UniSannio: chi ha deciso che? In primo piano

Ecco fatto. Per risolvere le improrogabili questioni di traffico attorno al “polo” universitario di Via dei Mulini sarà escogitato un nuovo dispositivo di traffico. Divieto di sosta no, perché già è tutto vietato e, nonostante il divieto, tutto pieno. Eliminazione della pista ciclabile neanche a parlarne, visto che la signora di mezza età che ci ha rimesso un braccio asserisce che la pista è una bellezza e la colpa è solamente dell’automobilista che l’ha investita.

La verità è che una pista ciclabile, stretta e provvista più volte di cordoli e che attraversa allegramente un incrocio, è da primato mondiale e, perciò, non si tocca.

Con l’Università abbiamo sempre giocato a carte scoperte, sia quando abbiamo osato immaginarne la nascita (sessant’anni fa), sia quando si sono dovute spendere operazioni burocratiche e sensibilizzazioni politiche (Franca Falcucci ministro della Pubblica Istruzione, Ortensio Zecchino Ministro dell’Università), sia quando ho osato proporre al neo-rettore De Rossi (in presenza del rettore uscente Filippo Bencadino) di avanzare al Ministro dell’Università Maria Ghiara Carrozza da me contattata (natale 2013) la richiesta di acquisizione del complesso dell’ex seminario regionale (chiamato pure Caserma Pepicelli). Ho tutto il diritto come cittadino disinformato dei fatti di chiedere chi ha deciso di porre mano a quel pollaio di Via dei Mulini; e chi ha autorizzato i lavori per un accatastamento di fabbricati in un fazzoletto di terra tra palazzi di residenze civili, entro confini invalicabili quali via dei Mulini, Via delle Puglie e Rampa San Barbato.

Chi ha immaginato che una università consista in un falansterio che non abbia bisogno di spazi, di piazzali di servizio, di aree alberate (altro che terrazzo verde) e (udite udite) impianti sportivi e forse anche di parcheggi (per il rettore, i professori i bidelli ma anche gli studenti, volendoli pure costringere ad usare biciclette variamente assistite).

Esiste nel piano regolatore comunale un appiglio per ritenere possibile la ubicazione di un polo formativo di livello universitario in un contesto di bassa conformazione sociale?

Poco fa l’Università del Sannio per far conoscere le sue eccellenze. Se poi non promette ai possibili studenti la minima attrattiva di elevazione sociale, fin dagli ambienti e dalle attività formative, come può diventare un obiettivo stimolante per gli studenti dei nostri licei o per studenti di altre regioni?

Qualcuno, tra uffici statistici e agenzie di viaggio, può calcolare quanti sono i giovani beneventani che ogni anno vanno a Bologna, Milano, Roma o paesi stranieri e non tornano più? E’ vero che molti beneventani vanno a farsi visitare e operare a Milano, Padova, Bergamo; spesso si rivolgono a specialisti beneventani ai quali nessuno offre la possibilità di lavorare nei nostri ospedali agli stessi livelli di efficienza?

L’Università del Sannio, nei nostri sogni giovanili, doveva essere uno strumento di modernizzazione e di apertura delle menti dei giovani e nelle azioni dei politici.

Per farla nascere ci fu qualche sindaco che ebbe il coraggio di predisporre e far trovare pronti edifici storici della città. L’idea di una università cittadina voleva copiare Urbino: valorizzare la città com’è e prospettare la coesistenza di un passato prestigioso ad un futuro di concrete speranze fondate sulla serietà dello studio (Pietro Perlingieri, primo costruttore e poi primo rettore ne è la personificazione).

In questi giorni si sta demolendo l’edificio delle Suore Battistine nei presso del teatro Romano. L’Università vende parte di quell’edificio destinato all’Istituto Magistrale che fu affidato alle prime attività della nuova università (compreso l’auditorium Nicola Calandra). Qualche anno fa, con tagli di nastri e fasce tricolori a tracolla, fu data all’Università parte dell’edificio della Suore Orsoline.

Qual è il progetto coerente che mischia Battistine e Orsoline (aggiungo il Collegio La Salle) con le aree residue della falegnameria Tresca?

L’edificio del Pontificio Seminario Regionale Pio XI (da cui è uscito anche l’ex responsabile dell’Amministratore della Sede Apostolica del Vaticano Nunzio Galantino) potrebbe risolvere molte delle esigenze della università a cominciare dagli spazi. Vi si è infilata la Guardia di Finanza con la ristrutturazione di alcuni fabbricati realizzati dai Carabinieri all’epoca della “Scuola Allievi”. Dieci anni dopo la rinuncia alla proposta Carrozza, c’è qualcuno disposto a riprendere il “discorso”?

MARIO PEDICINI