Benevento e Luigi Berlinguer In primo piano

Non ci siamo mai abbracciati. Usato solo il Lei anche durante meeting gastronomici o intervalli di meeting. Ma, appunto, Luigi Berlinguer i provveditori agli studi li metteva alla frusta perché fossero informati di quel che bolliva nella pentola del Ministro, tra riforme ed efficienza.

Me lo trovai di faccia in ascensore la sera il 21 giugno 1996, gli diedi gli auguri per la ricorrenza di san Luigi Gonzaga e promisi che l’avrei con piacere ascoltato di lì a poco al comizio di chiusura del Partito Comunista (o come si chiamava allora, non mi ricordo) impegnato a non far ridiventare sindaco di Taranto il popolare volto televisivo Giancarlo Cito. Aggiunsi ad ogni buon fine che mi trovavo a Taranto perché convocato ad un incontro l’indomani mattina (sabato) dei provveditori agli studi di Puglia, essendo io quello di Foggia.

Primo comunista a diventare capo della scuola (prima, feudo della DC, ci sarà stato qualche “comunistello di sacrestia”) da meno di un mese, colse l’occasione del comizio per avviare una conoscenza dal basso della situazione scolastica. Nel Provveditorato agli Studi di Taranto ci furono prima saluti con i sindacati, che restarono abbottonati. La CGIL si trovava per la prima volta con un ministro “amico” e non era preparata in quanto da sempre abituata solo a dare battaglia. L’incontro con i presidi della provincia di Taranto era fissato per le 12,30. Per noi provveditori si spalancò una mezza mattinata di tempo per stare col Ministro. Berlinguer incuteva timore: il nome, la autorevolezza, il modo per niente cerimonioso di atteggiarsi indusse i più navigati colleghi a non scoprire le carte. L’unico che osò intavolare una analisi concreta dei guai della scuola fui io. E quest’uomo di ghiaccio accettò di buon grado lo snocciolarsi di tante questioni, alcune risolvibili con un po’ di buon senso. O togliendo la polvere dalle scrivanie. E lui dettava alla segretaria (Romit??? Bella ed elegante con la sobria giacchetta a coprire lembi di carne) di appuntare questo e di ricordare quest’altro “adesso che andiamo a Roma”. Per esempio, gli dissi, a che serve la lunga e articolata circolare sulle operazioni per l’ordinato avvio dell’anno scolastico? Una volta stabilito il giorno in cui si deve partire, in periferia siamo in grado di organizzare il prima e il dopo. Indicò alla segretaria di appuntare. E puntuale arrivò una breve circolare con la quale il Ministro diceva che non avrebbe mandato nessun altra istruzione sulle cose da fare per il famigerato “ordinario avvio dell’anno scolastico”..

Non avendo altro da fare, mi intrufolai pure all’incontro con i presidi e, quando mi permisi di dire “Ma perché raccontate solo le cose belle, dite invece al Ministro quello che non funziona per cui può metterci mano”, lui mi bloccò dicendo “Guardi che ho piacere di apprendere anche quello che funziona”.

Non guadagnai nessun accredito particolare. A fine ottobre da Foggia fui destinato a Vibo Valentia. In un convegno organizzato a Torino, quando mi avvicinai il segretario particolare si intromise, ma sorridendo dissi che a Vibo ci andavo con piena disponibilità ad affrontare i problemi di un Provveditorato nuovo da organizzare dal nulla in una provincia di recente istituzione, ma che mi iscrivevo nella lista di un ritorno a Benevento.

Il Direttore Generale mi inserì in alcuni gruppi di lavoro. Soprattutto ai titolari dei Provveditorati delle province di nuova istituzione fu riservato un trattamento particolare. Ripetute riunioni a Roma, assegnazione di fondi per l’acquisto di strumenti di lavoro.

Prendevo la parola nelle occasioni che il Berlinguer ci procurava di incontrare i vertici ministeriali e i rappresentanti dei territori. La sua riforma dell’autonomia fatta a piccoli pezzi che dovevano poi configurare il puzzle. Una riforma assoluta non sarebbe stata approvata da nessun parlamento italiano, era questa la sua non infondata convinzione.

