Tempo di riflessioni profonde In primo piano

Tra meno di un mese si vota per eleggere il sindaco di Benevento. Tutti gli altri sindaci in cantiere nei paesi della provincia non rivestono la stessa importanza mediatica. A Benevento è in campo un personaggio mediatico forte. Clemente Mastella non esibisce solo un cursus honorum di tutto riguardo (trent’anni da deputato e senatore, due volte ministro, parlamentare europeo) ma è soprattutto personaggio a suo agio e sempre a disposizione di giornalisti e cameramen. L’interesse mediatico per la “disfida di Benevento” rischia di lasciare in ombra la sostanza di un passaggio significativo della democrazia: il momento del voto popolare, il clima nel quale maturano le scelte e lo spazio di libertà nel quale si esercita il diritto fondamentale del cittadino.

Bisogna prenderne atto e dare per scontato che in questo mese scarso al cittadino si terranno nascosti programmi e proposte se non per più o meno roboanti frasi ad effetto.

E’ mancata e mancherà una corretta analisi dei cinque anni di governo cittadino. Non parlo della relazione di fine mandato del sindaco (o del bilancio del verde con la contabilità delle piante esistenti, morte e di quelle messe a dimora nel quinquennio) che pur dovrebbe evitare di apparire come una burocratica scocciatura da stendere per mero adempimento. Mi riferisco ad una franca riflessione su ciò che è stato fatto e su ciò che non è stato fatto per la città. A cosa è dovuta la girandola degli assessori? Quante pratiche appese? Qual è la effettiva situazione economica del Comune tra gestione ordinaria e la eredità della gestione straordinaria del dissesto?

Si tratta, in fondo, di quantificare il peso di una scomoda eredità che dovrà comunque essere “governata” dalla futura amministrazione. La quale si troverà anche a gestire i soldi dell’intervento comunitario.

Dando uno sguardo alle liste dei candidati a consigliere comunale ci sarebbe da compiacersi se a chiedere il voto siano professionisti e studiosi di siffatte materie per poter rappresentare al meglio gli interessi dei cittadini ed offrire anche, perché no?, aiuto e conforto ai funzionari comunali chiamati a districare la difficile incombenza.

La sensazione superficiale è che le candidature siano state studiate per pescare voti in larghe fasce sociali al solo scopo di succhiare il nettare da ogni fiore, anche il più insignificante. Questo è certo un pregio della democrazia, ma può essere anche un limite.

Lo scenario, del resto, si è schiarito. Ogni discussione sul destino della comunità, sui tratti di strada che bisognerà fare in unione di intenti, sulla crescita di istituzioni e iniziative private per finalità economiche e sociali non trova cittadinanza nella comunicazione. Scomparsi i partiti politici e le loro sedi conosciute e frequentate, ogni dibattito resta confinato in schermaglie più o meno puntute.

E’ come una partita di pallone dove non conta il bel gioco ma solamente il risultato finale. La partita di Benevento 2021, così come nel campo di calcio il favorito è chi ha vinto lo scudetto, vede favorito il sindaco uscente. Mastella chiede uno sforzo a tutti i gregari affinché le preferenze personali confluiscano anche sul voto al candidato sindaco.

Essendoci, infatti, la possibilità del voto “disgiunto” è possibile dare un voto per un sindaco che non sia collegato al candidato consigliere. Solo se l’elettore vota unicamente il candidato consigliere il voto al sindaco collegato è automatico.

Anche per questa ragione “pratica”, l’impegno dei candidati trascura i contenuti di un programma, l’ispirazione di una visione politica, la fissazione di un obiettivo.

Gli esperti ritengono che Mastella può vincere solo se riesce al primo turno. Se dovesse arrivare al ballottaggio, perderebbe (ma il discorso vale anche per - in ordine alfabetico - De Stasio, Moretti e Perifano) il voto di tutti quelli che non sono stati eletti, perché nel migliore dei casi non andrebbero a votare; ma potrebbero anche andare al seggio per “cambiare cavallo”. Il ballottaggio si gioca a due. L’altro candidato è in grado di far confluire sul suo nome i voti raccolti dagli altri soccombenti? Non credo che un solo sentimento anti-Mastella può suscitare la voglia di andare a rivotare.

Ecco allora che nei quindici giorni di preparazione al ballottaggio potrebbe essere sganciata la bomba tenuta al riparo nel mese di settembre. Una grande idea che possa mobilitare il beneventano, scaldargli il cuore.

La democrazia italiana sta vivendo anni difficili. I parlamenti non sono stati in grado di esprimere nel proprio seno un presidente del consiglio. Il sindaco eletto dal popolo e tenuto in sella per cinque anni dovrebbe essere la risposta alla crisi delle istituzioni nazionali.

E’ tempo di riflessioni profonde. Per quanto ci riguarda, cari lettori, è il tempo della responsabilità. Una volta si diceva che nel seggio elettorale ognuno è solo con la propria coscienza. Ognuno pensi a un sindaco che renderà conto del proprio operato nel 2026. C’è un affidamento della città per un periodo adatto a fare grandi cose. Ci crediamo?

MARIO PEDICINI