Benvenuti nel Bangladesh! No, questa è l'Italia di oggi In primo piano

Al di là della facile provocazione, è molto triste quanto sta accadendo in Italia: un Paese che in tantissime attività sembra percorrere le vie del progresso tecnologico, ma  sta calpestando, a colpi di piccone, le categorie più indifese della popolazione: gli anziani, i malati, i disabili, gli emarginati, i poveri.

Logicamente non è l’Italia intesa come popolo, a fare questo, quanto le istituzioni che gestiscono una miriade di servizi che dovrebbero essere a favore delle categorie più indifese, ma sembrano fatti apposta per mettere in difficoltà queste tipologie di persone, che, altrimenti, meriterebbero ben altri trattamenti: più umani e meno tecnologici.

Partiamo dalla lettera che molti di noi hanno ricevuto dall’ISTAT, Istituto Generale di Statistica. Essa annuncia una rilevazione che sarà effettuata dall’8 ottobre al 20 dicembre 2018. Per “collaborare” a tale rilevazione, ognuno di noi dovrà mettersi davanti al computer per collegarsi a questo indirizzo: https:/raccoltadati.istat.questionario, fornendo, logicamente, il codice utente, etc…

Le famiglie che non avranno compilato il questionario saranno contattate da un operatore comunale per un’intervista telefonica faccia a faccia.

Se neanche in questo caso le famiglie collaboreranno, ci saranno le sanzioni: manco se gli italiani fossero delinquenti. Ma quanti disabili, quanti poveri, quanti anziani, o persone perennemente in viaggio, sanno mettersi davanti a un computer? Ecco la tecnologia che ti riduce in schiavitù. È il grande Fratello, non di Canale 5 - quello è farsesco - ma il grande Fratello di Orwelliana memoria, identificabile in tanti Organi nazionali insensibili verso le categorie più fragili della cittadinanza: coloro che una volta hanno fatto il loro dovere per la costruzione di un mondo migliore. Un mondo che ora è divenuto più tecnologico e meno umano, anzi chiaramente disumano.

Anche l’INPS, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, offre i suoi servizi a chi è capace di mettersi davanti a un computer: collegarsi a Internet (E chi non ce l’ha il computer o internet? E chi non sa maneggiare neanche un cellulare? O non può permettersi, né il computer né questi aggeggi), digitare il puc, il pin, o che altro…. E poi richiedere i vari servizi.

Anche per l’accesso ad alcuni servizi comunali, il rapporto personale è ormai ridotto ai minimi termini: fa tutto la tecnologia.

Gli uffici comunali, specialmente quelli addetti particolarmente a rapporti col pubblico, dovrebbero essere posti in luoghi facilmente accessibili, e senza barriere architettoniche, per permettere anche agli anziani e ai malati, la fruizione di determinati servizi essenziali, come l’anagrafe, la carta di identità, etc… E invece no.

Il Comune di Benevento ha delocalizzato da tempo tali servizi in una zona vicino al fiume, che è servita da una ripida e lunga scalinata. Alla faccia del rispetto per i malati e gli anziani. Una volta c’era la Scala mobile. Ma anni fa si è guastata e, invece di ripararla, il Comune di Benevento sta spendendo soldi per costruirne un’altra. Dove sta il rispetto per le categorie più fragili e debilitate? Dove sta l’etica e la morale di un ente comunale che dovrebbe pensare innanzitutto al bene dei concittadini, di qualsiasi estrazione o efficienza fisica e intellettiva.

Parliamo degli ospedali. Ormai è latente un atteggiamento di disinteresse sanitario verso le persone più anziane. Io non generalizzo, ma voglio esortare gli operatori sanitari con questo detto di antica matrice biblica: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso”. Guai a voi che trascurate i malati anziani! Guai a voi che maltrattate i malati! C’è un Dio Buono e misericordioso, lento all’ira. Lui vede tutto. 

Le camere mortuarie sono l’espressione più evidente di come gli enti ospedalieri considerano le persone decedute. Sono poco più che dei garages. Che tristezza! Che amarezza! Che delusione!

I vivi che fanno compagnia ai loro cari, mi fanno più pena di coloro che sono morti e giacciono in locali che non meritano di essere chiamati MORGUE. La morte è un grande mistero e va rispetto anche dai vivi. Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, diceva nel suo Cantico delle Creature: Laudato sii, o mio Signore, per nostra sora Morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scampare”.

È dovere di ogni cristiano dare una dignitosa accoglienza a chi ha consumato la sua vita e giace in una camera mortuaria. Ma è estremamente deplorevole che degli Enti ospedalieri, anche quelli a carattere religioso, accolgano in locali tristi, freddi, disadorni, e senza alcun segno di speranza - come un crocifisso o un’immagine di Maria Santissima - i corpi di coloro che sono morti e i loro congiunti che li piangono con estremo dolore.

Ho detto prima: Benvenuti nel Bangladesh! No. Questo non è il Bangladesh. È l’Italia di oggi. Una Italia miscredente e disumana, che si commuove per un cagnolino o una tartaruga che muore, ma chiude gli occhi di fronte alla sofferenza di un malato, di un anziano, di una persona sola che si consuma nel dignitoso silenzio della sua abitazione. Quest’Italia non ha futuro, perché non ha più radici: etiche, morali, cristiane. Questa è l’Italia di oggi.  

DONATO CALABRESE