Il Sannio al Giro d'Italia 2024 In primo piano

Il 24 maggio 2024 si correrà la tappa del Giro d’Italia Pompei-Cusano Mutri (Bocca della Selva). E’ una occasione eccezionale da cogliere per valorizzare le risorse del nostro Sannio. La telecronaca coprirà l’intero percorso. Si dovrà fornire al regista e ai telecronisti con precisione il quando e il dove si dovrà puntare la telecamera dall’elicottero e come fornire corrette e semplici informazioni sulla sovrascrittura del video.

Che c’è da far vedere? Solo qualche appunto.

Il Museo Archeologico Nazionale di Montesarchio con il Vaso di Assteas, il Taburno cantato da Virgilio con il Santuario della Madonna di Bucciano, sopra Frasso Telesino il santuario di San Michele, Camposauro e i rinvenimento geologici di presenza di fauna marina, la valle vitulanese con il suo Aglianico che difende il sobrio consumatore dai tumori, l’eremo di San Menna a Vitulano, il santuario-grotta di San Michele Arcangelo a Foglianise e poi il valico verso Solopaca con i resti dell’antica abbazia di Santa Maria in Gruttis. Non lontano l’artistica fontana moderna di Mimmo Paladino sul versante telesino lungo la discesa verso Solopaca. E poi giù nella pianura di San Salvatore i resti dell’anfiteatro dell’antica Telesia (Amedeo Maiuri lasciò detto che lì c’è un’altra Pompei). I ciclisti proseguono poi in salita e non hanno occhi per ammirare il Grand Hotel Minieri con le acque sulfuree e San Lorenzello patria dell’arte ceramica, che più su a Cerreto Sannita ha l’università. Cerreto si guarda bene dall’alto come una cittadina costruita su progetto. Tale è infatti, perché rasa al suo da un terremoto del 1688. e rifatta su progetti tanto validi da resistere anche al sisma del 23 novembre 1980.

Avviandosi verso la parte (per i ciclisti) più impegnativa della tappa, ecco la gola del torrente Titerno con il ponte romano detto di Annibale e poi il centro storico di Cusano Mutri, meta di borghesi napoletani appassionati di funghi per la Sagra di fine settembre. Si passa poi a Pietraroia, che già i Borboni conoscevano tant’è che buona parte dei fossili dell’Università di Napoli proviene da qui. Nell’area protetta fu scavato il cucciolo di dinosauro che tutti chiamano Ciro, ma che dottamente in latino si dice Scipionix Samniticus. La Pompei-Bocca della Selva è una tappa di straordinario fascino, dove la storia di questo cucciolo di dinosauro - tante volte “passato” in televisione - può interessare la vasta platea degli appassionati di ciclismo. Cominciamo a chiamarla, quindi, la Tappa di Ciro il piccolo dinosauro beneventano.

E poi mettiamoci all’opera. Una volta definito il percorso, bisognerà offrire all’occhio del regista tv presenze organizzate di “richiami” sul territorio, non solo balli e pacchiane, raggruppamenti di scolaresche con “informazioni” storiche, umanizzazioni delle pietre antiche con sobrie sceneggiate, pescatori ai bordi dei corsi d’acqua, modiche presenze di pacchiane e zappatori, balletti folkloristici e mongolfiere.

Perché fin d’ora devono partire iniziative per reclamizzare ma soprattutto per organizzare iniziative di ogni tipo per portare gente non solo il giorno della tappa a visionare questa parte del Sannio che ha in cantina due “prìncipi” delle botti: l’aglianico e il falanghina.

Oltre alle cose che possiamo (e quindi dobbiamo) fare da noi, c’è un’altra occasione che non va sprecata. Bisogna contattare fin d’ora la RAI affinché i redattori del servizio di cronaca abbiano ben chiari gli obiettivi da cogliere (soprattutto dall’elicottero) e il racconto illustrativo che di ogni cosa notevole si debba fare, senza strafalcioni e senza “correre veloci”. Anche il più sfegatato tifoso di ciclismo vuole anche sapere che cosa sono quel paesaggio e quella particolare “cosa notevole”.

La tappa del Giro d’Italia è la più formidabile illustrazione dei nostri paesaggi. Con le diavolerie oggi presenti anche nei televisori domestici (Rai play e non solo) si possono rivedere e ritrasmettere per le vie dei cellulari anche a parenti ed amici lontani.

Bisogna muoversi da subito. L’occasione è ghiotta.

E c’è un altro scampolo di attenzione al nostro territorio. La tappa successiva prende il via da Foiano Valfortore, un po’ di gloria anche nelle zone considerate sempre povere, ma oggi depositarie di un tesoro quali sono gli impianti di produzione di energia elettrica dal vento. In un mondo teso all’abbandono dell’uso di energie da idrocarburi, dimostrare che nell’antico Sannio si è all’avanguardia della produzione di energie pulite non sarà una semplice lavata di faccia.

Il passaggio del Giro d’Italia ci consente di fare una straordinaria pubblicità a questo nuovo ruolo delle zone interne di essere già avanti nella lotta alle egemonie dei petrolieri.

MARIO PEDICINI