L'impegno di Benevento Nascosta In primo piano

Abbiamo avuto il piacere di poter dialogare con Maurizio Bianchi, referente dell’associazione Benevento Nascosta e studioso della storia di Benevento.

Come nasce Benevento Nascosta?

«Benevento Nascosta nasce dall’esigenza di salvaguardare lo straordinario patrimonio artistico e culturale che la nostra città possiede e che è spesso “nascosto” ai più. Non c’è scopo di lucro o politico, ma soltanto l’obiettivo di valorizzare e far conoscere le nostre radici storiche. Il nome dell’associazione sorge da un’affermazione ricorrente che spesso mi hanno rivolto moltissime persone, provenienti da tutta la penisola, dopo aver visitato il capoluogo sannita: “Ah ma questa città è proprio nascosta, un gioiello nascosto”. Dopo averla sentita diverse volte ho pensato che fosse il nome più appropriato, anche perché è proprio vero che Benevento è nascosta, essendo nascosta spesso anche a noi beneventani, troppo spesso all’oscuro della nostra prestigiosa storia. Noi cerchiamo di farla diventare non nascosta, ma nota, promuovendola e valorizzandola».

Come vi siete fatti conoscere?

«Attraverso i nostri canali social, nello specifico Facebook, abbiamo visto crescere la nostra rete da poche decine di persone fino ad arrivare a quasi seimila persone. Questo a dimostrazione dell’interesse che la cittadinanza non ha mai smesso di avere per la storia di Benevento e per le proprie radici. Molte pillole storiche che facevamo girare sui nostri canali social erano sempre ben apprezzate e condivise dagli utenti. Attualmente stiamo ultimando una piattaforma chiamata sempre “Benevento Nascosta”, gestita completamente da noi, per andare oltre il classico contenuto social. Da qui vogliamo partire per creare un’assistente digitale che permetta in futuro ai turisti di ottenere informazioni sul punto della città in cui si trovano mediante l’utilizzo del loro cellulare. Tutto ciò, sempre nel rispetto delle guide turistiche e non al fine di sostituirle, anzi, ma cercando di creare un contenuto informativo integrativo che permetta al turista di conoscere almeno in minima parte quel pezzo di città. Inoltre, a tal proposito, proprio perché siamo ben consapevoli dell’importanza del ruolo e della funzione delle guide turistiche, abbiamo intenzione di dare vita a una specie di albo, o comunque una lista delle guide disponibili e qualificate, in modo che il visitatore sappia come contattarle in modo repentino ed efficace».

Quanto è importante il parco archeologico Cellarulo?

«Il parco archeologico Cellarulo ha un’enorme importanza per la nostra città. In quella zona, infatti, sono state rinvenute tracce di un insediamento sannitico. Questo a dimostrazione del fatto che lì, ancora prima dell’arrivo dei romani, vivevano i sanniti che probabilmente lavoravano manufatti in ceramica, anche grazie alla vicinanza del fiume; questi, infatti, sono stati ritrovati in grande quantità nella zona. Per un tragico gioco del destino il fiume è esondato, ha allagato l’area e li ha costretti a uno spostamento verso l’area dove si trova adesso la città moderna. Per i sanniti la zona dove oggi si trova il parco era di importanza fondamentale, poiché molto probabilmente oltre agli impianti produttivi vi era un porto fluviale che permetteva agli antichi abitanti di Benevento di commerciare le proprie merci con l’esterno. Il Calore e il Sabato all’epoca erano come autostrade, oltre che risorse di fondamentale importanza, in quanto in quei secoli ancora non esisteva la via Appia, ma soltanto la sua diretta antenata: la via Latina. Se ciò non basta a comprendere l’importanza del parco archeologico, si possono citare gli innumerevoli reperti che sono stati rinvenuti. Tra quelli di maggiore interesse sicuramente va citata l’ingente quantità di lampade di terracotta, risalenti al 400 a.C., scoperte nell’area di Cellarulo. Queste venivano ricoperte di vernice nera per permettere alla terracotta di essere impermeabile all’olio che veniva inserito all’interno».

Cosa resta del parco archeologico oggi?

«Il parco archeologico di Cellarulo è attualmente irriconoscibile e si può dire che non esista più. Chiunque oggi voglia visitare il parco può notare situazioni che non hanno nulla a che fare con l’alluvione del 2015, ma che appartengono al degrado e all’incuria in cui l’area è stata lasciata negli ultimi anni. Recentemente ho accompagnato un giornalista a Cellarulo e oltre alle strade crollate, all’erbaccia, al fango e ai rifiuti, abbiamo potuto insieme constatare innumerevoli altre conseguenze dello stato di abbandono in cui versa la zona: panchine divelte e prese a sprangate, quadri di distribuzione dell’energia elettrica incendiati dolosamente, bagni pubblici della struttura rasi al suolo e atti di vandalismo di ogni genere».

Quale futuro per il parco Cellarulo?

«Noi riteniamo che sia inutile salvare il parco dal degrado in cui versa attualmente, se non viene prima progettato un piano strategico efficace e mirato volto a un completo ripristino della zona. A tal fine, attraverso la nostra associazione e mediante la piattaforma che stiamo ultimando, siamo intenzionati a sensibilizzare e informare la cittadinanza sulla questione e, solo successivamente, avvieremo una campagna di crowdfunding in modo da cercare di raccogliere i fondi necessari al recupero. Sempre con l’obiettivo di sensibilizzare e valorizzare un’area di fondamentale importanza come quella del parco Cellarulo, stiamo organizzando una petizione popolare che partirà nei prossimi giorni: “Salviamo il parco Cellarulo”».

RDB