Etty Hillesum, la ragazza che trovò Dio durante la Shoah Chiesa Cattolica

Il diario scritto da Etty Hillesum si conclude con queste parole: «Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite». Benedetto XVI, il sapientissimo, ricordando che “la grazia di Dio è al lavoro e opera meraviglie nella vita di tante persone”, ha detto: «Inizialmente lontana da Dio, nella sua vita dispersa e inquieta, EttyHillesum Lo ritrova proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di pace interiore, capace di affermare: “Vivo costantemente in intimità con Dio”».

Il diario di EttyHillesum, non ancora conosciuto da tanti, consente di scoprire quel seme di amore e fraternità impiantato nel grembo insanguinato della storia del Novecento. Un seme buono che può accompagnare e sostenere anche gli uomini e le donne del nostro difficile tempo. A metà degli anni Settanta si sente spesso ripetere in Russia questo “ritornello” tra i giovani universitari: «Basta una lacrima di un bambino innocente per dimostrare che Dio non esiste».

Ma anche in altre parti del mondo il dolore innocente diventa motivo di scandalo e perdita della fede. Sempre Papa Ratzinger, nel tentativo di mettere a fuoco questo enigma, non esita a proferire parole pesanti come macigni: «Dov’era Dio ad Auschwitz?». Proprio in questo luogo infernale una giovane donna affronta la morte con serenità e aiuta gli altri a morire con dignità grazie alla fede scoperta nell'ora del dolore. Fede sperimentata come inestimabile tesoro, grazie all'amore per tutti e per tutto ciò che esiste e alla grande intuizione: «Senza Dio il mondo è assurdo». Fede in Dio “disseppellito” dalla parte più intima di sé, quale Fonte stessa dell’eterno Amore. Attraverso un percorso tormentato e dolcissimo Etty Hillesum passa dalla scienza dell’uomo alla scienza di Dio.

Il poeta latino Terenzio afferma: «Homo sum, humani nihil a me alienum puto» che significa: «Sono un essere umano, e tutto quello che c’è di umano mi appartiene». Più recentemente l’attore Roberto Benigni con il suo notissimo film ha affermato che “La vita è bella”. Lo scrittore italiano Mario Pomilio ci ha detto che tutta la nostra vita è paragonabile ad un “Quinto Evangelio”.

Tutte verità profonde, saldamente fondate sul mistero dell’Incarnazione del Verbo eterno nel seno della Vergine di Nazaret, un Dio che “discende dal Cielo” e nello svuotamento totale di Sé si fa peccato, si fa maledizione e sceglie come suoi ministri non degli Angeli ma dei poveri peccatori. Cristo ha sperimentato fino in fondo il limite umano. Ha imparato dal dolore che cosa significa essere uomo. In certa misura anche Etty Hillesum, di fronte allo scandalo delle ingiustizie, del dolore e della morte, avendo scoperto Dio, vive il limite umano come un mistero che tutti noi dobbiamo quotidianamente meditare, se vogliamo innamorarci della vita. Accanto a “Sorella nostra morte corporale” noi credenti non perdiamo il gusto di vivere, ma scopriamo che il dolore diventa fucina di santi, mistici e poeti.

Tra umilianti sconfitte e sublimi vittorie, la forza della fede fa rinascere la speranza e fa del vero cristiano un generoso collaboratore di Dio e un coraggioso testimone d’amore tra i fratelli.

La sua vita e il diario

Etty Hillesum nasce nel 1914 a Middelburg in Olanda da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Il padre è preside di liceo, cultore della classicità, poliglotta e lettore della Bibbia. La madre donna passionale e caotica inserisce una nota di instabilità nel menage famigliare, segnando anche un tratto del carattere di Etty, come l’intensa emotività. Etty e i suoi fratelli sono ragazzi molto intelligenti e studiosi. Il fratello minore già da bambino eccelle con il pianoforte; nel momento dello sterminio questa singolare dote gli apre la possibilità di salvarsi, ma egli rifiuta decisamente di abbandonare i genitori e la famiglia, condividendo così, fino alla fine, il destino comune.

Etty è una giovane brillante, appassionata di letteratura e filosofia. Si laurea in giurisprudenza e quindi si iscrive alla facoltà di lingue slave studiando il russo. Quando intraprende lo studio della psicologia, divampa la seconda guerra mondiale e la persecuzione degli ebrei.

