Giovanni Fuccio è stato il mio unico e grande maestro In primo piano

Un giorno dell’ormai lontanissimo 1994 comprai per puro caso una biografia di Matteo Renato Donisi e, poiché tra le immagini all’interno c’era una fotografia di un mio prozio, scrissi una lettera all’autore.

Quel libro lo aveva scritto Giovanni Fuccio, professore, giornalista, editore, direttore e fondatore di Realtà Sannita, presidente dell’Assostampa Sannita che se n’è andato oggi (1° giugno 2021, ndr) a settantanove anni.

Mi diede appuntamento a casa sua, a Benevento. Io avevo vent’anni appena compiuti e, ancora studente universitario, non avrei mai immaginato di fare, “da grande”, il giornalista… Ci andai con tanta emozione e un po’ di imbarazzo, non sapendo, in realtà, cosa dover dire precisamente in quell’incontro e neppure come rivolgermi a lui, non avendolo mai visto né sentito nominare. Lo chiamai “dottor Fuccio” come avevo letto sull’elenco telefonico, e così ho continuato sempre - forse l’unico - mentre tutti preferivano professore o direttore.

Fu lui, quel giorno, a mettermi subito a mio agio, chiedendomi di scrivere qualche articolo per il suo giornale, e così uscì il mio primo pezzo nel mese di luglio di quello stesso anno. Ventisette anni fa. Il primo articolo di una lunga serie che, sempre grazie al suo stimolo, mi valse l’iscrizione all’Albo aprendo la strada a quello che oggi è il mio lavoro e una grande passione.

Giovanni Fuccio è stato il mio unico e grande maestro, un maestro di giornalismo e soprattutto di vita, trasmettendomi l’amore infinito che aveva per il nostro Sannio e insegnandomi che la libertà di espressione è il primo presupposto di chi fa cultura e informazione. Lui infatti, pur avendo una precisa e salda fede politica, dava spazio a tutti: dinanzi a un articolo o un libro che pubblicava sebbene non fossero proprio in linea col suo pensiero, sorrideva con benevola “compassione”, ma con lo stesso sorriso a volte cercava di mettere in ombra qualche eccesso di chi la pensava come lui...però esagerava.

Mi seguì sempre, con affetto di un padre, in ogni tappa della vita. La mia tesi di laurea sulla storia dell’urbanistica beneventana diventò, nel 2000, un libro. Il mio primo libro, il primo di quasi trenta volumi, nove dei quali pubblicati dalle Edizioni Realtà Sannita.

Ogni libro per Giovanni Fuccio era motivo d’orgoglio, un tassello in più per la storia del Sannio, ed era frutto di un impegno vero e autentico al di là di ogni aspetto economico. Per l’ultimo che scrissi - dedicato a un pittore vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento e dunque destinato a un mercato di nicchia - gli chiesi di farmi stampare semplicemente il file in una decina di copie in tipografia, ma lui mi disse “No! Facciamo un libro. È un mio regalo”.

In qualsiasi mio traguardo, il “dottor Fuccio” è stato una presenza costante e ha condiviso con me ogni singola gioia, ogni piccola e grande soddisfazione. Al Museo Modern che ho fondato a San Marco dei Cavoti volle donare una copia di tutti i libri delle Edizioni Realtà Sannita e l’intera raccolta del giornale in volumi rilegati dal 1978. Oggi il suo giornale lo ha ricordato proprio con una foto (https://www.realtasannita.it/articoli/in-primo-piano/ciao-direttore.html) in cui posa sorridente davanti alla libreria del Fondo Realtà Sannita, nella sala che a breve sarà intitolata a lui per lo straordinario impegno profuso in oltre quarant’anni per la nostra terra.

Ci sentivamo e ci vedevamo spessissimo, ma agli inizi di maggio lo chiamai apposta per dargli una bella notizia che mi riguardava. Lui però, purtroppo - in quella stessa telefonata e ancor prima che io parlassi - mi confidò che a breve avrebbe dovuto sottoporsi a un delicato intervento chirurgico: “Lo dico a te perché lo sanno soltanto le persone a cui voglio bene”.

Era molto preoccupato e rattristato, ma io trovai ugualmente la forza di comunicargli che avevo appena firmato un importante contratto con il maggior editore italiano per la pubblicazione di un mio libro. Ho poi saputo che, subito dopo, aveva informato con orgoglio gli amici comuni più cari.

Sicuramente in quel momento era più felice di me. Mi voleva davvero bene. E io a lui.

Oggi il dolore è immenso, perché tutto ciò che sono lo devo al “dottor Fuccio”.

Oggi se n’è andato il mio unico e insostituibile maestro.

ANDREA JELARDI