La prostata e i suoi problemi Società

La prostata e i suoi problemi. Di questo e altro abbiamo parlato con il dott. Enzo Tripodi, urologo in quiescenza, già in servizio presso l’Ospedale San Pio di Benevento con il primario dott. Luigi Salzano.

Coniugato con la prof.ssa MariaLuisa, padre di due figli e nonno di quattro splendidi nipoti: Pasquale, Sofia, Riccardo ed Elena.

La ghiandola dell’apparato riproduttivo maschile, la prostata, ci vuole dire quali sono le sue funzioni?

La prostata è una ghiandola che ha la forma e la grandezza di una castagna con apice rivolto verso il basso e base in alto, posizionata al di sotto del pavimento vescicale, anteriormente al retto, ed al suo interno scorre la parte iniziale dell’uretra , per questo detta uretra prostatica. La funzione principale della ghiandola prostatica è quella di produrre il liquido prostatico, cioè la parte liquida dello sperma, il carrier che permette la fuoriuscita dal corpo umano dei gameti maschili, gli spermatozoi, al momento della eiaculazione. E’ quindi una ghiandola essenziale per il meccanismo della riproduzione e della fertilità.

Si può ingrossare e perché?

L’aumento di volume della ghiandola prostatica è una evenienza fisiologica e va di pari passo con lo sviluppo dell’apparato genitale maschile e della attività sessuale, soprattutto a partire dalla terza decade di vita. Con il tempo l’aumento dell’organo è dovuto soprattutto alla iperplasia delle ghiandole che producono il liquido prostatico ed alla ipertrofia del tessuto fibro muscolare di sostegno delle ghiandole stesse. Situazioni patologiche locali, come l’infiammazione, possono ulteriormente favorire l’aumento di volume della ghiandola

Scusi da cosa dipende l’infiammazione alla prostata?

L’infiammazione prostatica in genere dipende da insulti che possono avvenire nel corso dell’espletamento della funzione sessuale. I rapporti non protetti, la scarsa igiene intima di entrambi i partners, la promiscuità sessuale possono certamente favorire le infezioni sessualmente trasmesse e i conseguenza anche infezioni ed infiammazioni prostatiche. La prostata tuttavia è una ghiandola molto sensibile alle abitudini di vita e l’ infiammazione può essere presente in persone dedite ad alcuni sport, quali ciclismo, equitazione e motociclismo. Anche alcune abitudini alimentari possono favorire l’infiammazione prostatica, come per esempio l’abuso di cibi molto speziati contenenti soprattutto la capsaicina, sostanza irritante contenuta nel peperoncino rosso. Inoltre la posizione anatomica della prostata rende questa ghiandola facilmente aggredibile dai batteri intestinali in corso di patologie a carico della porzione terminale dell’intestino retto- sigmoideo (coliti, rettocoliti, diverticoliti del sigma, emorroidi, ragadi anali e fistole anali).

Quindi possiamo dire che i problemi alla prostata creano difficoltà sulla sfera sessuale, secondo lei, come si potrebbe ovviare?

Conoscendo ora quale sia la funzione della ghiandola prostatica è evidente che le alterazioni del normale metabolismo prostatico possano avere ripercussioni anche sulla sfera sessuale. In particolar modo possono aversi disturbi della eiaculazione e dell’orgasmo, ma anche deficit della erezione su base psicogena nel momento in cui il paziente vive in maniera molto ansiosa i sintomi, soprattutto irritativi, a carico dell’apparato genito-urinario.

Come si nota l’ingrossamento alla prostata. Il medico è in grado di diagnosticare tale ingrossamento e da quale età potrebbe accadere?

I primi sintomi d’iperplasia della prostata dovrebbero evidenziarsi intorno alla quinta/sesta decade di vita, ma non è infrequente oggi osservare pazienti molto più giovani che lamentano difficoltà minzionali . In genere il paziente comincia a lamentare una sensazione di minzione incompleta, insoddisfacente, associata a un flusso dell’urina più debole. Questa condizione porta il paziente ad aumentare la frequenza delle minzioni diurne (pollachiuria) e ad alzarsi più spesso di notte per urinare (nicturia). Questi disturbi iniziali possono associarsi anche fenomeni irritativi come tensione sovra pubica e perineale, bruciori minzionali o post minzionali, urgenza minzionale e a volte urge incontinenza. L’entità della sintomatologia può variare, naturalmente, secondo l’età del paziente, della presenza o meno di patologie associate e se siamo di fronte a patologie più specificatamente infiammatorie o degenerative.

Si dice che l’indicatore della presenza di una neoplasia maligna alla prostata è il PSA. Corrisponde al vero?

Il PSA, è una glicoproteina prodotta dal tessuto prostatico che, quando fu scoperta, fu collegata ad un suo aumento nel Carcinoma della prostata e quindi considerata come un Marker di questa neoplasia. Oggi la situazione è leggermente diversa perché il PSA è considerato un marker sicuramente molto specifico ma poco sensibile. Voglio dire che il PSA è una sostanza prodotta esclusivamente , o quasi, dalla prostata , quindi altamente specifico, per cui con la sua determinazione nel sangue degli uomini studiamo il metabolismo prostatico. Tuttavia il valore del PSA è poco sensibile perché può essere alterato non solo nel Carcinoma prostatico, ma anche nella iperplasia prostatica benigna, nelle prostatiti acute e croniche, dopo manovre strumentali o cateterismi o interventi sull’apparato urinario e in corso di patologie dell’area anorettale. Da ciò si deduce che la sola determinazione del PSA plasmatico non può bastare per porre sospetto diagnostico di Carcinoma della prostata ed anche la sua importanza negli screening di massa si è fortemente ridotta.

