Con Patrizia Bonelli, vicepresidente FAI, alla scoperta della storia di casa Cocchiarella e della Torre delle Fate Cultura
A Benevento, insieme al vicino ex convento delle Orsoline, casa Cocchiarella è stata aperta ai visitatori il 23 e 24 marzo scorsi, in occasione delle Giornate FAI di Primavera. Nascosta tra i vicoli del quartiere Porta Rufina, oggi Patrizia Bonelli, vicepresidente FAI, ci racconta una storia speciale, che scopriamo di seguito in questa intervista.
Per addentrarsi nelle stanze della novecentesca casa appartenuta alla famiglia Cocchiarella, i volontari FAI hanno fornito ai moltissimi visitatori degli elmetti protettivi. Volontari FAI e Ciceroni degli Istituti scolastici “Alberti” e “Rummo” di Benevento, hanno fornito notizie e curiosità, accompagnando i curiosi lungo la strettissima scala a chiocciola che conduce alla terrazza, dove c’è la Torre neogotica detta “delle Fate” e da cui si gode un’inedita vista sulla città di Benevento.
Boom di visitatori, dunque, per questa doppia apertura (casa Cocchiarella ed ex convento delle Orsoline), che vasta eco ha avuto sulla stampa locale e nazionale, portando in città anche le telecamere della Rai Tv.
Dall’avvocato Patrizia Bonelli (cui mi lega una pluriennale amicizia), persona di grandi interessi artistici e culturali, mi sono fatta raccontare come è andata e, soprattutto, qualche aspetto di vita beneventana. Patrizia ci informa che ha avuto anche il piacere di conoscere una discendente della famiglia Cocchiarella, venuta in città dal Lazio appositamente per questa apertura straordinaria.
Parlaci un po’ di questa apertura straordinaria di casa Cocchiarella. Quanto interesse ha suscitato in termini di presenze? E da che zone d’Italia venivano i visitatori?
È stata un'apertura che ha suscitato tanto interesse soprattutto tra i nostri concittadini considerando che la torre li aveva sempre incuriositi. Non sono mancati i visitatori provenienti da fuori città, considerando che le Giornate FAI di primavera sono un evento nazionale molto seguito.
Qual è la storia di questo edificio molto particolare e della sua Torre delle Fate che si vede da lontano, mentre scompare avvicinandosi al luogo in cui l’edificio è collocato?
È la storia di un edificio databile intorno il 1920/1930 sorto su preesistenze antiche, molto moderno per l'epoca; ma è soprattutto la storia di una famiglia, la famiglia Cocchiarella, che ha vissuto lì a partire dal suo capostipite Antonio Cocchiarella che ha avuto ben dieci figli. Una casa di sei piani che si fa spazio verso l’alto nel centro storico e culmina con una torre, che io, da piccola, ho sempre chiamato “delle fate” proprio perché, come tutti in città, riuscivo a vederla solo da lontano. Il fatto che letteralmente “sparisse” alla vista nell'avvicinarsi al luogo in cui sorge creava una sorta di magia che ha sempre affascinato.
Perché Rampa Montevergine si chiama così?
Rampa Montervergine è l’appellativo della scala larga che sale da Via Rummo a Via Annunziata e ricorda un’edicola posta su Via Rummo, accanto all’antica Chiesa delle Orsoline, recante l’icona della Madonna di Montevergine cui i beneventani erano molto devoti tanto che vi fu una seria agitazione quando per realizzare piazza mercato si dovette abbattere la fabbrica con la amata figura della Mamma Schiavona.
Chi sono i protagonisti della storia di casa Cocchiarella?
A partire dal capostipite, insegnante elementare, per finire a Nazzareno Cocchiarella, ingegnere, ultimo figlio, nato nel 1908, è una famiglia di persone di grande fede e di grande cultura. Spiccano le figure di Francesco Saverio, che è l’unico ad aver avuto una discendenza, che è stato un fisico, un matematico e che ha intrattenuto una corrispondenza anche con Einstein. In città sono soprattutto ricordate le signorine Cocchiarella, maestre elementari, che allestirono nella propria casa una scuola elementare con doposcuola all’indomani della seconda guerra mondiale.
Come si chiamavano le signorine Cocchiarella, maestre elementari e donne devote, che la sera facevano il rosario con le suore del vicino monastero delle Orsoline?
Erano Anna Cocchiarella, morta nel 1964 in odore di santità, altra (forse) Maria Rosaria.
Come era il quartiere intorno a Via Gaetano Rummo nei tempi passati? Che vita vi si conduceva e quali commerci vi si svolgevano?
Dall’antichità è stato un quartiere a vocazione commerciale, popolato e vivacissimo, poiché Porta Rufina era il punto di accesso della strada proveniente da Napoli; non solo commercio ma anche tutte le attività artigianali connesse, come è possibile intuire ancora oggi dal nome di una stradina nelle vicinanze, Vico dei Carrozzieri; la “gran Piazza”, piazza mercato, sorse nel 1875 e i lavori si conclusero nel 1902. Prima il mercato dei commestibili si svolgeva in piazza Orsini.
Come è stato l’incontro con gli ultimi discendenti dei Cocchiarella, venuti da Guidonia per visitare la casa che fu dei loro antenati?
Un incontro felice ed emozionante per tutti! Abbiamo avuto il piacere di incontrare Marina Cocchiarella, architetto, pilota di alianti, figlia di Luciano Cocchiarella, ingegnere aerospaziale (figlio di Francesco Saverio del fu capostipite Antonio). Evidentemente puntare al cielo è davvero una peculiarità di questa famiglia!
LUCIA GANGALE
Foto di Lucia Gangale per Realtà Sannita ©