L'ex sindaco Fusco racconta Padre Pio: ''Quando Franciscu e mio nonno giocavano insieme'' Chiesa Cattolica

Gennaro Fusco, già sindaco di Pietrelcina dal 2006 al 2011, funzionario della Provincia di Benevento del settore Ambiente ed Ecologia, ingegnere elettronico, svela sorprendenti ed inattesi inediti sul suo rapporto con Padre Pio anche attraverso veraci testimonianze avite. Premettiamo, ancora, che è stato uno dei pochi devoti del Santo di Pietrelcina ad aver avuto la duplice possibilità, ed aggiungiamo la duplice fortuna, di vedere le sue spoglie mortali a distanza di quarant’anni. Pertanto annunciato, ecco i particolari salienti delle sue dichiarazioni.

Quale dei tuoi avi ha avuto un rapporto particolare con Padre Pio?

E’ stato mio nonno materno, Nicola Frangiosa, papà di mia madre Clelia, che sin da bambino faceva parte del gruppetto di adolescenti, che giocavano con il fanciullo Francesco Forgione. Tutto questo avveniva nella campagne di Piana Romana. Tra gli altri bambini, vi era anche Mercurio Scocca, che poi divenne suo amico fraterno. I bambini di Piana Romana, come anche quelli del paese, chiamavano, il futuro stimmatizzato, Franciscu, oppure Francì. E Franciscu, ai suoi amici più fidati gli diceva di vedere Cristo, la Madonna e i santi. Lì per lì, non diedero peso, importanza a queste cose, poi dovettero ricredersi.

Che carattere aveva tuo nonno e perché si trovava a Piana Romana?

Era il più vivace della compagnia; insomma era più discoletto; ed era lui che ravvivava i giochi, con scherzi tra cui quello del formaggio, e le giornate che trascorrevano a Piana Romana. I loro rispettivi genitori avevano terreni confinanti; lì vi pascolavano le pecore; e durante i duri lavori campestri gli portavano da mangiare e da bere, con la mappatella e con il cecere.

Cos’altro ricordi di tuo nonno?

Era nato nel 1892, quindi era più piccolo di cinque anni di Francesco Forgione. Abitava in una messeria a sud-est di Piana Romana, al centro della vecchia strada campestre che dal centro storico di Pietrelcina conduce a Piana Romana e poco lontano dai Giandonato, gli Orlando; nei pressi del boschetto dei Quadrielli e di via Petrare.  Tutte queste famiglie: Forgione, Frangiosa, Scocca, Orlando, Iadanza, Fucci, Caruso, Cavalluzzo, Castelluzzo, Caporaso costituivano le storiche famiglie di Piana Romana. Famiglie di massari, di possidenti.

Negli anni successivi, come sono proseguiti i rapporti tra tuo nonno Nicola con il futuro Santo?

Andava spesso a San Giovanni Rotondo a trovarlo, a fargli visita per consigli, pareri, chiarimenti. D’altra parte così facevano un po’ tutti i compaesani prima di fare qualcosa di importante. Da lui si recavano in pellegrinaggio. Così ha fatto mio nonno Nicola sino a pochi anni dalla morte, avvenuta nel 1973 a 91 anni. Lo chiamava ‘u Mastunuostu, cioè il nostro maestro!

L’ing. Genanro Fusco può vantare un primato: è uno dei pochi devoti che ha visto i resti mortali di Padre Pio due volte.

E’ vero! Ho visto la prima volta il feretro di Padre Pio nel giorno del suo funerale. Andai a San Giovanni Rotondo con mia  zia, allora avevo 12 anni. Dopo 40 anni, ho rivisto la salma di San Pio, nel 2008, allora avevo 52 anni, quando ci fu la rituale ispezione canonica sui suoi resti mortali. Venni invitato in qualità di sindaco di Pietrelcina come testimone oculare della riesumazione straordinaria, insieme ovviamente a tante altre autorità, e dovetti anche firmale il rituale verbale canonico.

Cosa puoi dirci del tuo rapporto con il Santo di Pietrelcina?

Sin da bambino, in famiglia si parlava spesso e molto di Padre Pio. Mi ritengo un suo fedele devoto. Avverto la sua protezione. A lui, da sindaco, spesso mi affidavo quando dovevo prendere decisioni importanti per il bene dei nostri comuni concittadini e per la nostra Pretapucina, come lui chiamava la nostra Pietrelcina. E ricordo che, in tono scherzoso, in merito diceva ai suoi compaesani: «Nu mmefaciti scumparì!». Sono convinto che i Pietrelcinesi non gli hanno mai fatto fare e, aggiungo, non gliela faranno mai fare, brutta figura!

Sappiamo che, come sindaco, omaggiavi gli ospiti d’onore con cose materiali che riguardavano Padre Pio.

Gli donavo la fotocopia dell’estratto di nascita originale di Padre Pio, che solo il sindaco può rilasciare. Oppure gli facevo dono di una copia dell’ultimo libro del prof. Carmine Montella, dal titolo “Padre Pio pietrelcinese”, sponsorizzato dalla nostra amministrazione. E loro ricambiavano con un pensiero autografo scritto sul registro degli ospiti d’onore.

E al termine del quinquennio sindacale…

Alla fine del mandato sindacale ho fatto dono, personalmente, a tutti gli amministratori, di maggioranza e di minoranza, e a tutti i dipendenti comunali di un’icona di Padre Pio su pergamena, racchiusa in un quadretto con cornice in legno antichizzato, per ringraziarli della loro collaborazione e per lo spirito di servizio manifestato.    

ANTONIO FLORIO