Andrea Giovene di Girasole fuori dal séparé Cultura

Entrò nella Direzione del Museo del Sannio: “Mi hanno indirizzato qui i Presidenti della Provincia di Benevento e dell’Associazione Amici del Museo”. Riconobbi subito Andrea Giovene dei Duchi di Girasole, elegante ultraottantenne discendente da nobile famiglia napoletana, autore nel 1965 del romanzo Autobiografia di Giuliano di Sansevero, un caso letterario discusso in tutta Europa.

Consapevole della propria notorietà, mi interrogava con lo sguardo, si sedette con disinvoltura e riprese: “Sono un frammento archeologico nella cultura contemporanea. Risiedo a Londra, dove proteggo dietro un séparé mentale le fantasie che dipingo, qualunque azzardo di spioni sarebbe per me scandaloso”. Non sapevo che il Duca fosse anche un pittore, pensai che gradisse un giro insieme nella Pinacoteca, ma se ne andò lasciando poche fotografie sulla mia scrivania. Era venuto solo per quello?

I due Presidenti fiduciosi in una futura donazione chiesero il mio parere sulla sua pittura, ma non potevo certo esprimerlo basandomi su immagini in bianco e nero. Essendo quasi Natale, aspettai l’anno nuovo, il 1990.

A gennaio arrivarono dalla Gran Bretagna i dipinti di Andrea Giovene apparsi per la prima volta in pubblico. Provammo a ipotizzare lo scopo del loro invio: per Luigi Tedeschi, Presidente della Provincia proprietaria del Museo, l’estroso Duca-artista li aveva donati prima di una dichiarazione formale; il Presidente Giovanni Napolitano ne propose una Mostra nel Chiostro di Santa Sofia con un Catalogo tutto illustrato a colori a spese dell’Associazione Amici del Museo del Sannio, che allora contava circa quattrocento soci.

Il Laboratorio Fotografico del Museo eseguì fotografie che restituivano la qualità estetica delle opere. Nel saggio critico per il Catalogo scrissi: “In un contesto al servizio dell’ufficialità mondana e all’ombra dei potenti, qualcuno con intima fierezza continua a pensare che l’arte non sia celebrazione ma ‘scandalo’, di se stessa e della sua forma. È il caso di Andrea Giovene, scrittore, drammaturgo, poeta, artista e chissà quant’altro, che nella pittura tenta una complicità esplicitamente lirica con l’osservatore. Il complesso di opere da lui donato al Museo del Sannio presenta uno scenario scabro, tutto il mondo vi è concentrato, tutto il tempo, generale e particolare, quasi territorio di una non riproponibile intatta giovinezza”.

Parlando di ‘dono’ mi ero avventurato in una questione ancora da risolvere, ma nella Presentazione del Catalogo il Presidente Tedeschi garantiva la destinazione di quei dipinti al Museo del Sannio: “Per la ormai consolidata sua attività di museo moderno cresce sempre più la consapevolezza sociale che questo patrimonio è una risorsa e cresce l’urgenza di incrementare le raccolte dell’Istituto. Una tale consapevolezza trova conferma e sostegno nell’acquisizione dei dipinti di Andrea Giovene qui pubblicati. Tanto più l’occasione appare significativa perché, donati dallo stesso Autore, i dipinti contribuiranno a garantire qualità e continuità espositiva al Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea, tuttora precariamente fondata su depositi concessi da Enti diversi”. Si riferiva alla Pinacoteca dell’Istituto, creata negli Anni Sessanta con opere ricevute in prestito temporaneo dal Museo di Capodimonte e poi man mano svuotata dai continui ritiri a Napoli.

Con richiami favolistici e pause di ironia accattivante, la Mostra aperta nel marzo del 1990 guidò l’immaginario dei visitatori verso tematiche antiche (bellezza amore potere libertà) e contemporanee (tecnologia ecologia moda divismo). Molto gustose le scene allusive: Il burattinaio che mette in vendita all’asta il burattino Orlando mentre alle sue spalle appare il fantasma del vero paladino Orlando; Andromeda la mitica Principessa sposa di Perseo che inverte i ruoli e si diverte a provocare il Drago bloccato sullo scoglio; Ricostruire l’uomo (foto) dove a tentare l’impossibile impresa è un Mago; Giasone che spia le Sirene nude da una barca; Non è ufficiale esaltazione dell’amore libero rappresentato da due Cigni neri in volo. Sulla copertina del Catalogo, Leda finge di difendersi da Zeus con una mascherina scura.

Una mattina di tarda primavera, tra lo sbalordimento generale, due commessi vennero a ritirare i dipinti, proprio tutti! Tornarono per sempre nel sempre più misterioso mondo creativo di Andrea Giovene, Duca di Girasole. Da me invano inseguito, sparì anche l’Artista, dalla dimora londinese, dalle coste del Cilento dove aveva comprato una casetta, e dal Sannio che aveva cominciato a frequentare facendosi chiamare ‘don Andrea’. Morì pochi anni dopo a Sant’Agata dei Goti, forse ancora ‘scandalizzato’ dalle sbirciate beneventane dietro il suo paravento psicologico.

ELIO GALASSO