Si è spento a 94 anni Lee Iacocca, storico manager automotive americano. Era figlio di emigrati di San Marco dei Cavoti In primo piano

L’America dice addio a Lee Iacocca, uno dei personaggi più noti e amati del Novecento, scomparso a Bel Air il 2 luglio e che, come è noto, era originario di San Marco dei Cavoti; figlio di emigrati d’inizio secolo, negli Stati Uniti seppe farsi apprezzare come uno dei più abili manager dell’industria automobilistica nonché per molte altre iniziative di spessore tanto che negli anni Ottanta si parlò di lui come uno dei possibili e più favoriti candidati alla Casa Bianca.

Nato il 15 ottobre 1924 ad Allentown, in Pennsylvania, fu battezzato col singolare nome Lido Anthony - Lido in omaggio al Lido di Venezia, località tanto amata dai genitori - e sin da giovanissimo primeggiò in ogni campo seguendo le orme del padre Nicola, un coraggioso e abile imprenditore che lasciò San Marco nel 1902 dove era nato il 13 gennaio 1890 e arrivò in America sicuro soltanto - come scrisse poi lo stesso Lee - «che la terra era sferica. E questo solo perché un altro ragazzo italiano di nome Cristoforo Colombo lo aveva preceduto di 410 anni».

Stabilitosi a Garrett, in Pennsylvania, con il suo fratellastro, Nicola andò a lavorare in una miniera di carbone, ma dopo appena un giorno abbandonò il lavoro e ben presto si trasferì a est di Allentown, presso un altro fratello e, allo scoppio della prima guerra mondiale, si offrì volontario per l'esercito animato dal patriottismo di neocittadino americano, ma anche terrorizzato dalla prospettiva di essere rispedito in Europa per combattere in Italia o in Francia.

Inviato di stanza al centro di formazione dell'esercito a Camp Crane, ebbe il compito di addestrare autisti di ambulanza, mentre a conflitto ormai terminato, nel 1921, tornò temporaneamente a San Marco per poi portare in America sia la madre vedova che la sua giovane sposa diciassettenne, Antonietta Perrotta, anch’ella sammarchese.

In quello stesso periodo Nicola Iacocca aprì un ristorante specializzato in hot dog, l’Orpheum Wiener House, convinto che anche in caso di crisi economica, il settore alimentare avrebbe comunque retto, e le sue previsioni si rivelarono fondate tant’è che l’attività superò indenne la Grande Depressione e diede lavoro anche ai suoi fratelli maggiori, Theodore (v.) e Marco.

Oltre che nel settore della ristorazione, il poliedrico imprenditore sammarchese si cimentò anche nel campo dell’autonoleggio, nell’edilizia e nella gestione di cinematografi e teatri (dei quali il Franklin rimasto poi lungamente in funzione) e dove ideò singolari iniziative promozionali quali ad esempio l’ingresso gratuito ai dieci ragazzi “con le facce più sporche”.

Nicola Iacocca morì nel mese di febbraio del 1973 lasciando due figli, Delma e Lido Anthony, appunto il celebre Lee che, dopo aver studiato ingegneria e specializzatosi con un master alla Princeton University, entrò alla Ford nel 1946 e nel 1970 ne divenne presidente per otto anni fin quando, per contrasti con Henry Ford nel 1978 e pur avendo garantito all’azienda un utile di 2 miliardi di dollari, passò alla Chrysler. Nel giro di poco tempo salvò la nota industria automobilistica dalla bancarotta e apparve personalmente negli spot della Chrysler in cui pronunciava il celebre slogan «If you can find a better car, buy it» (Se riuscite a trovare un’auto migliore, compratela).

Iacocca riportò in attivo i conti della Chrysler, compiendo uno dei salvataggi più straordinari della storia dell’industria dell’auto, ma nel 1993, dopo quarantasei anni, lasciò la poltrona di presidente della Chrysler a Robert Eaton dicendo: «Nessuno può essere un cow-boy per tutta la vita, neanche io».

