REINO - Presentato il libro su Bettina Tozzi. Percorreva ogni giorno 25 km per lodare e pregare il Signore In primo piano

“Tutti si chiedevano: chi è e cosa fa questa donna”? Se lo chiedevano tutti quelli che la vedevano camminare scalza per le strade del nostro Sannio, ricoperta di umili vesti, scalza, con un gran crocifisso al collo, il fazzoletto delle antiche contadine sempre tenuto sulla testa.

Benedetta Tozzi, al secolo Bettina, è tornata a far parlare di sé nel suo paese con la replica della presentazione di “Follie d’amore a piedi nudi” (12 maggio 2012), libro realizzato da monsignor Pasquale Maria Mainolfi sulla vita della mistica di Reino, la camminatrice del Sannio, la quale ogni giorno percorreva a piedi nudi 25 km per lodare e pregare il Signore. C’era tutta Reino nella chiesa della SS. Annunziata, dove hanno parlato, oltre a don Pasquale: il fratello di Bettina, Domenico Tozzi, medico a Palermo, il senatore Davide Nava e mons. Francesco Zerrillo.

Dalle parole dei relatori è emerso l’invito a tutti i presenti a raccontare schegge di vita e ricordi che leghino ognuno a Bettina Tozzi, come anche l’auspicio che salga presto agli onori degli altari. E’ stato auspicato anche che le sue ossa, che oggi si trovano presso il locale cimitero, vengano traslate nella chiesa di Reino.

Spinta da una forza più grande di lei, Bettina, che in un primo momento aveva pensato di entrare nell’ordine religioso delle Stimmatine, percorreva decine di chilometri a piedi, giornalmente, portando conforto agli ammalati dell’Ospedale “Rummo”.

Bettina era nata l’11 maggio 1935 ed è morta il 9 dicembre 2005. Tutti a Reino la ricordano quando, silenziosa e umile, entrava a pregare nella chiesa dell’Annunziata, inginocchiandosi sempre nello stesso posto, per passarvi intense veglie di preghiera. Diceva di non essere mai sola a casa sua, perché Cristo era sempre insieme a lei.

Tutti ne ricordano il sorriso e lo sguardo luminoso, l’intensa carità che animava la sua azione. La sua vocazione particolarissima, una follia agli occhi degli uomini, una vita “illogica”, le chiedeva di non rinchiudersi tra le mura di un convento, ma di servire Dio attraverso una penitenza continua, attraverso un’azione incessante nel mondo, dove la fatica fisica non era avvertita grazie, proprio, ad una spinta superiore (considerando anche il fatto che Bettina si alimentava pochissimo).

A tale riguardo mons. Zerrillo ha ricordato il passo del Vangelo in cui si dice “abbandonerai la tua casa, i tuoi genitori, i tuoi figli ed andrai nel mondo”, ad indicare che Dio ci richiede coraggio. Quello stesso coraggio che ha animato l’opera, sempre incompresa, quando non ostacolata, di Bettina Tozzi. Nel corso della presentazione del volume, è stata letta una lettera ed una poesia di ispirazione cristiana scritte da Bettina.

LUCIA GANGALE 

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