Così rivive la Benevento Longobarda     Cultura

Benevento riscopre il proprio glorioso passato longobardo e lo fa rivivere in una epocale sfilata in costume, nel corso della quale si celebra il matrimonio – seguito da relativo banchetto per le strade cittadine – tra il duca Arechi II e Adelperga, figlia di re Desiderio. Una festa medievale in grande stile, che non ha nulla da invidiare a quelle più note di Toscana, Umbria e Piemonte, tanto per citare le regioni italiane in cui queste si svolgono ormai da decenni.

L’onda lunga del fenomeno Langobardia Minor, secondo il nostro modesto parere, è destinata a durare a lungo e ad essere foriera di risvolti turistico-culturali di notevole importanza per la nostra città. Intanto è soddisfacente sapere che nella sola giornata del 24 giugno, ovvero il giorno dopo la sfilata, il mio sito di fotografia, gangalephoto.wordpress.com, ha registrato 2757 visite sulla sola sezione dedicata alla Benevento longobarda, con le foto del grande evento.

Certo è che una manifestazione di questo tipo, nella città delle Quattro Notti e di Città Spettacolo, non si era mai vista. Ma sembra che questo 2012 porti con sé aria di novità anche nella gestione del tempo libero, se solo pensiamo ad altre iniziative che sono fiorite in questi ultimi tempi in terra sannita, dall’originale “Festival del bacio” santagatese, alla “notte di resistenza libraria”, che ha visto aprire una libreria del centro cittadino per tutta la notte, con letture, proiezioni e dibattiti.

Superfluo, in questa sede, riproporre nomi e curricula dei figuranti che hanno animato la città: è già stato scritto tutto o quasi in questi giorni sulla stampa locale. Il nostro interesse è piuttosto focalizzato sull’aspetto storico, e cioè sull’importanza che ha avuto il dominio longobardo nella nostra città nell’VIII secolo d.C., periodo nel quale, per l’arco di un trentennio, Benevento, guidata dal duca Arechi II, visse un periodo di grande splendore artistico ed economico. E poi, mi piace soffermarmi ancora una volta sulla stupenda figura della principessa Adelperga, alla quale alcuni anni fa dedicai un ritratto nelle pagine del mio libro “Donne nel Sannio”, edito da Guida. Ve lo ripropongo di seguito, senza il virgolettato.

(Da ‘Donne nel Sannio’ di Lucia Gangale) - Fu femminile la prima famiglia monastica che abitò il monastero di Santa Sofia. A gettare le fondamenta della bellissima chiesa ad impianto stellare, sorretta da una selva di colonne ed orientata in modo da stupire il visitatore con spettacolari effetti di luce, fu il re longobardo Gisulfo II (morto nel 773). Il successore Arechi II la completò (760) insieme al contiguo monastero. A capo di questo pose la propria sorella Gariperga. Arechi lo dotò di ricchezze, lasciti e donazioni che crebbero di giorno in giorno, rendendolo uno dei più potenti monasteri dell’Italia Meridionale.

Più tardi il “principe dei Sanniti” pose la propria figlia Adelgisa a capo di un altro monastero, quello di S. Salvatore ad Alife. Le due fondazioni sono collegate fra loro. Entrambe erano sul modello della celeberrima e prestigiosa Aghian Sophian di Costantinopoli. Entrambe dipendevano da due potenti fondazioni monastiche: Santa Sofia da Cassino e San Salvatore di Alife da San Vincenzo al Volturno.

Anche la moglie di Arechi, Adelperga (oggi sepolta a Salerno) viene ricordata dalla cronaca come donna di intensa fede cristiana. Paolo Diacono la chiama “cristianissima”. La fede la sorregge anche quando il figlio è preso ostaggio dai Franchi. Alla morte di Arechi (avvenuta a Salerno il 26 agosto 787, all’età di 53 anni), i Beneventani grati alla sua opera riconoscono alla reggenza del principato Adelperga e nel 788 papa Adriano I le scrive per la risoluzione di alcune difficoltà sorte con Capua. Adelperga è figlia di Desiderio, il re spodestato, e di Ansa.

A Desiderio si deve la fondazione del monastero di San Salvatore a Brescia, a capo del quale vi sarà la prima figlia. Anselberga. Desiderio ha cinque figli: Anselberga, Ermengarda (ripudiata da Carlo Magno), Adelperga, Liutberga e Adelchi. Nel famoso “Coro dell’Adelchi” (atto IV), Manzoni dedica alcuni versi ad Adelperga: “Tu della rea progenia/degli oppressor discesa/cui fu prodezza il numero/cui fu ragion l’offesa/e dritto il sangue, e gloria/il non aver pietà/ti collocò sventura in fra gli oppressi”.

La storia documenta di come per lungo tempo la chiesa beneventana ebbe a soffrire della furia longobarda. Convertitisi al cristianesimo, proprio i longobardi lasciarono splendide testimonianze della loro fede.

LUCIA GANGALE

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