Netflix, Amazon video, Infinity e Chili non soppianteranno cinema e tv Società

Lo scorso 22 gennaio, a Los Angeles sono state annunciate ufficialmente le nomination ai premi Oscar, che verranno consegnati il prossimo 24 febbraio. A guidare la lista dei favoriti, con ben 10 candidature a testa, sono due pellicole: il britannico La Favorita, del regista greco Yorgos Lanthimos, ed il messicano Roma, già Leone d’oro all’ultima mostra del cinema di Venezia.

Quest’ultima pellicola ha già suscitato polemiche ed è stata citata in questa rubrica. Si tratta di un film distribuito originariamente sul servizio di streaming online Netflix, che ha goduto di un’uscita limitata nelle sale cinematografiche (in Italia lo scorso dicembre) solo a seguito del successo riscosso a Venezia. Ora, per la prima volta in 91 anni, un film prodotto e girato per essere guardato in rete è in lizza per il più prestigioso riconoscimento cinematografico d’America. Tra le 10 nomination, sono annoverate quelle come miglior film, miglior regia e sceneggiatura.

Per alcuni, uno dei motivi di questa scelta da parte dei giurati dell’Academy di Los Angeles è la volontà di far sentire ancora una volta la loro forte obiezione alle politiche del presidente Trump: da quando quest’ultimo è in carica, i film ed i registi messicani hanno ricevuto più premi che in tutta la storia passata degli Oscar.

Ma, politica a parte, a sorprendere gli addetti ai lavori è il fatto che il servizio di streaming più diffuso nel mondo sia entrato di diritto dalla porta principale tra le major cinematografiche. Il giorno successivo alle nomination, infatti, Netflix è stato ufficialmente ammesso nella MPAA (Motion Picture Association of America), quella che potremmo considerare la Confindustria del cinema a stelle e strisce.

L’impresa californiana, nata nel 1997 come servizio di noleggio e consegna a domicilio di film e videogiochi, in seguito trasformatasi in piattaforma per la visione a pagamento di film e serie originali, ora ha un posto accanto ai grandi studios hollywoodiani quali Disney, Warner Bros, Paramount o Metro Goldwyn Mayer. Questo evento potrebbe essere considerato un punto di svolta nella storia del cinema, come lo fu oltre 90 anni fa l’invenzione del sonoro?

La nascita del cinema fu paventata da alcuni come il preludio della morte dei teatri; ma così non fu. La nascita della televisione fece temere la fine delle sale cinematografiche; invece ciò non accadde. In entrambi i casi, però, il nuovo mezzo d’espressione andò a sottrarre inesorabilmente una quota di pubblico non indifferente a quello preesistente. Il teatro oggi non è più un intrattenimento popolare per tutti come lo era nel XIX secolo ed i cinema non sono più pieni ogni pomeriggio ed ogni sera come accadeva fino agli anni ‘40. Dunque, è inevitabile che il diffondersi dei servizi di streaming (oltre a Netflix esistono Amazon prime video, Infinity, Chili, solo per citare i più noti) porti via pubblico ai cinema ed alle reti televisive tradizionali.

Probabilmente non è una rivoluzione epocale come quella che portò l’automobile a rimpiazzare le carrozze, ma avrà delle conseguenze. Le case cinematografiche corrono ai ripari investendo affinché gli spettatori siano invogliati a guardare i film nei cinema. Non è un caso se ogni anno le pellicole che incassano di più in tutto il mondo sono anche quelle più ricche di costosi effetti speciali digitali, spesso in 3D e con sequenze mirabolanti realizzate in computer grafica (che risultano di gran lunga più efficaci sul grande schermo, piuttosto che sul televisore o sul monitor del computer).

I canali televisivi a loro volta fanno in modo che la fruizione dei programmi sia sempre più on demand, come per i servizi di streaming: molti programmi tv possono essere guardati o riguardati in rete molto tempo dopo la loro messa in onda.

Il nuovo mezzo dunque non soppianterà i vecchi, ma coesisterà con loro, in un ménage un po’ scomodo dove ognuno cercherà di mettersi in luce a discapito degli altri. Per la gioia degli spettatori, che avranno a disposizione una scelta sempre più vasta (sperando che non facciano indigestione di film e serie televisive).

CARLO DELASSO