Gli Angeli del fango e gli Angeli nell'ombra Società

Al quartier generale della Caritas diocesana, in via San Pasquale, c’è un viavai di gente, tanti giovani con le facce stanche ma sorridenti, contenti di aver fatto qualcosa di utile per tante famiglie colpite dall’alluvione. Arrivano macchine e furgoni che portano cibo e vestiario. La roba passa di mano in mano nel lungo corridoio e viene sistemata nelle stanze previste dall’organizzazione. Nel centro sono ospitati una cinquantina di sfollati, ma si cucinano quasi mille pasti al giorno. Tutto il lavoro di assistenza è coordinato da don Nicola De Blasio, direttore della Caritas, alle prese con centinaia di telefonate.

Raggiungiamo la struttura sabato sera, 17 ottobre, quando c’è ancora molto da fare per liberare case e strade dal fango e dall’acqua. All’ingresso c’è Angelo Moretti che “dirige il traffico”. I volontari, ognuno al suo tavolo, catalogano i materiali, sistemano i pacchi, organizzano le spedizioni. “Accanto agli “angeli del fango” - spiega don Nicola - ci sono gli “angeli nell’ombra”, perché fanno un lavoro oscuro, ma fondamentale. Grazie all’impegno di tanti giovani volontari la nostra macchina organizzativa può camminare spedita. Il loro compito è quello di selezionare le donazioni di enti, negozi e famiglie, di smistare le cose nei luoghi dove c’è bisogno e nello stesso tempo di assistere tutti gli altri volontari sparpagliati dove c’è da spalare”.

Il variegato mondo del volontariato ha giocato davvero un ruolo decisivo nel soccorso agli alluvionati. La terribile ondata, partorita dall’incrocio di fiumi e torrenti gonfiati dalla pioggia, ha determinato una nuova grande solidarietà. Col passare delle ore la tragedia è apparsa nelle sue vere drammatiche dimensioni distruttive. Allora, molta gente ha capito che bisognava rimboccarsi le maniche, che non c’era un minuto da perdere. Si penserà dopo ad accertare le responsabilità, a capire le cause dell’anomalo fenomeno metereologico, per fare in modo che non succeda mai più.

La città di Benevento - rileva il direttore della Caritas - ha dimostrato altre volte il suo slancio solidale. Questa volta, però, è stata come una “chiamata alla armi” per difendere un territorio ferito, è bastato poco per raccogliere tante braccia, richiamare tanti volontari, educati e cresciuti nelle varie associazioni. Accanto ad essi sono scesi in campo tanti semplici cittadini, con rabbia e con orgoglio, coscienti che non si poteva stare a guardare di fronte ad un’immane ed inaccettabile catastrofe”.

Sotto la guida della Caritas si sono mobilitati quelli dell’Agesci, dell’Unitalsi, della Croce Rossa, i giovani scout della Cngei, la Misericordia di Angelo Iacoviello, ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori, studenti universitari dell’Erasmus, coordinati da Roberta Rullo e Luigi Salierno, una nutrita pattuglia di migranti. Il fronte del volontariato è stato irrobustito dall’apporto generoso e prezioso dei tifosi della Curva Sud del Benevento Calcio, di quelli di Torre Annunziata e della Salernitana, dal sostegno compatto ed incisivo degli atleti della squadra del Rugby, guidata da Rosario Palumbo. Un validissimo contributo è arrivato dal “Movimento di Lotta per la Casa” e dal Centro Sociale Lap-Asilo 31 di Via Firenze.

Abbiamo lavorato a stretto contatto con le istituzioni - sottolinea don Nicola - ed in particolare col Coc (Centro Operativo Comunale), con la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, i forestali, l’esercito, le forze dell’ordine. I volontari impegnati sono stati oltre cinquecento, ma in queste occasioni non bastano mai. Lo straordinario sussulto ha dimostrato ancora una volta che il dolore fa diventare solidali le persone. Ora ci si domanda: “La colpa del tragico evento è stata dell’uomo o della natura?”. Per me, è stata prima dell’uomo. Gli antichi, non a caso, costruivano sulle colline, perché sapevano che dal fuoco e dall’acqua non si scappa”.

ANTONIO ESPOSITO

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