Serve la ''testa''... per stare in testa! Sport

Per vincere un campionato in questa categoria serve innanzitutto la testa”.

Quante volte abbiamo sentito pronunciare una simile affermazione?!

Quantomeno spesso, ed in maniera abbastanza diffusa anche in serie maggiori come in serie B e, addirittura, per le corse scudetto in serie A.

Non che ciò non sia vero, per carità! Però è alquanto conclamato che, alla fine, soprattutto in massima serie, sono i valori individuali e collettivi che, a fine corsa, emergono con forza e determinano le vittorie finali.

Perché invece in serie C il discorso sulla “testa” dovrebbe valere in percentuale maggiore se non, addirittura, determinante?

Una cosa va detta subito, a tal proposito: a differenza di A e B, in lega pro c’è una disomogeneità molto forte tra le piazze che concorrono alla bagarre. Una disomogeneità che non è solo relativa alla forza economica tra i club (cosa che in B ma, soprattutto, in A è decisamente più evidente). La disomogeneità di cui parliamo qui è per lo più di dimensioni e rappresentatività delle piazze in gioco.

Ci sono, difatti, nobili decadute, squadre con un passato prestigiosissimo e con tifoserie da diverse migliaia di sostenitori e, di contro, squadre di piccole realtà provinciali, magari afferenti a piccoli paesi la cui totalità di abitanti è inferiore agli spettatori presenti in una partita di un'avversaria del proprio stesso girone.

Questi elementi differenziano tantissimo le parti in gioco: eppure non è detto che le prime siano favorite rispetto alle seconde.

La serie C, infatti, è fra tutte le categorie quella che ci racconta più spesso le cosiddette “favole sportive”, quelle storie dal sapore romantico e d’altri tempi dove “i Davide” possono ancora sconfiggere “i Golia”.

Come si spiega questo fenomeno?

La risposta è, soprattutto, in quell’affermazione con cui abbiamo esordito in questa riflessione: serve “la testa”!

È per questo che l’augurio che dobbiamo farci tutti noi tifosi giallorossi è che il Mister Andreoletti, prima ancora che lavorare sugli schemi di gioco, sui moduli e sulle tattiche, lavori sulla testa dei giocatori: sulle ambizioni dei tanti giovani che abbiamo in rosa, alla prima esperienza importante in carriera; sui desideri di chi è tornato a vestire questa maglia dopo tanti anni per provare a scrivere ancora “la storia della Strega” ma, soprattutto, sulle motivazioni dei reduci della nefasta retrocessione dell'anno scorso. Le prime partite parlano, al momento, a favore dell’operato del tecnico bergamasco.

Con questa “testa”... accompagnata da un pizzico di “fame” in più, per i Sanniti potrebbe davvero essere l’anno di una tanto agognata resurrezione.

ANDREA ORLANDO