Il parere della sessuologa Società

Sul tema in esame abbiamo avuto un colloquio con la sessuologa Chiara Simonelli, docente presso l'Università La Sapienza di Roma.

Stupri in famiglia: prerogativa di determinate classi sociali?

No. Affatto. La prerogativa è maschile ed è trasversale in senso economico, culturale. Il degrado di certi contesti di sicuro non aiuta, ma è il fraintendimento e la storia di un'identità di genere maschile che da sempre confonde possesso-potere con sesso a farne la differenza.

Fenomeno in forte crescita? Perché?

Bisogna verificare i dati. Non sono sicura che sia in crescita. Occorre fare dei confronti con gli anni precedenti. A seguire i media si direbbe certo di sì. Se così fosse l'unica spiegazione starebbe in un tale malessere e precarietà che nel vissuto maschile scatena compensazioni in quella direzione dell'aumento del potere momentaneo. Ricorda che una volta si diceva del padre sfigato sul lavoro che tornava a casa e picchiava la moglie la quale a sua volta si sfogava sui figli e questi ultimi sul cane? Bene: un frustrato in società ha un suo piccolo regno in cui la rivalsa è sui soggetti deboli, donne e bambini da stuprare. È roba mia e ci faccio quel che voglio.

Più d'uno invoca la castrazione chimica. Panacea?

Che tristezza! Più che castrare dovremmo prevenire nelle agenzie formative, specie la scuola. Fin da piccoli si potrebbe fare un buon lavoro sull'identità di genere, sul corpo e sulla sessualità. Agli stupratori manca sempre l'empatia. Anzi godono della paura dell'altro che testimonia la sudditanza e fa riscontro col loro desiderio di strapotere. Invece niente educazione sessuale nelle scuole se non per piccoli interventi non strutturati.

La gente chiede maggiore rigore nell'applicazione delle sentenze...

Beh, certo se lasci uno stupratore accertato a piede libero non è buona cosa. Prevenzione e riabilitazione di questi uomini però dovrebbero animare l'intera società. Oppure mettiamo al gabbio la metà dei nostri maschi così stiamo più sereni?

... considerato che le leggi già ci sono, e non si capisce perché tra sconti e sconticini dopo poco tempo i carnefici siano di nuovo in giro liberi di reiterare.

Sì qui i dati ci sono: le recidive su questo tipo di reato sono alte! E il recupero di queste persone spesso deludente o neanche tentato. Che facciamo, buttiamo via la chiave? Facciamo piuttosto osservare la legge che dal '96 è molto migliorata. Solo tredici anni fa: vuol dire che i maschi al potere hanno fatto una bella resistenza fino ad allora, non trova? È passato l'aborto, il divorzio, la patria potestà è diventata genitorialità e anche il delitto d'onore è stato cancellato come attenuante nei delitti (negli anni Ottanta, anche qui un po' tardivo!). Per la violenza sessuale abbiamo dovuto attendere il '96 perché diventasse un reato contro la persona (parola grossa, dato che riguarda le donne!) piuttosto che un delitto contro la morale.

Dopo una violenza del genere, la vita sessuale della donna è compromessa per sempre? Può un lungo lavoro d'analisi restituire la donna ad una vita normale?

Ho conosciuto donne che non si sono mai più riprese, purtroppo. È davvero straziante, ma è così. Altre, anche attraverso la terapia, sono uscite dal tunnel della paura e della sfiducia verso il mondo. Che vita è se non hai fiducia negli altri? Se ti aspetti sempre e solo danni? Vivere sulla difensiva non è vivere. Vivere in mezzo all'aggressività, non solo sessuale, riduce la quota di gioia di vivere di molti di noi. Sono anni difficili.

GIANCARLO SCARAMUZZO