Sul pallone la politica perde la parola Società

La vicenda Evacuo merita qualche approfondimento. Preciso e puntuale l'intervento sul Corriere del Mezzogiorno del giornalista-filosofo Giancristiano Desiderio, tutto svolto però all'interno della logica calcistica.

Al termine della partita Benevento-Nocerina un gruppo di tifosi si è presentato con uno striscione di immediata eloquenza. Via Evacuo da Benevento. Il giocatore in questione è un “cavallo di ritorno”. Fu acquistato dal Benevento dei Vigorito per la tanto desiderata scalata alla serie B. In una partita di Coppa Italia, giocata all'Olimpico di Roma contro la Lazio, Evacuo si ruppe una gamba. Non soddisfatti del rendimento dopo il grave infortunio, fu venduto. L'anno scorso ha giocato con la Nocerina, alla quale sono approdati altri beneventani, tra cui anche il portiere Gori poi tornato in casa giallorossa.

Di che delitto si era macchiato Evacuo (che di nome fa Felice) per meritarsi una simile “sentenza”? La ricostruzione è stata difficoltosa. Il presidente Oreste Vigorito in conferenza stampa post-partita, forte anche della vittoria, ha esibito un cipiglio da vero capo. In serata è stata annunciato per l'indomani una videodichiarazione del giocatore (tipo quelle di Berlusconi). Perché l'indomani? Ma è ovvio, perché la notte porta consiglio.

Il giocatore Evacuo, al termine della partita (solennemente catalogata tra i derby, dove chi vince vale doppio), dopo aver compiuto le abluzioni rituali e le genuflessioni canoniche verso i “sostenitori locali” si era avvicinato (a trenta metri, è stato categoricamente precisato) ai sostenitori della parte avversa. Cioè ai tifosi della Nocerina che, anziché lanciare pietre e petardi come s'usa nei derby, stavano tributando un saluto ad un ex loro giocatore (idolo forse è troppo).

Il codice di quella parte di tifosi prontamente radunatasi dietro lo striscione non prevede che un giocatore del Benevento possa intrattenersi, sia pure a trenta metri, dai tifosi della “parte avversa” che devono essere insultati senza sosta durante la partita e guardati di traverso anche quando tutto è finito. A che servirebbe, se no, la premurosa scorta di abbondante polizia?

Il saluto all'avversario (cosa normale, anzi rituale, cioè obbligatoria, nel rugby o nel tennis) può essere la prova documentale di scarso attaccamento alla maglia. Il “sentimento di attaccamento” prevede la foto quando si firma il contratto, la corsa sfrenata quando si segna un gol con la mano che batte ripetutamente il pugno in petto (dalla parte del cuore), il bacio di venerazione e un braccio agitato come certe vecchiette di una volta quando di facevano il segno della croce.

Il giorno in cui è scattata la squalifica della curva del Milan a causa di “trattamento offensivo per la parte avversa” a Benevento è stata richiesta la punizione più drastica (ovvero il licenziamento su due piedi) per una ipotesi rovesciata: “l'atteggiamento amichevole col nemico”.

Non vi dico del video a mezzo del quale Felice Evacuo ha “chiesto scusa” e della soddisfazione espressa dal presidente Vigorito. I colleghi giornalisti addetti a seguire le gesta pedatorie della gloriosa maglia giallorossa avrebbero registrato una diversa reazione dei tifosi. Ai quali non sono bastate le scuse del giocatore. Vedremo come andrà a finire, se andrà a finire.

Una cosa mi ha colpito. La mancanza di dichiarazioni dei politici. Sia di quelli che ben volentieri si prestano a commentare le partite in diretta tv dallo stadio prendendosi pure pericolosissimi spifferi, sia di quelli che producono comunicati stampa a mo' di certificati di esistenza in vita.

Non ho difficoltà a ipotizzare che tale atteggiamento prudenziale sia dettato dalla necessità di coprire comunque la società del pallone a Benevento. I politici ritengono che,se il pallone va bene, si moltiplicano i voti. Fior di politici si sono svenati pur di provare il piacere di vedersi issati sulle spalle da folle acclamanti di tifosi impazziti di gioia. Alle volte hanno dovuto battere in ritirata per scarsità, come si dice, di risultati.

Ma sempre la politica, soprattutto quella delle terze e quarte linee, si è sentita “portata” dalle ventate di gioco di una squadra in grado di dare soddisfazioni. Vuoi vedere che hanno contato quanti erano i tifosi dietro al cartello e quanti erano quelli andati a seguire l'allenamento a Paduli forniti di pure di tricchi-tracchi?

Come si dice? Bisogna schierarsi. E allora, non potendosi schierare subito, ma in previsione futura, nessuno se l'è sentita di stare con Evacuo, che forse manco vota qua. Mai pensare a voto di scambio, per l'amor del cielo. Ma che ci guadagno se mi metto, per una pura questione di principio (il rispetto dell'avversario, la sportività, la cavalleria, la buona educazione), contro i tifosi che hanno famiglia, prestigio e certificato elettorale?

Ecco, questo ho pensato. Che cioè i ciarlieri protagonisti della politica si sono dimessi da quello che dovrebbe essere il loro ruolo principale. Essere di guida, fornire valori, lanciare idee per “cambiare” per migliorare e progredire.

La politica ha sempre e comunque una funzione pedagogica. Cessa di essere quanto tace. Soprattutto quando perde la parola per paura di andare contro corrente.

MARIO PEDICINI

mariopedicini@alice.it

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