Nel maggio del 1982, Ronald Reagan nominò Iacocca a capo della Fondazione Statue of Liberty-Ellis Island, mentre nel 1984 Iacocca scrisse con William Novak la sua autobiografia Iacocca: An Autobiography che ottenne un enorme successo. Il ricavato delle vendite fu devoluto alla ricerca sul diabete, nella quale il manager profuse sempre grandi energie in ricordo della moglie scomparsa per tale malattia e a tale scopo ha destinò pure gli utili della Olivio Premium Products.

Personaggio notissimo, Iacocca finì più volte sulla copertina del «Time» e fece finanche una comparsa in Miami Vice, nel ruolo di Park Commissioner Lido nell’episodio 44 intitolato Sons and Lovers.

Innamorato dell’Italia, trascorse lunghi periodi nella sua tenuta toscana a Civitella Paganico che volle chiamare Villa Nicola e dove, nel settembre 1996, ricevette una delegazione guidata dal sindaco di San Marco dei Cavoti Francesco Cocca assieme a chi scrive, ad Angelo Marino e al cugino di Iacocca Guido Tomaselli, per il conferimento della cittadinanza onoraria all’illustre figlio di emigrati sammarchesi.

Il ritorno di Iacocca a San Marco nel settembre 1997 venne accompagnato da incontri con i provenzali di Gap e da sette giorni di festeggiamenti nell’ambito di un’iniziativa denominata «Settimana dell’Emigrante» e dedicata a tutti quei concittadini sammarchesi partiti dal paese natio per cercare fortuna all’estero.

In loro onore fu inaugurato un monumento in Piazza Mercato, mentre per ricordare Nicola e Antonietta Iacocca, genitori di Lee partiti per gli Stati Uniti in cerca di fortuna, venne scoperta una lapide all’ingresso del Municipio (poi purtroppo rimossa dalla successiva amministrazione). Alla manifestazione presero parte l’allora Presidente della Regione Campania Antonio Rastrelli, il Capo della Polizia Fernando Masone, gli onorevoli Clemente Mastella e Maretta Scoca ed anche altri due illustri personaggi di origine sammarchese, la giornalista Donatella Raffai e lo stilista fiorentino Vittorio Ricci.

Anche Maurizio Costanzo arrivò a San Marco dei Cavoti accompagnato dall’interprete Olga Fernando per un’intervista a Iacocca, registrata nel salone di Palazzo Jelardi ed andata poi in onda nel corso di una puntata del Maurizio Costanzo Show. Chiuse la manifestazione un concerto della Banda Musicale della Polizia di Stato in Piazza Risorgimento.

Dalla visita nel paese d’origine, ove poi tornò pure in altre occasioni, sorse la Fondazione Iacocca come sede italiana dell’omonimo ente statunitense di formazione manageriale da lui creato e guidato e che, in futuro, si spera possa riprendere e potenziare le regolari attività in ricordo di questo illustre figlio di San Marco e del Sannio scomparso a novantaquattro anni dopo una lunga vita che è stata modello per molte generazioni di manager e sarà di esempio per le nuove generazioni anche per l’impegno civile e il coraggio più volte dimostrato nel lottare per le sorti della patria.

Nel suo libro Have All the Leaders Gone?, scritto a quattro mani con Catherine Whitney nel 2007, Iacocca scrisse infatti: «Sono l’unico in questo paese ad essere stufo di quello che sta succedendo? Dove cavolo è la nostra indignazione? Dovremmo gridare all’assassino! Abbiamo un ammasso di buoni a nulla che sta guidando la nostra ammiraglia sugli scogli, abbiamo i briganti delle corporazioni che rubano a man bassa, non siamo riusciti a rimettere in ordine una città dopo un uragano e tanto meno riusciamo a costruire un’auto ibrida. Ma invece di essere arrabbiati, tutti si siedono e chinano la testa quando i politici dicono “State calmi”. State calmi? Ma scherziamo? Questa è l’America, non il maledetto Titanic. Ve lo dico io: Alzate le chiappe!».

ANDREA JELARDI