A Parigi, sognando la Principessa di Benevento Cultura

Pourquoi Catherine-Noëlle Worlée n’est jamais allée à Bénévent dont elle était Princesse?”. Non avevo tempo per spiegare ai due turisti che nella città ex pontificia Madame non avrebbe potuto divertirsi a modo suo. In vista dell’iscrizione del complesso di Santa Sofia nel Patrimonio UNESCO, stavo ripristinando nel Museo del Sannio l’ordinamento espositivo sconvolto dopo che avevo lasciato la Direzione dell’Istituto nel 2004. Provai a sbrigarmela scherzando - “Vous devriez aller demander à son mari”, dovreste andare a chiederlo al marito - ma intanto mi tornava in mente la lettera del febbraio 1807 in cui lei, Principessa per avere sposato Talleyrand, ringraziò i beneventani per un regalo ricevuto e promise “aspetto con impazienza l’occasione di venire”.

Però non mantenne mai la parola.

Ai due, che non erano turisti ma Ispettori UNESCO arrivati senza preavviso da Bruxelles, chiarii che non solo Madame Catherine ma neppure Talleyrand si fece vedere nella Benevento di cui fu Principe dal 1806 al 1814. E i beneventani lo hanno cancellato dalla toponomastica.

Quanto alla Principessa, la sua complessa personalità mette alla prova la nostra capacità di stupirci. Grazie a documenti trovati di recente, le sue nuove tracce sono un richiamo per Parigi, dove le ombre di Catherine e Charles-Maurice animano sogni nel Palazzo de Galliffet, sede dell’Istituto Italiano di Cultura nel Faubourg Saint-Germain. Di sera sembra di intravederle, quando la luna traduce in fantasmi le monumentali colonne traendo dal buio dettagli erotici del tutto consoni a lui e a lei: Charles-Maurice, dopo essere stato sacerdote e Vescovo di Autun in Borgogna Franca, aveva una miriade di amanti; Catherine ricambiava alla pari.

A sedici anni aveva sposato l’inglese Georges-François Grand, uomo mediocre rispetto alla sua intelligenza. Ventenne, appare ammaliante in un ritratto dipinto nel 1783 da Élisabeth Louise Vigée-Le Brun custodito nel Metropolitan Museum of Art di New York (nell’immagine). Quarantenne, era la donna più bella di Parigi - dicevano tutti - seni perfetti, gambe infinite e ben tornite, sorriso radioso, abilissima nel farsi confidente di potenti ministri, nobili, banchieri, finanzieri e intellettuali.

Nata in India nel 1762, pur di ottenere tutto quel che voleva giocava a volte sminuendo se stessa con l’assonanza tra “je suis indien” e “je suis… idiot”. E perfino qualche storico ci casca ancora.

Nel Palazzo de Galliffet Talleyrand abitava come Ministro degli Esteri. Fu quella per lui la sede ufficiale di attività politiche, intrighi, agenti segreti, tra musica, teatranti, banchetti, alcove. Ospitò Napoleone e le élites di varie nazioni. Dame senza ritegno nella camera da letto al piano superiore o nello studiolo al pianoterra e nelle loro dimore: in un biglietto alla Duchessa di Beauffremont scrisse irritato Verrò a trovarvi questa sera, sarò felice di entrare in casa vostra. Sono passato prima di mezzanotte e ho trovato tutto chiuso. Se continuate a coricarvi alle otto e mezza finirete per essere troppo grassa alla fine dell’inverno.

All’improvviso, una sera arrivò Catherine, in fuga tra mille avventure da Londra dove si era rifugiata durante la Rivoluzione Francese e adesso aveva abbandonato i suoi beni. In cerca di aiuto, scelse la protezione migliore. Ormai mirava al potere.

Marina Valensise, Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi, ha pubblicato il resoconto del suo primo arrivo al Galliffet con fotografie di Guy Bouchet : “La signora ha una montagna di capelli biondi, gli occhi color cobalto, il sorriso radioso e un incarnato così chiaro da sembrare fosforescente. Il Ministro non è in casa, tarderà. Non importa, dice la dama, l’aspetterò. Nella stanza ovale affacciata sul giardino, con il cielo affrescato sul soffitto, la bellissima si siede ad aspettare. Resta seduta per ore, alla fine si addormenta. A notte fonda il Ministro prepara dispacci. Il commesso l’avverte: una signora vi aspetta nell’anticamera. Incuriosito entra nella sala ovale rischiarata dalla luna. Languida, voluttuosa, il seno nudo sotto la mantellina, la signora appare distesa, arresa al sonno. Si sveglia di soprassalto, sorride con occhi imploranti, gli prende la mano, rivela il dramma che l’ha spinta a casa sua”.

Talleyrand restò perplesso. Ma quando lei scoppiò in lacrime si decise. Le fece preparare una stanza, l’accompagnò, le diede la buonanotte e la lasciò sola nel letto. O forse no…

Da quella sera Catherine si insediò al Galliffet nel ruolo di ‘padrona di casa’ di Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord che, fatto annullare nel 1798 il matrimonio di lei con Georges-François Grand, la sposò nel 1802 rendendola dal 1806 Princesse de Bénévent. Non vissero a lungo insieme. Ottenuto il massimo, Catherine prese in affitto ad Auteuil il castello di Beauséjour per scansare ulteriori rischi della vita sociale. Morì nel 1834, Charles-Maurice quattro anni dopo.

ELIO GALASSO