Decoro urbano e degrado sociale: Benevento piange ma nessuno ride In primo piano

Una comunità unica e originale quella di Benevento, incapace di concepire le regole essenziali della comune convivenza. Pensiamo a quanto sta accadendo nel Rione Ferrovia, in Viale Principe di Napoli. Su quella strada, tra le poche dotate di un marciapiedi ampio sui due lati, capace di ospitare e conservare intatta la presenza di alberi maturi e solidi, si sta operando e si è conclusa la potatura che, da anni ormai, gli abitanti della zona aspettavano, a causa dei rami che invadevano gli ambienti interni delle case prospicenti.

Una procedura in grado di risolvere e dare decoro ad un’area che, per come si presentava prima, faceva pensare all’abbandono e alla trascuratezza, piuttosto grave pensando ad un percorso di transito che è principale scorrimento per il traffico della città, nonché biglietto da visita per gli eventuali turisti e visitatori in entrata verso il centro cittadino, sia per ferrovia sia con altri mezzi in ingresso dalla tangenziale.

Mettendo da parte maliziose interpretazioni, che portano a pensare a questi lavori come solito metodo di influenza pre-elettorale, osservazione ingiusta quantomeno per lo sforzo compiuto, resta ben evidente e da contraltare la volontà, da un lato, di spendere denaro pubblico per migliorare l’aspetto della città e, dall’altro, il comportamento reiterato e totalmente incivile di chi, la città, non l’ha proprio a cuore e la usa come gli pare.

Abbiamo più volte denunciato su questo giornale l’inciviltà, la mancanza di coscienza civica, l’amore espresso solo sui campi di calcio e l’indifferenza ad impegnarsi minimamente nel preservare l’ambiente cittadino con comportamenti virtuosi che, quando emergono, vengono visti persino con distacco se non addirittura con spregio.

È utile, questa volta, attraverso queste righe, sottolineare una chiave di lettura diversa di questi atti di arretratezza, interpretabili secondo una diversa prospettiva, come testimonianza di un disagio sociale ben più inquietante, essendo questi atti non causa ma effetto sintomatico dell’involuzione di questa città. I segnali sono tanti e trattati, come si diceva prima, molte volte nelle pagine di Realtà Sannita. Un’espressione di novità recente è il rafforzamento di una tendenza costante che ha sottratto ancor più terreno alla parte virtuosa della città.

Nel territorio cittadino convivono anime e sensibilità davvero contrapposte e agli estremi l’una con l’altra, capaci di convivere forzatamente subendosi reciprocamente e interiorizzando sentimenti di avversione costante, dettati da una sopportazione spesso latente ma destinata purtroppo a rafforzarsi nel tempo.

Ne è un piccolo e marginale esempio, anche se fortemente metaforico, la chiusura costante di attività ed esercizi storici sostituiti parzialmente da negozi che rivendono prodotti a bassissimo valore aggiunto, con prezzi bassi a qualità equivalente; rivendite molto spesso contrassegnate dalle lanterne rosse appese fuori l’ingresso oppure da punti vendita dedicati a scommesse e gioco d’azzardo, di cui Benevento per presenza e diffusione è tra i comuni leader in Italia in funzione di quantità e dimensioni del giocato in rapporto alla popolazione o, ancora, nell’apertura di sedicenti circoli privati dedicati al gioco se non peggio.

Tutto questo alimenta una struttura di offerta commerciale che delinea l’immagine sociale di Benevento, una comunità ormai preda del degrado diffuso, non solo economico e comportamentale ma essenzialmente morale.

Questa città deve riprendersi, deve rinnovare sé stessa e non cadere nelle mani del suo lato peggiore. Per farlo ha l’obbligo di guardarsi in faccia e ritrovare la forza di reagire, una resilienza che può prendere forma dalle sue virtù, entrando in sinergia con quanti rincorrono una volontà precisa, quella di vedere ripristinata la libertà di godere delle sue vie e delle sue strade, allontanando il male che l’attanaglia e che sta prendendo il sopravvento, a favore di coloro che la vivono opprimendola.

Questa è un’azione che deve avviarsi in modo diffuso, moltiplicandosi esternando e ostentando azioni piccole ma concrete, rivolte alla cura e all’attenzione del bene pubblico e al rispetto comune combinando, se possibile, questi atti all’impegno verso una qualsiasi attività sociale. È un inizio ma è da realizzarsi, prima che sia troppo tardi.

LUIGI RUBINO 

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