Cosa ci riserva il futuro? Società

Cosa ci riserva il futuro? È una domanda che sorge spontanea ogni anno, con l’approssimarsi delle festività natalizie, puntuale come i bilanci dell’anno trascorso e gli auguri a parenti che non vediamo dal Natale precedente.

Scienziati e scrittori, artisti e pensatori hanno provato ad immaginare il futuro, in alcuni casi indovinando con largo anticipo fenomeni che poi si sarebbero verificati, più spesso toppando alla grande. Omero nell’Iliade descrive nell’officina del dio Efesto i primi rudimentali robot della storia della letteratura. H. G. Wells raccontò dell’invasione della Terra da parte dei marziani, sconfitti alla fine da un banale raffreddore.

Anche il cinema e la tv si sono sbilanciati in previsioni azzardate: il 2001 del film di Kubrick è ormai passato da oltre vent’anni, eppure non abbiamo ancora stazioni spaziali sulla luna (però esiste un’intelligenza artificiale, che speriamo non si comporti come HAL 9000). E Star Trek, probabilmente il più celebre telefilm di fantascienza di sempre, immaginò un futuro senza internet, ma con dei gadget che 60 anni fa erano incredibilmente simili agli attuali tablet e smartphone.

Ecco, senza sbilanciarci troppo in previsioni apocalittiche, possiamo prevedere che gli smartphone saranno senz’altro tra i protagonisti tecnologici dell’immediato futuro. Tra le nostre mani ogni giorno, nel 2024 probabilmente usciranno nuovi modelli o nuove app che consentiranno loro di svolgere ancora più funzioni.

Sul modo in cui lo smartphone ha cambiato le nostre vite sono già in corso degli studi e le prime conclusioni raggiunte non sono esattamente rosee: pare infatti che, da quando abbiamo iniziato a demandare sempre più compiti a quest’apparecchio, molte delle nostre facoltà intellettive ne siano state colpite negativamente. Tra le generazioni più giovani, per fare un esempio, è cresciuta la povertà lessicale. Secondo alcuni poi, l’uso prolungato dello smartphone per le faccende anche più banali o il suo abuso a discapito di altri passatempi, come ad esempio la lettura, sta portando ad un progressivo calo del quoziente intellettivo. In poche parole, i giovani d’oggi, nonostante la loro dimestichezza (o proprio a causa di essa) con le più moderne tecnologie, sarebbero meno intelligenti dei loro coetanei di venti o trenta anni fa.

È curioso quindi, o forse dovrei dire inquietante, che in parallelo con il calare dell’intelligenza umana stia invece progredendo la famigerata intelligenza artificiale. Ho già parlato di ChatGPT e dei suoi emuli, ma i software di AI sono diventati una preoccupazione ricorrente non solo degli scienziati, ma perfino dei governi. L’Unione Europea ha deciso di stabilire delle regole per limitare l’uso dell’intelligenza artificiale ed in questo si è mossa prima di altri attori sulla scena globale, come gli Stati Uniti o la Cina. E tra l’opinione pubblica il diffondersi incontrollato dell’AI è uno dei fattori di rischio che minacciano il nostro futuro, insieme al riscaldamento globale, le pandemie ed i conflitti che rischiano di sfociare in guerre nucleari.

Cosa ci aspetta dunque? Un futuro post-apocalittico come in Mad Max, dopo una guerra tra Cina e Stati Uniti per Taiwan? Un genere umano dall’intelligenza inferiore a quella di altri primati, come nel Pianeta delle scimmie? Un pianeta reso inabitabile dal cambiamento climatico, come in Waterworld? Oppure diventeremo schiavi delle macchine, come in Terminator o Matrix? Nella speranza che nessuno di questi scenari si avveri, apprestiamoci a brindare all’anno nuovo augurandoci che la tecnologia ci porti soltanto soluzioni e non problemi.

CARLO DELASSO