Rosangela Ciaramella, responsabile del progetto MILA - Museo Itinerante dei Luoghi Alfonsiani Società

Che cose è il MILA?

Il MILA è un sogno. Da tanto tempo si pensava di rendere di nuovo fruibili dei luoghi custoditi qui a Sant’Agata de’ Goti chiusi per tantissimo tempo, attraverso un percorso ben definito e organizzato.
Grazie alla Cooperativa sociale di Comunità iCare, con il Presidente don Matteo Prodi e grazie alla Diocesi con il Vescovo Giuseppe Mazzafaro che ci ha aperto le porte è stato possibile realizzarlo.
Cooperativa che si è fatta carico della parte riguardante la progettazione, mettendo in campo moltissime risorse, oltre quelle ottenute dal finanziamento ricevuto dall’Unione Europea con risorse a valere sul programma “Cultura Crea 2.0” di Invitalia. Il sogno di iCare è quello di trasformare le ferite in opportunità, le bellezze in occasioni di crescita e tutto ciò che è ricchezza del territorio in qualcosa utile per tutti a partire dalla creazione del lavoro. Cooperativa vuol dire che ognuno si sente responsabile del lavoro degli altri e porta avanti un progetto che non è solo il MILA, ma tante cose, come il Laboratorio di Pasticceria sociale Dolcemente, il centro antiviolenza Casa delle donne e tantissimo altro.

Qual è stata l'ispirazione dietro la creazione del MILA e quali sono i suoi obiettivi principali?

Come si suol dire “viaggiare apre la mente” ed è stato un po’ così. Ho avuto la possibilità di viaggiare nel corso della mia vita e ho visto i vasi provenienti da Sant’Agata de’ Goti e nello specifico dalla mia Frazione Presta, dalla Frazione San Pietro, esposti al British Museum di Londra. Se da una parte è stato motivo di orgoglio, dall’altra rifletti sul perché in altri Paesi si riesca a valorizzare ciò che ci appartiene, mentre qui pur essendo ben visibili ancora le necropoli da cui questi vasi provengono, siamo in attesa che il vento e le intemperie ricoprano nuovamente tutto fino a perderne memoria. Quindi alla base della nascita del MILA c’è la consapevolezza: consapevolezza di ciò che c’è, esiste e bisogna far conoscere di Sant’Agata de’ Goti così come di tutto l’entroterra campano.

Qual è stato il tuo percorso formativo?

Mi sono laureata a Napoli in Scienze dei beni culturali: turismo, arte, archeologia, all’ Università Suor Orsola Benincasa, dove ho conseguito anche un Master in Management del turismo culturale. In entrambi i casi ho concluso il percorso con una tesi su Sant’Agata de’ Goti, città in cui sono cresciuta e in cui ho deciso di investire i miei sforzi e le conoscenze acquisite per realizzare qualcosa di concreto. Ho continuato a studiare in particolare nel campo della comunicazione e divulgazione scientifica con l’Università Vanvitelli di Caserta, poi ancora ho svolto formazione specifica sul Turismo lento e Turismo dei borghi. Tutt’oggi mi ritaglio del tempo per lo studio, tutto è in continua evoluzione e bisogna tenersi al passo il più possibile.

Ci sono delle tappe che consideri decisive nel tuo percorso?

Senza ombra di dubbio è stato fondamentale il tirocinio svolto alla Galleria borbonica di Napoli gestita dall’Associazione “Borbonica sotterranea”. Percorsi che raccontano 500 anni di storia della città di Napoli: vecchie cave di tufo, divenute, tra il 1939 e il 1945, rifugio antiaereo per migliaia di napoletani e in seguito, fino agli anni ’70, come Deposito Giudiziale Comunale. A fare da guida giovani brillanti napoletani che raccontano uno spaccato di storia della città, in un misto tra preparazione e quel picco di simpatia che non guasta mai. I percorsi, l’organizzazione, sono stati di grande ispirazione per la strutturazione del MILA.

Quali sono le caratteristiche uniche del museo che lo distinguono da altri musei?

Il MILA non è un contenitore di beni, quindi non è il museo che normalmente immaginiamo: è un vero e proprio museo diffuso, itinerante appunto. Un racconto della città in due percorsi: il primo abbraccia i luoghi in cui Sant’Alfonso, nostro Vescovo dal 1762 al 1775 ha vissuto, il secondo percorso abbraccia tutta la città, dalla Chiesa della SS Annunziata al Duomo. Soprattutto, i percorsi sono sempre guidati, nel ticket è sempre compresa la guida. Puoi descrivere alcuni dei luoghi Alfonsiani inclusi nell’itineraio e perché sono significativi?

Scegliere è veramente difficilissimo perché ogni sito, chiesa o vicolo ha tanto da raccontare. Se dovessi segnalare quelli che possono essere considerati i nostri fiori all’occhiello sicuramente indicherei la chiesa di San Menna che conserva al suo interno il pavimento più antico nel suo genere datato dell’Italia meridionale realizzato nell’XI secolo con 44 materiali diversi provenienti da tutto il mondo e l’altro sito sconosciuto ai più è il cunicolo di Sant’Alfonso: così chiamato perché, secondo la tradizione orale, Sant’Alfonso si recava qui in preghiera. Affrescato tra il 1613 e il 1614, presenta pitture quasi del tutto intatte in cui sono raffigurate scene della Genesi.

