AAA cercasi medici disperatamente Società

AAA cercasi medici disperatamente. È un titolo che potrebbe campeggiare a caratteri cubitali sulle pagine di molti nostri giornali fra una paio d’anni. Secondo stime dell’Anaao-Assomed – l’Associazione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri che, dopo l’inserimento dei medici tra i dirigenti del Ssn, ha visto aggiungersi la sigla Assomed includendo non solo medici ospedalieri ma anche medici dei servizi territoriali e i biologi – entro due anni avremo 40mila medici in meno. Tra le cause il raggiungimento della pensione di 4mila medici specialisti ogni anno per un totale di 12mila (2019-2021) e altri 10mila circa per gli stessi motivi nel triennio 2022-2024. In pratica il nostro Servizio sanitario nazionale in sei anni perderà 22mila medici ospedalieri solo per i pensionamenti. A questi ci sono da aggiungere i circa 9mila medici che dal 2019 al 2021 si sono dimessi e se l’andamento dovesse essere confermato anche per il triennio successivo se ne perderebbero altri 9mila. Tutto questo ha portato la ministra dell’università, Maria Cristina Messa, a dichiarare che stanno per mutare le condizioni d’accesso alla facoltà di medicina e chirurgia. Non ci sarà più il test unico per l’ingresso alla facoltà. Il nuovo percorso prevederà l’inizio della selezione anche dal quarto anno di liceo. Questo negli auspici lo si terrà già dal prossimo anno e lo studente potrà tentare il test fino a quattro volte ed entrare in graduatoria con il migliore risultato.

Una politica di continui tagli negli ultimi venti anni ha avuto come conseguenza una drastica riduzione di posti letto e di personale. Il Pnrr ha come obiettivo interventi di vario genere tra i quali la realizzazione dei cosiddetti “ospedali di comunità” con circa 11mila posti letto entro il 2026. L’arcano è come reclutare il personale. Tra l’altro per come sono stati concepiti rientrano in una concezione obsoleta e inadeguata a far fronte alle tante e diverse complessità poste in essere dalle domande di salute della medicina moderna. Intanto clinici ospedalieri e universitari ritengono che quanto destinato agli ospedali sia insufficiente e la crisi attuale sarà destinata ad aggravarsi sia per chi si rivolgerà agli ospedali per situazioni di emergenza, sia per tutti i pazienti affetti da patologie croniche.

Che strano, da un surplus di medici dopo il bum di iscrizioni alla facoltà di medicina sul finire degli anni Settanta, si è passati a un inadeguato rapporto operatori sanitari-popolazione. I medici specialisti ospedalieri italiani sono circa 130mila. Meno 60 mila della Germania e meno 43mila della Francia. Il numero dei posti letto ordinari è più basso della media europea (314 rispetto a 500 per 100mila abitanti) e ci colloca al 22esimo posto tra tutti i Paesi europei. Anche per i posti letto in terapia intensiva le cose non vanno meglio: se in periodo antecedente al Covid avevamo 8,6 posti ogni 100mila abitanti, con l’emergenza sanitaria era stato previsto che venissero aumentati fino a 14 ma in effetti solo una piccola parte risulta essere davvero attivata e, in ogni caso, con cifre nemmeno paragonabili rispetto, ad esempio, alla Germania (33 posti letto ogni 100mila abitanti).

Tornando alla carenza di medici (al Fatebenefratelli di Benevento, per esempio, ci sono medici in pensione da 10 anni che continuano a prestare la loro opera), la ministra Maria Cristina Messa spiega che si tratta di «un problema serio per i prossimi due anni, e scontiamo ciò che è stato programmato anni fa». Il tentativo della ministra è quello di innalzare i numeri, sia degli studenti che possono accedere alle scuole di specializzazione sia di quelli che possono entrare alla facoltà di medicina. Ma la ministra avverte che serve tempo, le conseguenze di queste riforme non si avranno nell’immediato. Solo la formazione di uno specialista di anestesiologia e rianimazione richiede 11 anni, sei del corso di laurea in medicina e cinque per la specializzazione. «Dobbiamo anche rendere più attrattivo il lavoro del medico generale che lavora nei territori locali perché sono sempre meno i giovani che vogliono fare questo lavoro», ha concluso la ministra Messa ospite a «The Breakfast Club» su Radio Capital.

Purtroppo la miopia di programmazione ha portato a questi risultati: la politica è l’arte di conoscere qualcosa di tutto e non tutto di qualcosa, di omettere e non mettere troppe dosi di verità.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it