E' un delitto costruire a Santa Clementina In primo piano

L’area di Santa Clementina risulta essere uno dei luoghi della memoria di Benevento, grazie alla presenza di notevoli tracce del passato che possiamo ancora apprezzare ma che oggi sono sotto l’incombente pericolo di una grave cementificazione a causa dell’improvvida scelta urbanistica operata dall’Amministrazione Pepe che, assieme alla Regione Campania, l’ha individuata come area per uno degli interventi di Housing Sociale da oltre 300 abitazioni.

Santa Clementina costituisce incontestabilmente un ambito importante per la comprensione dell’evoluzione della vicenda storica ed urbana di Benevento. I notevoli monumenti che si possono ancora vedere, infatti, (Ponte Leproso, Chiesa di Santa Clementina con annesso cimitero, resti di un mausoleo funerario insieme alla così detta “peschiera” disposti lungo il tracciato della via Appia) permettono al visitatore di poter apprezzare alcune delle fasi storiche più importanti di Benevento.

Non da meno, numerosi documenti attestano in quest’area, per l’alto medioevo in epoca longobarda, la presenza di un insediamento monastico denominato “San Pietro Maggiore”. Il monastero, qui a Santa Clementina, fu tra le prime opere prodotte dalla conversione al cattolicesimo dei longobardi Beneventani caldeggiata da Teoderata moglie del Duca Romualdo I.

San Pietro Maggiore fu, poi, sede a sua volta di notevoli avvenimenti storici del periodo medioevale fino alla sua occupazione da parte delle truppe di Carlo I d’Angiò al termine della celebre “Battaglia di Benevento”.

La rilevanza territoriale di Santa Clementina è stata, dunque, sempre molto viva nella storia della città e l’interesse per la contrada è dovuto allo svolgimento di traffici plurimillenari tipici di una località situata sulla sponda di un fiume, IL Sabato, opposta alla città murata.

Ora tutto questo è messo in grave pericolo dall’intervento previsto dal Progetto di Housing sociale avanzato dalla “Giustino Costruzioni” E avallato finora da una sparuta maggioranza in Consiglio Comunale che si propone di urbanizzare ben 106 ettari di area agricola per realizzare alloggi, servizi e strutture per usi collettivi in un’area che, tra i numerosi pregi e funzioni, è valutata per l’appunto di grande interesse archeologico.

Il dichiarato preminente interesse archeologico dell’area è dunque valutabile in merito alla ubicazione di Santa Clementina qualificata quale area suburbana attraversata dal percorso della consolare Via Appia, che in quella zona non è stato ancora definito, sussistendo almeno due valide possibili direttrici che portavano il tracciato ad immettersi sul Ponte Leproso. E’ quindi probabile che in epoche successive i percorsi che hanno attraversato Santa Clementina fossero distinti, stando ai numerosi rinvenimenti sparsi nell’area di cui ora non sono più visibili le tracce.

Nel 2005 sono state rinvenute, in occasione di lavori di modesta entità in una proprietà privata, una serie di tombe in muratura definite “a cassa” di epoca romana disposte a lato del terrapieno della Ferrovia Benevento - Cancello. Quel rinvenimento, certamente parziale, era composto da circa 16 tombe, aventi tutte il medesimo allineamento, oltre alla presenza di piccole fosse circolari, delimitate e ricoperte da pietrame, che rimandano ad altro tipo di sepoltura denominata a “fossa”.

Risulta ovvio che quest’area di Contrada Santa Clementina è interessata dall’impianto antico di una necropoli, luogo dedicato alla sepoltura e al culto dei defunti.

Santa Clementina, che è stata già destinata dagli strumenti urbanistici a far parte del “Parco Agricolo e Fluviale del Calore”, può svolgere a maggior ragione il ruolo di parco archeologico in proseguimento di quello di Cellarulo, estendendo la possibilità di rinvenire ampi spazi della Benevento storica in connessione con le funzioni ecologiche assegnatele da una convincente rinnovata visione del territorio. La decisione della Soprintendenza Archeologica, mai come questa volta, non dovrà essere condizionata dal fatto che le indagini di archeologia preventiva vengano finanziate dalla ditta appaltatrice. Troppe volte, in Città, abbiamo visto la cancellazione di siti rilevanti che sono stati sacrificati in nome della rilevanza economica e/o delle supposte ricadute sociali dell’opera proposta. Ma non è questo il caso, abbiamo di fronte una intera area ancora sostanzialmente libera, riconosciuta, come già detto, di grande interesse storico - archeologico e destinata alla tutela paesaggistica.

In questo caso non si vedono scusanti. La Soprintendenza Archeologica in collaborazione con la Soprintendenza Architettonica abbiano il coraggio di anteporre la tutela dell’area e si facciano promotrici, una volta tanto, di un progetto per la valorizzazione. La Soprintendenza Archeologica metta in rilievo qual è il vero interesse pubblico da difendere dalle mire di un edilizia speculativa che si ammanta del termine sociale per ottenere il permesso di costruire lì dove non è consentito. Sarebbe profondamente ingiusto affossare ogni volta ed in ogni modo la storia e l’archeologia di Benevento che è una delle poche città a poter vantare tali giacimenti storici.

Diamo finalmente dimostrazione di saper girare pagina bandendo le scelte opportunistiche e sbagliate che hanno mortificato la cultura in favore degli interessi economici di parte, mentre da tempo andiamo affermando che, al contrario, Benevento è città che può riscattarsi culturalmente ed economicamente se davvero punta tutto sulla riscoperta delle emergenze del suo passato.

VINCENZO FIORETTI

(Già componente del “Comitato Giù le Mani” e/o segretario della “Gòrgone Medusa”)

Nella foto, tomba a “cassa” di epoca romana facente parte delle sepolture ritrovate nel 2005 a Santa Clementina

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