Quando varò lo Statuto degli Studenti ero arrivato a Benevento e volli far stampare un libricino con il testo di questo documento da consegnare ad ogni alunno e a ogni studente, nonché ad ogni insegnante, della provincia di Benevento. Berlinguer accettò di firmare il suo saluto agli studenti sanniti. Si ricordò di Benevento quando si trattò di scegliere tre scuole alle quali assegnare la sperimentazione del progetto Reinventing Education dell’IBM. E scelse Benevento per la cerimonia inaugurale di questa avventura. Dalla scuola San Filippo, presente lo stato maggiore della IBM Italia con in testa l’ing.Catania, fu premuto il bottone della partenza degli apparati informatici montati da IBM che consentirono di vedersi facciaa a faccia.

Quando dalla giornata della creatività, varata nel 1998, noi di Benevento progettammo la Settimana della Scienza e della Creatività Studentesca accettarono di buon grado di venire il segretario Di Fede.

Allorché con Di Fede, venuto ripetutamente a Benevento per seguire i lavori di installazione e delle apparecchiature elettroniche IBM, dovemmo definire la giornata della inaugurazione, con le autorità, gli affidammo un messaggio per il Ministro. Sarebbe stata una giornata sprecata, con tutto l’orgoglio di essere nel circuito IBM, se il Ministro non si fosse fermato a parlare con i dirigenti delle scuole. Il Ministro capì il senso della nostra richiesta e arrivò di mattina all’aula magna dell’Istituto Rampone. Ricordo l’esordio del suo discorso, dopo i rituali saluti dei rappresentanti scolastici. Riferendosi all’intervento di Mennato Raviele (dirigente sscolastico di Vitulano), Berlinguer scandì: “Quando ha cominciato a parlare sono rimasto sconcertato, adesso che ha concluso sono veramente preoccupato”. E diede di piglio alle ragioni della sua immaginata “autonomia”.

Berlinguer non depennava la sua storia, ma aveva mandato a studiare negli Stati Uniti l’unico figlio. Sapeva che per aiutare i più bisognosi bisognava ampliare la cosiddetta offerta formativa, occorreva scuotere l’ossatura incancrenita della scuola. Non disprezzava per niente la riforma Gentile, ma pretendeva che si togliesse la polvere per interessare le giovani menti al sapeee.

Con la venuta a Benevento per inaugurare il progetto IBM, facemmo un altro piccolo “capolavoro”. Dopo la fatica della mattinata, una fugace visita a Santa Sofia, il pranzo all’Istituto Professionale per la Ristorazione ancora sistemato a Via Avellino in spazi assolutamente inadeguati per il boom di iscrizioni.

Con la complicità (interessata) del preside Pietrantonio, invitammo a pranzo tutti gli ospiti d’onore del “gruppo IBM”, il presidente della Provincia (ente di riferimento per l’edilizia e le attrezzature della scuola poi intitolata alle Streghe), nonché il prefetto, e gli altri vertici periferici dello Stato.

Pietrantonio ricorse all’arte teatrale di Peppino De Filippo: “Signor Ministro, qui a Benevento abbiamo uno strano Provveditore. Per una squadra così autorevole ha scelto una stamberga”. Il Prefetto mi guardò sgomento prima di farsi notare da Pietrantonio con la faccia disgustata…Il tutto era preordinato a chiedere al Ministro il suo intervento per la “nuova e vera e degna sede” del Professionale delle Streghe. E Berlinguer non dimenticò la muta promessa.

Una volta presso la sede della Federazione della Stampa a Roma ci fu un convegno sulla lettura a scuola. Dopo Berlinguer toccò a me illustrare l’esperienza in corso di “Fare il giornale nelle scuole”, ideato da Giovanni Fuccio e approvato dal Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Lorenzo Boca.

In serata mi raggiunse per telefono la collega Letizia per riferirmi che in un incontro ristretto di dirigenti del Ministero della Pubblica Istruzione il Ministro Berlinguer aveva citato tra i provveditori meritevoli “per esempio quello di Benevento”.

Luigi Berlinguer è morto. La nostra scuola sannita lo ricordi con gratitudine.

MARIO PEDICINI