Vogliamo occuparci anche di Abele? Società

Abbiamo abolito la pena di morte. E anche l'ergastolo è vicino alla sua pratica scomparsa. Segni positivi di una civiltà che avanza spedita sulla strada della tutela dell'essere umano, anche quando questi ci appare nelle forme più aberranti. Molte - e benemerite ! - sono le associazioni che cercano di rendere la prigione più umana e che si sforzano di realizzare iniziative per il benessere delle persone che vivono in prigione.
Uno dei gruppi più impegnato in questa direzione ha scelto anche un motto molto chiaro: Nessuno tocchi Caino !! In fondo, è molto giusto che anche chi si è macchiato di misfatti orrendi venga considerato per quello che è in ultima analisi: un essere umano che ha sbagliato.

Come tutte le buone cose, vi è però spesso un eccesso di comprensione e, cosa che più colpisce, mette la figura del carnefice in primo piano, quasi dimenticando che - in fondo in fondo - ben altra attenzione meriterebbe la vittima.
Sarà forse per quella parte morbosa, che dorme nascosta in molti di noi, che si assiste ad una rincorsa a chi cerca di trovare tutta una serie di motivi di giustificazione all'atto delittuoso. Ricordo che un giovane gaglioffo, che aveva ammazzato i suoi genitori al solo fine di prendere possesso dei loro averi e che - a testimonianza della sua assoluta amoralità - aveva festeggiato in discoteca la sua impresa, veniva subissato in galera da lettere di ammiratori e ammiratrici. Tutti a lodarne il coraggio, la spavalderia, il fascino perverso.

Ancora: due adolescenti amanti, protagonisti di delitti di inaudita ferocia, anche a danno di madri e bambini, seguiti periodicamente da inchieste giornalistiche alla ricerca della ritrovata normalità di quegli esseri abietti. Da non demonizzare, certamente, ma anche da non rischiare di farli pavoneggiare davanti ai media e, soprattutto, farne quasi dei personaggi positivi.
Una signora poco raccomandabile, denominata la Circe di vattelapesca, aveva tra i suoi numerosi spasimanti anche un professionista della nostra città.
Se è bene che essuno tocchi Caino, sarebbe forse meglio ricordare che c'è stato sempre un qualche Abele a pagare le scelleratezze del primo.

In un'ottica del utto si può perdonare mi colpì il fatto che un giudice, sulla scorta di una perizia psicologica, decise di lasciar libero un giovane matricida perché, con la soppressione della madre, unica causa della sua alterazione psichica, non era più pericoloso per gli altri. Aveva eliminato l'ostacolo allo sviluppo armonico della sua personalità. Chi garantiva la comunità degli Abele che, prima o poi, quel triste figuro non avrebbe preso a considerare nefasta per il suo ego qualche altra persona ?
Nell'attesa che qualche gruppo anticonformista decida di fondare un movimento pro-Abele, ricordo una strofa di un ritornello carcerario siculo: chi ddici ca lu carceri è galera ? A mia mi pari na' villiggiatura !
Ecco, sarebbe bello che il carcere finisse di essere una sorta di villeggiatura.

LUIGI PALMIERI