Ecco perchè portare un Istituto Alberghiero a Pago Veiano sarebbe un affare e un successo In primo piano

La prima volta che parlai di far nascere l’Istituto Alberghiero a Pago Veiano era il 2017 (https://www.realtasannita.it/articoli/in-primo-piano/un-istituto-alberghiero-a-pago-veiano-la-proposta-della-scrittrice-lucia-gangale.html).

Da allora molte cose sono cambiate, altra gente è andata via da questo paese, il vecchio edificio elementare è stato abbattuto e l’amministrazione comunale (o meglio, solo l’ex sindaco) è finita al centro di un’inchiesta per una storia di tangenti legata proprio all’abbattimento di questo storico edificio.

Sarà, probabilmente, l’ennesima cattedrale nel deserto per chissà quanti altri anni ancora. Peccato che in questo comune non ci si sappia giocare la carta dello sviluppo e creare proprio quelle occasioni che giovani e meno giovani cercano altrove, e in maniera sempre più consistente.

So anche che i soliti gufi tristi avranno da criticare questa idea che sostengo da diversi anni, e cioè di portare una scuola superiore a Pago Veiano, ma mi piacerebbe almeno spiegare perché credo molto in questa possibilità.

Sarà perché, avendo, all’inizio della carriera di docente, insegnato presso la prestigiosa Scuola Alberghiera di Stresa, con tutto il carico di conoscenze e competenze (come si dice oggi) ricevuto da quella esperienza, in quella scuola straordinaria, gli istituti alberghieri mi sono rimasti molto cari.

Ho poi, per alcuni anni, insegnato nei Licei del Fortore, a ragazzi meravigliosi sotto tutti i profili. Ma lì (come del resto anche altrove, come anche in Valle Telesina e anche nel capoluogo sannita), spesso, succedeva che ti accorgevi subito di una cosa: e cioè che molti di loro (non dico tutti, perché molti si sono laureati e sono diventati brillanti professionisti), ma diciamo pure, un numero significativo, avevano intrapreso inutili (per loro) percorsi liceali, che non davano loro nessuna gioia di apprendere e nessuna motivazione, in quanto scuole per le quali non avevano attitudine.

Non c’è assolutamente nulla di male in questo, anzi. Molti ex liceali hanno intrapreso professioni nella ristorazione e nell’animazione, sentendosi senza dubbio veramente realizzati. E così, a questo punto, qualche domanda ce la dobbiamo fare. Tipo: ma chi glielo ha fatto fare? Hanno scelto un liceo per comodità (cioè il fatto che la scuola fosse a poche centinaia di metri da casa loro) o anche perché spinti dalle famiglie. E poi? Resta loro solo il ricordo di un periodo di sofferenza e di incomprensione, per avere intrapreso un percorso per loro ostico e inutile.

Molti di loro non avrebbero avuto nessuna difficoltà a spostarsi con il pullman la mattina e venire magari a Pago Veiano, se avessero trovato una scuola dove si potesse apprendere un mestiere, come quello della ristorazione. Molti non avevano voglia di studiare il greco o la filosofia, ma erano ottimi lavoratori, con la testa rivolta a cose più pratiche e con la voglia di imparare altro. E infatti, finito il liceo, sono andati vicino o più spesso lontano a fare i barman, i cuochi, i pasticceri, gli animatori sulle navi da crociera, gli operai nelle industrie dolciarie.

Se c’è un indirizzo scolastico che non conosce mai crisi, questo è proprio l’indirizzo alberghiero. Ma non è necessario andare alla Scuola Alberghiera di Stresa per rendersene conto. A Benevento, l’alberghiero “Le Streghe” (che nacque per volontà dell’ex sindaco Pietrantonio) ha sempre avuto problemi inversi a quelli di tutte le altre scuole del territorio. E cioè ha avuto sempre moltissimi iscritti e problemi di spazio, mentre molte altre scuole si ingegnavano con open day o mirabolanti “offerte formative”.

Dunque, perché non pensare di portare una sezione staccata dell’Alberghiero a Pago Veiano, spingendo perché sia fatta al più presto la costruzione di un nuovo edificio scolastico a Via Giovanni XXIII?

Non solo ciò significherebbe decongestionare aule sovraffollate, ma garantire anche una didattica di qualità a classi composte di poche persone e con un’attenzione veramente personalizzata all’apprendimento di ciascuno.

I tre tradizionali indirizzi - ricevimento, sala e cucina - dovrebbero porre un’attenzione particolare all’apprendimento di almeno due lingue straniere, fatte per bene, e, naturalmente, insegnare come si cucina, come si presentano le portate, come di sta alla reception eccetera. Poi, certo, se ai giovani proponete anche le ormai molteplici attività collaterali, dai viaggi studi al teatro, con un corpo docente preparato, vedete come gli iscritti arrivano anche dalle zone del Fortore, dove questa realtà manca. E vedrete che must se, in un istituto alberghiero di questo tipo, ci fate arrivare anche un indirizzo di arte bianca, ovvero di arte pasticcera.

Tutte le grandi attività di valorizzazione del locale e dell’internazionalizzazione le ho spiegate nell’articolo del 2017.

Qui aggiungo a quanto detto allora che creare una scuola superiore in paese dovrebbe portare con sé anche un ripensamento generale dell’area urbanistica circostante. Lo spiazzo di Via Giovanni XXIII è ottimo ed offre un ampio parcheggio gratuito a moltissime auto. Vicino c’è una promenade che porta alle “Fontanelle” ed al boschetto, un’immersione nella natura che non trovate altrove.

L’area andrebbe piantumata con alberi (di piccola taglia) ed un mini percorso esplicativo della storia del paese.

Gli spazi interni ad una scuola di questo tipo sarebbero adibiti a sale cucina e ristorante vero e proprio, con anche un auditorium per conferenze, attività di cinema e teatro, incontri con Università della Terza Età (e dunque partecipazione dei nostri anziani, che non hanno mai possibilità di svolgere attività alternative) e anche con docenti dell’Unisannio e dell’Unifortunato, oltre che con esponenti di Confindustria, Ente Camerale, imprenditori eccetera.

La scuola avrebbe uno spazio ristoro aperto anche ai visitatori. Per esperienza, ho visto nascere e fortificarsi le amicizie più belle proprio fra i banchi delle piccole scuole di paese. Ho visto docenti e amministrazioni comunali tenersi strette con le unghie e con i denti le “loro” piccole scuole di paese e ho potuto capire che, più che tante leadership di dirigenti scolastici, a fare i miracoli in questi indirizzi è la capacità di accogliere dei professori e del personale Ata.

Ora che la Madonna delle Grazie è passata per Pago Veiano credo che qualche miracolo ci sarà. Ma credo anche che la volontà degli “uomini di buona volontà” possa fare miracoli.

LUCIA GANGALE