Ferrovie qualcosa si muove In primo piano

Registriamo con piacere l’iniziativa di Confindustria Benevento di avviare uno studio di fattibilità per agganciare l’Area si Sviluppo Industriale (ASI) di Ponte Valentino al sistema ferroviario beneventano. Dico intenzionalmente “beneventano” proprio per sgombrare il campo dai tanti equivoci ai quali concorrono anche le recenti scaramucce politiche sul destino della stazione Hirpinia.

Noi ci siamo già dichiarati, e siamo sempre pronti a discutere con argomenti di logica economica (lasciando da parte interessati padrinati di tipo elettorale). Abbiamo già scritto - e sosteniamo - che non ha senso la grande stazione Hirpinia in quel di Grottaminarda (escludendo i costi) per almeno i seguenti motivi:

1. L’area di produzione industriale della valle Ufita, al di là della crisi dell'insediamento FIAT (pullman e autobus), non garantisce una produzione tale da giustificare il costo di una attrezzatura che resterebbe sotto-utilizzata.

2. L’area prescelta per la stazione Hirpinia non è in alcun modo collegata né con Avellino città capoluogo di provincia, né con le aree industriali di Pratola Serra e Pianodardine (se non con il tratto appenninico dell’Autostrada A16).

3. Hirpinia è una cattedrale nel deserto come Afragola della archistar Zaha Hadid.

Sosteniamo che l’attrezzatura esistente del “sistema” Vitulano-Benevento-Paduli ha già una logica che può essere vantaggiosamente sfruttata per motivi che qui brevemente riassumiamo:

1. Benevento rappresenta un nodo strategico del sistema ferroviario centromeridionale. E’ il passaggio obbligato tra il basso Adriatico (Lecce-Bari-Foggia) con il Tirreno (Napoli-Salerno) e l’Alta Velocità Napoli-Roma-Milano.

2. A Benevento fanno capo le linee ferroviarie da Salerno-Avellino, da Termoli-Campobasso, da Napoli via Valle Caudina, da Napoli via Cancello-Frasso- Dugenta (Alta Capacità in costruzione), da Caserta-Roma, da Foggia-Bari-Taranto-Lecce

3. Soltanto pensando al traffico merci da gestire da una simile configurazione non avrebbe senso immaginare poli logistici fuori rotta.

Sappiamo bene (e lo abbiamo scritto) che le due stazioni di Vitulano e Paduli, quantunque già attrezzate su una linea a doppio binario con marciapiedi coperti di lunghezza proporzionata ai treni veloci, sottopassaggi e binari secondari per soste e manovre sono, allo stato, praticamente abbandonate; e che lo stesso piazzale della stazione di Benevento è privo di qualunque attrezzatura per il carico e scarico di prodotti standardizzati (container). Ma non sarebbe né difficile e né eccessivamente costoso adeguare e attrezzare le superficie per la bisogna.

Se un treno ad alta capacità deve rendere economicamente conveniente la linea Bari-Napoli, è necessario convertire le stazioni da luogo d’incontri a strutture produttive a tempo pieno. Di qui la nostra proposta, più volte enunciata su questo giornale, è quella di “girare” la stazione di Benevento e portarla sulla rotonda dei Pentri, sotto il manto sventolante di Padre Pio (oltre il Muro della Caccia, fino a confinare con l’area Industriale di Pezzapiana), affinché sia interconnessa con i servizi su gomma (pullman, taxi, linee urbane e interurbane) e sia dotata di tutti gli apparati tecnologici e amministrativi per la gestione di masse adeguate di merci e passeggeri (banche, spedizionieri, depositi, ristoranti, sale di contrattazione eccetera).

Come ognuno può costatare, noi non facciamo discorsi di campanile. Prendiamo atto di una realtà che si è strutturata lungo centocinquant’anni e che, in alcun modo, danneggia l’area economica di Grottaminarda, la quale può essere collegata all’area logistica beneventana con estrema facilità: sia che il doppio binario della AC NA-BA passi per la sede immaginata per la stazione Hirpinia, sia che si voglia evitare l’alto costo del tunnel che questo comporta, scegliendo un nuovo percorso (uno tra quelli già studiati nel secolo diciannovesimo da personaggi anche pugliesi), dalla Valle d’Ufita alla stazione di Paduli di Ponte Valentino sono pochi chilometri.

Ai beneventani che dormono sonni tranquilli, ritenendo solo importante che dalla nostra stazione centrale passino i treni, ci sentiamo in dovere di svegliarli perché non è detto che tutti i treni fermeranno qui; specie se entrerà in funzione la stazione Hirpinia.

Guardiamo con interesse all’iniziativa di Confindustria Benevento, perché ci pare che abbia tenuto conto di quello che noi scriviamo. Noi possiamo farlo a lettere esplicite, anche per farci capire da chi a certe cose non ci vuole pensare. Gli industriali devono andarci con qualche delicatezza diplomatica. Ma, a conti fatti, anche ai cugini irpini di Grottaminarda una cattedrale nel deserto non servirebbe a molto. Quella che ci auguriamo non è una guerra o una sfida, ma una occasione da cogliere per lavorare insieme e massimizzare le risposte ipotizzabili alla soddisfazione del comune interesse ad una ricaduta economicamente vantaggiosa. Che sarà ancora più significativa se alla trasversale Salerno-Avellino-Benevento-Campobasso-Termoli daremo insieme la giusta importanza, inserendo quali capisaldi delle ferrovie i sistemi portuali adriatici e tirrenici.

MARIO PEDICINI