Le prime mosse mi lasciano perplesso Cultura

In un suo recente articolo comparso su Sanniopress Giancristiano Desiderio ci restituisce l'immagine spietata di dieci anni di politica culturale beneventana subalterna a diktat napoletani (la famosa filiera istituzionale…) e concretizzatasi nell’individuazione di Moscato, prima, e di Baffi, poi, come direttori artistici (inadeguati) di Città Spettacolo.

Se a questa puntuale cronaca vogliamo - come ci insegna il Croce tanto caro a Desiderio e anche un po’ a me -  tentare di dare una dimensione storica dobbiamo, naturalmente semplificando, associarvi una categoria dello spirito umano.

E se dovessi quindi immaginarne una proporrei “l’assenza di coraggio”.

Un atteggiamento che mi sembra sia proprio, almeno al momento, anche del nuovo assessore alla cultura viste le prime azioni del suo mandato o, più correttamente, le sue prime non-azioni.

Al momento, infatti,  anche lui come il predecessore subisce decisioni assunte da altri come la nomina di Renato Giordano a direttore artistico di Città Spettacolo o la gestione della rassegna de “Il crudo e il cotto”. 

E come faceva Del Vecchio (abbiamo aspettato dieci anni per vedere i frutti delle famigerate  strategie culturali…) anche Picucci ci chiede di attendere il programma definitivo prima di esprimere una valutazione non capendo che, al di là del cartellone della rassegna di cui poi è responsabile chi lo redige, quello che ci interessa e cerchiamo di capire oggi è la sua politica culturale e quali sono i criteri e gli indirizzi con cui vengono fatte le scelte.

Su questo, al momento, nulla abbiamo da lui sentito al di là di un generico e collettivista “coinvolgeremo tutti” e il pericoloso “usciremo dalla nicchia” che, come spiegato in altro mio intervento, nel 2000 è quantomeno anacronistico e senza senso. 

Mi si obietterà che il tempo trascorso dall’insediamento è appena di qualche settimana: intanto però, subito dopo la sua nomina, qualcuno per suo conto, nella fattispecie il Sindaco,  ha pur gestito e deciso, esautorandolo di fatto, come utilizzare 550.000 € che sarebbero dovuti essere afferenti al suo assessorato.

In altri tempi si sarebbe detto “un colpo di mano” che, grazie ai tempi stretti e allo spauracchio di far saltare la rassegna, ha consentito al Sindaco di “piazzare” uno storico sodale della famiglia Mastella che, al di là delle competenze tecniche (anche di questo ho già detto in un mio altro intervento), dal punto di vista dell’opportunità e della modalità delle scelte è quantomeno discutible.

Cosa avrebbe potuto fare Picucci mi chiederete: semplicemente scelte coraggiose come si dovrebbe confare a chi si occupa di cultura (Bobbio docet).

Come quella, per esempio, di non fare per un anno la rassegna su cui tutti ma proprio tutti, stranamente in questa Città, sono d’accordo nel dire che ha perso identità e bisogna recuperargliene una.

Del resto già altre prestigiose manifestazioni nazionali e anche internazionali hanno avuto il loro anno sabbatico e questo avrebbe consentito per Città Spettacolo di avviare un dibattito serio, di raccogliere proposte, esplorare soluzioni e nomi o, anche  e perché no, bandire un concorso di idee a livello internazionale come si fa con le grandi opere di riqualificazione urbana.

Dal punto di vista politico chi avrebbe poi potuto obiettare nulla: l’attuale opposizione che ha lasciato la Città senza un progetto pur sapendo che il nuovo consiglio e la nuova giunta si sarebbero insediate solo a fine giugno? Chiaro che no.

Certo ci sarebbe voluto coraggio per una scelta del genere ed è appunto questo quello che è mancato anche quando, subita la prima scelta, avrebbe dovuto mettere almeno un freno all’invadenza altrui, sempre del Sindaco,  quando si è scoperto che erano disponibili 400.000 euro per un progetto legato all’Expo.

Anche in quel caso invece un altro colpo di mano, la medesima, ha sottratto a Picucci la gestione della manifestazione il cui progetto fu realizzato per la precedente Amministrazione dal sociologo di fama internazionale Domenico De Masi (con cui l’Ente non ha avuto allora un comportamento proprio lineare…) e da lui denominato “ll crudo e il cotto” e che oggi è stato irritualmente rimaneggiato autonomamente dall’attuale amministrazione per dargli una connotazione più “popolare” nel senso di ispirata al sempreverde motto “è il popolo che lo vuole”. 

Insomma mi sembra evidente che non abbiamo bisogno di aspettare i cartelloni o la programmazione per esprimere una valutazione sulle prime azioni dell’assessore anche se, sia ben chiaro, non stiamo esprimendo al momento un giudizio complessivo sul suo operato bensì facendo un’analisi dei pochi seppur rilevanti episodi che hanno disegnato la fisionomia di queste prime settimane della sua gestione nonché probabilmente quella della più importante rassegna della Città per i prossimi cinque anni..

È giusto quindi attendere che la tendenza venga confermata o, come auspichiamo, smentita da fatti e da comportamenti nuovi come, d’altro lato, credo sia giusto che l’assessore eviti di delegittimare chi esprime perplessità e critiche sul suo operato mettendone in dubbio la competenza.

Chi in questi giorni ha espresso la sua libera opinione come hanno fatto oltre me vari colleghi e operatori dell’informazione il proprio ruolo, come viene definito dall'assessore nell’intervista che compare su questo numero, se lo sono conquistato sul campo misurandosi quotidianamente e da anni in maniera professionale ed esclusiva con quella materia che oggi lui è chiamato a governare per i casi della politica e non certo per competenza stretta.

Questo non vuol dire che non potrebbe fare bene e, poiché non ho un atteggiamento preconcetto, come oggi sono critico rispetto ad alcune sue (non) scelte sarò parimenti pronto a plaudire e sostenere le sue iniziative se favoriranno il consolidamento di quel comparto culturale che tanto può dare alla nostra Città sia in termini produttivi che di crescita morale e sociale.

JEAN PIERRE EL KOZEH

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