Biblioteca Provinciale, le ragioni di una protesta Società

Precari da 20 anni. Ora basta!”. Campeggia questa scritta sullo striscione che vi mostriamo in fotografia. Lavoratrici e lavoratori che da oltre due decenni assicurano il funzionamento di uno dei più prestigiosi istituti culturali della città, scendono in campo per reclamare i loro diritti. È il primo pomeriggio del 15 aprile, quando ci imbattiamo in questa protesta civile, pacifica, ma ferma, avendo la possibilità di intervistare in tempo reale la sindacalista Antonella Rubbo, che è la portavoce dei diritti di questa categoria essenziale di lavoratori. Nei giorni scorsi, girando tra Museo del Sannio e Biblioteca Provinciale, ci è stata fatta presente proprio la situazione di sofferenza di questi due Istituti. Una Biblioteca che funziona a singhiozzo, perché il personale è diminuito per via dei pensionamenti. Un Museo che non ha le risorse umane che gli permetterebbero un funzionamento ottimale. Concorsi fermi e nessuna prospettiva all’orizzonte.

Siamo con Antonella Rubbo del sindacato Filcam che ci illustra i motivi di questa protesta davanti alla Biblioteca Provinciale, oggi 15 aprile 2024.

Sì, siamo qui questa sera per manifestare una volontà delle lavoratrici che sono stanche di essere precarie da oltre vent’anni.

Parliamo di un appalto Provinciale, quindi un servizio alla collettività, un servizio pubblico. Tuttavia, i trattamenti riservati a queste lavoratrici, se possiamo dirlo, sono pessimi, perché negli anni si sono viste decurtare livelli, ore, contratti, diritti e dignità.

Insomma, oggi sono nella condizione di poter dire di non avere più nulla, perché con il nuovo cambio societario e quindi il passaggio alla nuova azienda, sono ritornate a vent’anni fa, cioè con un contratto a tempo determinato, perdendo tutti quelli che erano i diritti acquisiti.

Come è stato possibile?

Di anzianità tutto quello che c’era è stato perduto. Avevano già precedentemente un contratto non confacente, perché non corrispondente alle loro reali mansioni, e oggi si ritrovano nella medesima condizione, se non anche peggiorata, perché qualche lavoratore ha avuto addirittura una decurtazione del 50 per cento dell’orario. Quindi parliamo di un passaggio da 22 ore settimanali a 11 ore settimanali.

In che senso “cambio di azienda”?

Il servizio è della Biblioteca, che lo ha affidato a Sannio Europa, che è una società in house a partecipazione pubblica, che a sua volta lo ha affidato ad una cooperativa sociale. I passaggi sono questi. Nei vari passaggi, ogni volta si perde qualche pezzettino. Adesso abbiamo praticamente perso tutto e, quindi, quello che chiediamo è l’intervento della Provincia, perché così non si può andare avanti.

La Provincia ci deve mettere la faccia e deve cercare di risolvere il problema, perché non ne possiamo più.

È previsto uno sciopero ad oltranza?

Certamente uno sciopero ad oltranza, laddove non ci saranno le risposte attese. Non è che chissà cosa che chiediamo: chiediamo un contratto indeterminato ed un livello di inquadramento che sia confacente all’attività lavorativa.

Ci è stato risposto che la retribuzione va riproporzionata a quelli che sono i soldi messi nell’affidamento, ma non funziona così: i lavoratori vanno pagati per quello che fanno, non per quelle e per quanti soldi si buttano nell’appalto, perché questo non è dignitoso, non è rispettoso e non è assolutamente in linea con quelle che sono le attività che loro svolgono.

LUCIA GANGALE 

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