Noi conosciamo il mondo interiore e la vicenda umana e spirituale di Etty Hillesum grazie agli undici quaderni di diario, scritti fittamente, con una calligrafia non facile da decifrare, negli ultimi anni della sua vita, precisamente dal 1941 al 1943. I quaderni vengono affidati ad una amica prima che Etty venga deportata con la famiglia ad Auschwitz; l’autrice dimostra una singolare capacità di descrivere la realtà e di mettersi spietatamente a nudo; la pubblicazione avviene solo nel 1981 provocando un diffuso consenso per la caratteristica franchezza di linguaggio e per una specie di progressiva iniziazione all’incombente risoluzione finale della Shoah.

Sono gli stessi giorni, mesi ed anni nei quali Anna Frank, poco distante, scrive il famoso diario e Edith Stein viene arrestata dalla Gestapo assieme alla sorella nel convento di Echt. Al diario della Hillesum si aggiungono le Lettere, successivamente raccolte dai destinatari. Per una di queste lettere, nelle quali descrive la tragica condizione degli ebrei nel campo di raccolta di Westerbork, Etty Hillesum diviene nota tra i membri della resistenza clandestina.

La vicenda della Hillesum è davvero singolare e può descriversi in sintesi come un itinerario accelerato verso la luminosità spirituale e la donazione di sé a Dio e ai fratelli; la sua coscienza emerge da una situazione personale contraddittoria e conflittuale, attraversando con estrema lucidità l’epoca delle barbarie estreme.

Il nome di Dio appare all’inizio del diario con espressioni proprie del senso comune per poi manifestare una forte ed autentica esperienza di dialogo con il divino con forti venature mistiche ed evangeliche. Dagli scritti si ricava la consapevolezza di trovarsi di fronte ad una personalità ambivalente, affettivamente instabile, sentimentalmente complicata.

Forse anche a seguito di carenze educative e vuoti affettivi, dovuti al burrascoso matrimonio dei suoi genitori, vive relazioni complicate con uomini più attempati; dapprima con il proprietario dell’appartamento in cui decide di abitare ad Amsterdam, poco prima dell’inizio della guerra, e in seguito con uno psicologo ebreo tedesco, Spier, di molti anni più anziano di lei. Lo Spier incarna la caratteristica ambiguità della psicologia di tendenza spiritualista, la sua specialità è lo studio delle mani, ambiguità che sorprende nelle primissime pagine del diario. Coinvolto in una relazione, lo Spier comunica comunque la decisa consapevolezza della necessità di conquistare l’armonia tra corpo e anima, indicando alla Hillesum fonti originarie di pensiero, come la Bibbia e l’esperienza di Sant’Agostino.

Durante l’occupazione nazista dell’Olanda Etty trova lavoro come dattilografa in una delle sezioni del Consiglio Ebraico.

Il Consiglio Ebraico si illude di poter salvare gli ebrei dal peggio ma si trova nella situazione ambigua di collaborare con i nazisti o di favorire alcuni rispetto ad altri. Per 14 giorni Etty fa la spola a piedi tra casa sua e la sede del Consiglio. Nell’agosto del 1942 ad Amsterdam ha luogo la prima retata.

Etty decide di sua spontanea volontà di andare a Westerbork con gli ebrei prigionieri; non vuole sottrarsi al destino del popolo ebraico, iniziando un’opera straordinaria di sostegno di situazioni di dolore, opera che appare tra le righe del diario e di cui rimangono significative testimonianze. Dall’agosto del 1942 fino al settembre 1943 Etty rimane a Westerbork e nonostante la situazione di salute instabile, lavora all’ospedale locale.

Il campo vive in un clima di terrore nel timore del treno che ogni settimana deporta i prigionieri in Polonia. Gli amici di Amsterdam invitano Etty a nascondersi e fuggire e una volta cercano addirittura di rapirla. La tragedia di cui Etty è testimone raggiunge la sua maggiore intensità quando vengono internati a Westerbork i genitori e i fratelli. Il 7 settembre 1943 l’intera famiglia viene caricata sul treno diretto ad Auschwitz. Da un finestrino di quel treno la Hillesum getta una cartolina che viene raccolta e spedita dai contadini.

I destinatari vi trovano scritto: “Abbiamo lasciato il campo cantando”. Un rapporto della Croce Rossa afferma che Etty muore ad Auschwitz il 30 novembre 1943 ad appena 29 anni di età.

PASQUALE MARIA MAINOLFI