Qual è stato il processo di ricerca e raccolta dei reperti e delle informazioni legate ai luoghi Alfonsiani?

La ricerca e raccolta dei reperti così come l’allestimento museale è stata curata dall’attuale direttore del museo don Alex Criscuolo. C’è stato un grandissimo lavoro di studio, ricerca e catalogazione dei reperti iniziato a Maggio 2023 e tutt’ora in corso. Sono state esposte opere Alfonsiane stampate negli anni in cui Sant’Alfonso era qui a Sant’Agata e le lettere ritrovate autografate dal Santo, esaminate e tradotte per poi essere inserite nello spazio museale.

Quali sfide hai affrontato nel lanciare e gestire un museo itinerante come il MILA?

Siamo abituati a concepire un museo come un luogo a cui accedere in qualsiasi momento autonomamente, spesso tornando a casa senza un vero e proprio bagaglio perché non tutti hanno delle conoscenze al punto tale da comprendere tutto ciò che gli occhi possono vedere. Non c’è ancora il concetto dello storytelling, l’arte della narrazione, che è alla base delle nostre visite. La sfida più grande è far capire che quella del divulgatore culturale è un lavoro. Non è un hobby, non un passatempo, ma un lavoro che richiede studio continuo, in termini di contenuti, in questo caso storici e religiosi, ma anche in termini di strategie di veicolazione e comunicazione.

Come il MILA si collega alla storia e all'identità della città di Sant’Agata de’ Goti e come speri che influenzi il suo futuro?

Il MILA intende farsi promotore della storia e cultura locale senza stravolgerne l’identità ne snaturarla.
Come dico sempre, non dobbiamo inventare nulla, è già tutto qui, il nostro compito è quello di trasferire le conoscenze al meglio e nel rispetto dei luoghi.

Come il MILA si impegna a garantire l'accessibilità e l’inclusività per tutti i visitatori, compresi quelli con disabilità?

L’accesso ai siti è stata da subito e sarà sempre totalmente gratuita per tutte le persone con disabilità, e agli accompagnatori delle persone con disabilità è riservata una riduzione sul ticket di ingresso. Stiamo lavorando allo sviluppo di una applicazione che permetterà anche ai non udenti di usufruire della visita e sicuramente in un futuro non lontano contiamo di rendere totalmente accessibili tutti i siti coinvolti nei percorsi, privi di barriere architettoniche. C’è tantissimo lavoro da fare ma anche tanta volontà, con l’immancabile supporto di Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Mazzafaro che tiene e crede in modo particolare al MILA, sono convinta che pian piano si riusciranno a mettere a posto tutti i tasselli.

Quali sono le tue strategie di marketing e promozione per attrarre nuovi visitatori al MILA?

L’agenzia Arcadia ha realizzato il nostro marchio, ha curato e cura il sito web e la presenza sui social. Quest’ultima importante e complessa: i social sono saturi, la pandemia ha spinto il mondo dell’arte sui social in quanto in quel momento era l’unica vetrina possibile, quindi l’offerta è ampia. Per emergere bisogna essere costanti. Ma il mondo del web non è l’unico da esplorare, oltre le convenzioni che ho già citato, abbiamo invitato agenzie, ristoratori e professionisti del settore turistico qui al MILA a vivere l’esperienza di fare uno dei nostri percorsi. Si lavora in diverse direzioni.

Mi racconti qualche tuo progetto recente?

L’ultima iniziativa è stata quella delle letture per bambini svolte nel cunicolo seicentesco a cura di Mariacarmela Polisi, della libreria “Mio nonno e Michelangelo”. Una bellissima giornata di sole organizzata dall’Arch. Elena Arcopinto, resa ancora più viva dalla presenza di bambini e famiglie che al termine delle letture con Mariacarmela hanno svolto il tour nel nostro museo. Queste sono le iniziative che intendiamo sperimentare e portare avanti per diffondere la cultura del bello.

Quale consideri attualmente un obiettivo da raggiungere?

Far si che il MILA diventi uno strumento attraverso il quale far conoscere la nostra meravigliosa Città, generando lavoro.

Mi hai raccontato tante cose interessantissime, ma questo è il lavoro che immaginavi di fare?

Sicuramente il desiderio di fare qualcosa nel mio campo nella mia Città c’è sempre stato. Solo attraverso le esperienze vissute, sia a Napoli che a Genova in occasione dei Rolli days, hanno fatto maturare in me la consapevolezza non solo di volerlo fare ma anche di essere in grado di farlo, cosa non scontata.

C’è qualcosa nelle tue radici che pensi ti abbia in qualche modo portata fin qui?

Sono profondamente legata alle mie radici, viaggio con piacere ma come dico sempre “il viaggio più bello è quello che mi riporta a casa”. Non potrei vivere in nessun altro posto che non sia la Campania, è un luogo estremamente stimolante, siamo circondati di bellezza e non dobbiamo inventarci nulla, basta alzare lo sguardo.

ALESSIO AUGLIESE