Una volta diagnosticata neoplasia maligna alla prostata si può intervenire?

Una volta fatta diagnosi di carcinoma della prostata e stabilito lo stadio di progressione della neoplasia, la stessa può essere aggredita con varie modalità terapeutiche, a seconda della età del paziente, delle sue condizioni generali di salute, a seconda del grado e dello stadio della neoplasia. L’intervento chirurgico di prostatectomia radicale, associata o meno alla linfoadenectomia iliaco-otturatoria di staging,(asportazione dei linfonodi satelliti) garantisce un ottimo controllo della patologia neoplastica fino alla definitiva guarigione. L’intervento può essere praticato in open, cioè a cielo aperto o in modalità Videolaparoscopica o in modalità robot assistita. La scelta dell’intervento dipende dalla disponibilità della tecnologia, dall’esperienza del chirurgo, dalle condizioni del paziente e dallo stadio della patologia.

Quali sono le conseguenze per chi è operato da neoplasia alla prostata?

L’intervento di prostatectomia radicale prevede l’asportazione in blocco unico della ghiandola prostatica, delle vescicole seminali, e dei linfonodi iliaco-otturatori bilaterali. Nel post-intervento il paziente può lamentare un’incontinenza urinaria da sforzo transitoria che è sempre meno frequente con il miglioramento e consolidamento delle tecniche chirurgiche e con la maggiore esperienza del chirurgo nell’utilizzare le tecniche robotiche. La disfunzione erettile è invece una complicanza più frequente e può variare, nelle varie casistiche, da valori bassi a valori decisamente più alti e può essere condizionata dalla tecnica chirurgica utilizzata, dalle condizioni di capacità erettile del paziente già prima dell’intervento e dalla possibilità o meno di poter utilizzare da parte del chirurgo, tecniche nerve sparing di rimozione della prostata. Per tecnica nerve sparing mono o bilaterale si intende la possibilità di preservate le terminazioni nervose microscopiche e non che afferiscono alla capsula prostatica attraverso i cosiddetti bundless. Naturalmente, dovendo garantire soprattutto la radicalità oncologica, questa tecnica può essere utilizzata esclusivamente in neoplasie intraprostatiche o comunque non infiltranti i tessuti periprostatici. In ogni caso oggi sono disponibili possibilità terapeutiche farmacologiche o protesiche che possono risolvere una disfunzione erettile permanente, o insoddisfacente, successiva a un intervento di prostatectomia radicale.

In poche parole si dice che non si è più in grado di procreare è vero?

L’asportazione della ghiandola prostatica e delle vescicole seminali associata alla legatura dei dotti deferenti, renderà in seguito impossibile una eiaculazione e quindi l’impossibilità di avere naturalmente una procreazione. Di questo devono essere informati i pazienti relativamente giovani che potrebbero ancora desiderare di mettere al mondo dei figli. In questi casi prima dell’intervento di prostatectomia è consigliabile praticare una crioconservazione dei propri spermatozoi da poter eventualmente utilizzare in successivi tentativi di PMA (Procreazione medicalmente assistita)

Lei è un urologo esperto. Ha lavorato da sempre presso gli ospedali consiglia l’intervento in laparoscopia o tradizionale?

Come ho già detto la scelta della tecnica d’intervento dipende da vari fattori che interessano il chirurgo e la struttura presso cui opera, il paziente e lo stadio della patologia. Ogni tecnica tuttavia dà buoni risultati chirurgici in termini di risoluzione della patologia e di qualità di vita. In questo momento, ed ormai da un paio di anni, presso la UOC di Urologia della A.O. San Pio di Benevento diretta dal dottor Luigi Salzano, la tecnica Robot assistita garantisce la quasi totalità degli interventi di prostatectomia radicale con risultati eccellenti

Lo sport in genere fa bene a chi soffre di prostata? Anche la bicicletta?

Lo sport fa bene per chi soffre di patologia prostatica perché favorisce il ricambio e la eliminazione di agenti ossidanti ed inoltre garantisce la produzione circadiana del testosterone che è stimolata da una attività fisica aerobica. Il ciclismo fatto da cicloamatore invece potrebbe favorire la congestione pelvica e periprostatica e favorire le cosiddette “infezioni del sopra sella”, altro non sono che prostatiti acute o croniche, batteriche o abatteriche.

Quali consigli possiamo dare e quanto incide una cattiva alimentazione per chi ha problemi alla prostata?

Una cattiva alimentazione basata su un eccesso di cibi grassi, fritti, povera di agenti antiossidanti, piccante, con superalcolici, favorisce le patologie prostatiche su base infiammatoria soprattutto in uomini più giovani.

Le pesa essere andato in quiescenza?

Non è stato facile, lo ammetto, passare dalla sera alla mattina, da una vita professionale molto attiva e stressante dell’attività ospedaliera “soprattutto in tempi di pandemia”, a ritmi più tranquilli, rilassati e con lunghe pause d’inattività. I primi giorni ho sofferto di silenziosi e incomprensibili sensi di colpa per non essere al mio posto di lavoro in reparto. Soprattutto sapendo che i miei colleghi stavano e stanno soffrendo fortemente per le carenze di organico e sottoposti a turni di lavoro ancor più difficili da sostenere. Tuttavia, un medico resta sempre medico, pensione o non pensione, e questo mi spinge a essere ancora attivo e utile per i miei pazienti, ovviamente, fin quando lo vorranno e mi riterranno capace di risolvere le loro problematiche uro-andrologiche.

NICOLA AMOROSO