Intelligenza emotiva: la chiave del successo Società

Ad ognuno di noi sarà sicuramente capitato nella vita di effettuare uno degli usuali “test d’intelligenza” per mettere alla prova le proprie capacità logico-matematiche, verbali e spaziali e per conoscere la misura del QI (quoziente intellettivo) personale.

Ma quante volte ci è capitato di incontrare persone che, pur essendo da tutti considerati “mostri di intelligenza”, con elevatissimi quozienti intellettivi, hanno riportato scarsi risultati in campo lavorativo e sociale? Oppure, al contrario, come è possibile che persone incapaci persino di “fare la O col bicchiere” riescano ad avere così tanto successo nella vita? Saranno forse questi test del QI una grande bufala? Non esattamente.

Si tratta solo di un problema di limiti che il tradizionale test d’intelligenza mostra quando viene utilizzato come indice per prevedere il successo che un dato individuo otterrà nella vita professionale e, più in generale, in quella sociale. Infatti, l’intelligenza basata sull’esercizio della razionalità costituisce soltanto un aspetto delle capacità più generali che consentono all’uomo di misurarsi con le svariate situazioni incontrate nella quotidianità.

Recenti studi, capitanati dallo psicologo statunitense Daniel Goleman, hanno portato all’elaborazione di teorie che possono riassumersi nella nozione di “intelligenza emotiva”, ovvero un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di gestire e valutare in modo consapevole le proprie emozioni (intelligenza emotiva personale) e quelle altrui (intelligenza emotiva sociale).

In sostanza, una persona potrà essere scarsamente abile nei test di intelligenza classici, ma possedere rare doti psicologiche, come la capacità di riconoscere facilmente le proprie e le altrui emozioni, arrivando perfino a comprendere le motivazioni alla base dei comportamenti umani.

La cosa veramente sorprendente è che tale tipo di intelligenza, diversamente da quella logico-matematica, non cessa mai di svilupparsi. Anzi, può accrescersi con il passare degli anni e portare ad una consapevolezza sempre maggiore di se stessi e degli altri.

Quindi, non basta essere Archimede o Einstein per sfondare nel mondo del lavoro ed avere successo nella vita. Bisogna riuscire ad evolversi emotivamente, avere pieno dominio di sé stessi, comunicare in maniera efficace ma, soprattutto, sentire gli altri ed entrare con loro in un vero e proprio flusso di contatto.

Vista l’importanza delle suddette teorie, sarebbe utile promuoverne la conoscenza anche all’interno degli istituti scolastici, sedi primarie di sviluppo e formazione dell’individuo.

A cogliere opportunamente tale utilità è stato l’Istituto Comprensivo “Federico Torre” di Benevento che, grazie alla disponibilità del Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Psichiatria dell’Az. Ospedaliera “Cardarelli” di Campobasso, Dott. Franco Veltro e della sua esperta equipe medica, ha organizzato un progetto no profit finalizzato proprio al potenziamento dell’intelligenza emotiva.

Sulle scia di questa prima brillante iniziativa, si auspica che anche altri Istituti Scolastici possano valorizzare tale aspetto dell’intelligenza, organizzando interessanti progetti che possano stimolare gli allievi e, perché no…. anche i docenti!!!

SERENA DE RIENZO

 

 

 

 

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