Il caso Sant'Agata e la Sanità negata nel Sannio In primo piano

Alla fine le “pasionarie” santagatesi dello sciopero della fame hanno vinto la propria battaglia, ma solo per qualche giorno e certamente non in modo definitivo, mentre le loro foto incatenate hanno fatto il giro di tutta Italia, sperando che riescano a muovere qualcosa a Napoli (Regione Campania) ed a Roma (Ministero della Salute).

Tutto questo per salvare l’Ospedale di Sant’Agata dei Goti da una morte quasi certa, ma anche per riaprire la luce, e la speranza, sul nosocomio più importante del Sannio, il “Rummo” (o San Pio?) che continua a perdere pezzi (primari e medici) e servizi essenziali.

Incuranti delle promesse e degli inviti ricevuti Mena De Stasi, Pina De Masi, Michela Ottobre e Margherita Rossano (questi i nomi delle “pasionarie”), hanno concesso un momentaneo stop allo sciopero della fame e hanno tolto le catene soltanto quando da Palazzo Santa Lucia è giunta, per iscritto, la revoca del provvedimento con il quale era stata disposta la disattivazione delle degenze presso il reparto di Ortopedia dell’Ospedale “Sant’Alfonso dei Liguori”; ma certamente la loro battaglia non è finita, come già hanno fatto sapere a chiare lettere, perché ora attendono la risposta definitiva della Regione e del Ministero della Salute. Insomma, quel piano sanitario che tanto penalizza il Sannio è sempre nel mirino! Fino ad ora per le “pasionarie” soltanto solidarietà.

Una cosa, però, è certa: lo scontro, senza esclusione di colpi, tra Regione e Ministero della Salute certamente non facilita la soluzione dei problemi, ma soprattutto il futuro del nosocomio santagatese, mentre ne va di mezzo anche e soprattutto il mondo della Sanità dell’intero Sannio, ad iniziare dal “Rummo” (o San Pio?) del capoluogo.

Tantissimi i problemi da tempo sul tappeto, da varie parti denunciati, ma mai avviati a soluzione e discussi con serietà da chi di competenza (Regione e Ministero).

Ora è augurabile che la forte iniziativa delle “pasionarie” santagatesi sia servita a riaccendere la luce sul problema Sanità nel Sannio, ma occorrono i fatti concreti, al di là delle promesse di De Luca di approvare un nuovo piano ospedaliero per la nostra provincia e di venire, finalmente, nel Sannio, ma anche del Ministro della Salute, che si è limitata, almeno per adesso, ad inviare gli ispettori (ma per fare che cosa?), rimettendo, casomai, tutto nelle mani dei senatori sanniti pentastellati che, finalmente, almeno si sono fatte sentire in questo frangente, forse uscendo dal “letargo”.

Basterà questo? Pochi ci credono, perché, indubbiamente, soltanto con un confronto chiaro, e non con l’attuale scontro tra il governatore De Luca ed il ministro Grillo, il problema Sanità nel Sannio può essere almeno affrontato, per poi porre paletti precisi. Con i… pannicelli caldi e le promesse, fino ad ora non mantenute, non si va da nessuna parte. Del resto si sa che verba volant scripta manent!

A questo punto occorre che De Luca cambi l’attuale piano ospedaliero che penalizza fortemente il Sannio, dia una strigliata ai manager, per poi “passare la palla” al Governo, come ha già annunciato. Questo perché da una parte il nosocomio santagatese deve diventare nuovamente diventare presidio di base con tutti i servizi (come ribadito all’unanimità dal Consiglio comunale) dall’altra il “Rummo” (o San Pio) di Benevento deve rinascere a nuova vita dopo i tanti addii di primari importanti e medici che hanno fatto andare in tilt l’intero sistema. Un fatto, questo, sotto gli occhi di tutti.

Ed il futuro dell’azienda è giunto anche innanzi alla Procura della Repubblica dopo un esposto dell’associazione “Io X Benevento”. Questo fa capire la gravità della situazione, al di là della lotta politica che impazza in questi giorni.

Un caso che dice tutto capitato a chi scrive. Avendo bisogno urgente di una prova cardiologica con un test da sforzo e recatosi al “Rummo”, prima al reparto e poi al CUP, gli è stato risposto: i tempi di attesa sono a fine o febbraio - inizio marzo (naturalmente del 2020). Ed allora che fare? Rivolgersi ad una struttura privata, naturalmente a pagamento. Il commento a chi legge!!!

GIPE