra città ma, soprattutto, testimonia un grave stato di difficoltà economica che attanaglia, ormai da anni, l’economia locale.

Le ragioni di un tale malessere vanno ricondotte a diverse ragioni, riferibili a elementi interni al nostro territorio ma soprattutto esterni, di carattere e portata più ampia e generale. Questo aspetto, tuttavia, non esonera dalla responsabilità e dalla necessità di predisporre risposte valide da parte dei responsabili locali, sia di tipo politico che rappresentativo, delle categorie esposte al problema; un piano di risposta comune sarebbe sicuramente necessario per una tematica così fortemente sentita.

L’intraprendenza dimostrata da alcuni, come l’assessore Picucci o i vari presidenti dei sindacati di categoria, benché lodevoli non si dimostrano ancora sufficienti nell’avviare un percorso di possibile inversione di tendenza. Il sindaco Mastella, nel corso dell’incontro tenuto con i giornalisti ad inizio anno, al quesito che in merito ha posto il nostro direttore, si è defilato additando la responsabilità a ragioni generali che, di certo, rappresentano motivazioni note come la forte crisi a livello nazionale che comprime i consumi, i canoni di fitto commerciali alti e la diffusione dell’e-commerce. Tutte buone ragioni che, tuttavia, non fissano alcun argine ad un declino incombente per una città che sta morendo.

Sarebbe utile avanzare proposte, invece, che confortino verso un auspicabile, seppur difficile, cambio di rotta. Gli esempi ci sono e un’azione comune è certamente necessaria, visti i problemi di risorse e non solo degli enti preposti (associazioni di categoria, istituzioni comunali, camera di commercio), magari ricercando una più decisa fusione di energie comuni, istituendo fondi, ad esempio, alimentati da un impegno che investa tutte le parti in causa.

Inoltre avviare corsi di formazione sull’e-commerce, sul marketing e nelle tecniche di vendita, oppure la creazione di una task force sinergica delle varie forze in campo, finalizzata alla consulenza e all’intercettabilità dei finanziamenti disponibili a favore di giovani imprenditori, in modo da predisporre un collante che si tramuti in un interlocutore diretto per chi ha voglia di fare impresa; ancora, convegni e fiere internazionali da convogliare in città, approntando spazi destinabili allo scopo e inoltre attività di ricerca ed analisi di mercato, per rivitalizzare il territorio all’insegna del marketing territoriale, utilizzando energie già disponibili in loco: circuito Università - aziende 4.0 ad esempio.

Uno, tutti o solo alcuni, o altro che si voglia, purché ci si impegni a far uscire dai margini un tessuto socio-economico che, altrimenti, è destinato all’oblio. In occasione della conferenza stampa già citata, alla precisa domanda posta, sarebbe stato sicuramente più interessante e di maggior conforto, per commercianti e cittadini, sapere che esiste o che è in fase di approntamento un piano di risposta al problema, magari non risolutivo ma su cui poter poggiare una ragione di speranza, per dimostrare un impegno dell’istituzione comunale a imprimere una traccia di vitalità e fiducia per il futuro di Benevento e della sua provincia.

È utile ricordare che il commercio, di per sé, non produce beni ma servizi di diverso tipo, da quelli di distribuzione alla somministrazione fino, in generale, al supporto dei bisogni comuni delle persone. Perciò esso stesso esiste in funzione di una serie di esigenze da soddisfare, colmando le quali si offre direttamente, nei quartieri, nei centri storici fino a sotto casa, un valore aggiunto importante, non solo economico ma soprattutto sociale, grazie al quale è possibile intessere una rete che risulta impossibile da realizzare per qualsiasi centro commerciale.

Inoltre, un altro grande vantaggio degli esercizi che operano nel commercio è quello di rendere desiderabile e accogliente l’ambiente che ci circonda, stimolandoci alla vita sociale e fungendo in questo da regolatore e attivatore di relazioni comuni. Questa indubbia azione di merito serve a migliorare l’aspetto e la vitalità degli spazi condivisi, arricchendoli con vetrine, luci e merci, le più diverse, che esposte alimentano non solo la volontà di acquisto ma bisogni e curiosità.

Da non sottovalutare, inoltre, l’azione svolta dai commercianti nel fornire informazioni sui prodotti e garantirli nell’acquisto, mettendo al riparo i consumatori da fonti genuine e recensioni online superficiali o scorrette, tutelandoli in tal modo con l’ausilio della migliore assistenza. Per questi motivi la presenza di attività commerciali nei centri cittadini diventa un vero e proprio patrimonio pubblico da salvaguardare e difendere, considerando che con la loro mancanza si subirebbe l’afflizione di strade buie e vuote, segnate dalla costante presenza di serrande chiuse, sostituite semmai da ambigui circoli privati o da attività impegnate esclusivamente nel gioco e nelle scommesse.

D’altro canto abbiamo persone coinvolte in questo campo assolutamente valide e responsabili, sulle quali è possibile sperare. Sarà bene quindi, con il conforto di tutti, tenere aperto un tavolo comune, sul solco di quanto già fatto, per continuare un percorso che deve essere costruttivo, in modo da non deludere il futuro non solo commerciale ma soprattutto sociale di questa città.

LUIGI RUBINO