Hortus Conclusus e spazio eventi Cultura
L'anima più segreta della città torna a rivelarsi dal profondo dell'hortus conclusus, giardino chiuso che Il Cantico dei Cantici attribuisce agli sposi; ma anche simbolo delle più intime aspirazioni di scrittori, artisti e poeti. L'Hortus Conclusus di Benevento è espressione dei paesaggi interiori di Mimmo Paladino, Artista che la critica associa alla Transavanguardia, la cui poetica ha fatto un lungo cammino, partendo da pittura e scultura per approdare al cinema. In questo spazio limitato ma senza confini, nel 1992 Paladino realizzava il 'suo' hortus, definito talvolta 'galleria d'arte en plein air', tal altra 'giardino urbano d'artista', con gli architetti Pasquale Palmieri e Roberto Serino. Oggi l'opera d'Arte - perché di questo si tratta - è stata restaurata divenendo brand di riqualificazione urbana. Ce lo racconta l'architetta Simona de Filippo, funzionaria del settore OOPP del Comune di Benevento, RUP e poi Direttrice dei lavori del progetto. Scopriamo così che all'interno dell'Hortus Conclusus di Benevento è davvero avvenuto un matrimonio felice: quello tra opera d'Arte e funzione urbana, caso unico in Campania. Le progettiste sono donne, altro fortunato tributo alla Madre Terra.
“È un progetto molto al femminile - conferma l'architetta De Filippo - perché redatto da un raggruppamento temporaneo di professioniste con un unico collaboratore uomo. Si tratta delle architette Laura Lampugnale, Rosanna Giallonardo e Angela Riccio coadiuvate dall'architetto Giuseppe Morando”.
Quanto tempo ha richiesto la progettazione ?
Il progetto definitivo è partito nel 2021 con affidamento diretto in base alle norme straordinarie varate per il Covid che snellivano le procedure. Alla fine del 2021 è stato consegnato ed approv ato il progetto esecutivo.
In che percentuale ha avuto peso il pensiero dell'Artista?
Il progetto in realtà si divide in due parti. Una vede il restauro dell'opera di Paladino del 1992, che è un'opera d 'Arte, non un contenitore di opere d 'Arte. Quindi ho dovuto assolutamente interessarlo. L'ho contattato per sapere se avesse intenzione di modificare qualcosa o desiderasse solo il restauro; il Maestro ha voluto un nuovo disegno del Verde e un nuovo progetto illuminotecnico. Per questi due aspetti, mi sono rivolta a due consulenti indicati dallo stesso Paladino: la paesaggista romana Marta Fegiz e l'ingegnere milanese Pietro Palladino di nascita beneventana, famoso in tutto il mondo.
Riguardo al simbolismo nascosto nell'Hortus Conclusus è cambiato qualcosa?
No, assolutamente, il restauro non ha modificato nulla.
C'è stata qualche esigenza particolare per i materiali da usare?
No, siamo stati abbastanza rigorosi; il progetto di restauro è stato molto rispettoso dell'opera originaria. L'Hortus Conclusus è rimasto esattamente quello di prima: è stato ritinteggiata di rosso la struttura del muro che fa da sfondo al giardino; ripristinata la pavimentazione smontandola e rimontandola, rifacendo le fughe in cocciopesto. Non è cambiato nulla a meno del verde e dell’illuminazione.
Ho notato un aumento del verde, con spazi fioriti...
Il progetto ha previsto il restauro dell'Hortus ma anche la progettazione ex novo di uno spa zio adiacente allo stesso.
Il Maestro Paladino ha fornito spunti per fondere i due spazi fra loro o è solo opera dei progettisti?
L’idea dell’amministrazione comunale era quella di creare uno spazio nuovo, che parlasse il linguaggio dell’architettura contemporanea e che fosse fluido, anche nella funzione: un luogo d’incontro, una piazza, un luogo per accogliere eventi. E anche un semplice percorso, un altro accesso all’Hortus dall’altra parte del centro storico di Benevento. Di tale funzione avremo piena contezza quando i locali dell’ultimo piano dell’ex convento dell’Annunziata, prospicienti l’area di nuova realizzazione, oggi occupati dall’Università, torneranno in uso al Comune, insieme all’ascensore e alle scale interne. Ciò consentirà un nuovo collegamento alla quota dell’Hortus da via Annunziata, in pieno centro storico, tramite un percorso pubblico che elimina anche le barriere architettoniche.
Quindi si è scelto il linguaggio contemporaneo senza provare minimamente ad imitare quello dell'Hortus...
Certo, sarebbe stato scorretto. A quel punto si sarebbe dovuto affidare all’artista un progetto di “ampliamento” dell’Hortus Conclusus. Ma come RUP non ho avuto quest'indicazione. I progettisti hanno realizzato un intervento onesto dal punto di vista intellettuale, accostandosi con rispetto all'opera di Paladino senza sovrastarla.
È molto importante, infatti, chiarire come mai le due parti non si somiglino tra loro
Certo, il nuovo spazio non è un'opera di Paladino ma comunica con la stessa. C'era già un passaggio che ora è stato riqualificato creando un nuovo accesso. Ora si entra attraverso due varchi che possono separare i due spazi, oppure collegarli.
Volendo seguire un evento nello spazio nuovo, chi si trova nell'Hortus Conclusus può fruirlo indisturbato?
La progettazione del nuovo spazio ha visto proprio questa necessità: quella di svolgere eventi che non possono essere svolti nell'Hortus. In passato è stato fatto qualcosa al suo interno, ma l'Hortus Conclusus di Mimmo Paladino non è una struttura che può essere sfruttata per gli eventi. Invece, lo spazio riqualificato è già stato utilizzato per manifestazioni ed eventi: proprio il maestro Paladino, tempo fa, vi allestì una scenografia nell'ambito della Città Spettacolo. Qualche anno fa ospitò uno schermo per una rassegna di film all'aperto. Era stato utilizzato per eventi ma non ancora adeguato a questa funzione. Ora lo è.
Ci sono stati momenti critici in cui avete dovuto predere decisioni difficili con le progettiste?
Intanto è stato un intervento difficile. L’intervento di restauro architettonico è di per sé un intervento delicato, perché richiede sensibilità e rispetto. Se poi non si limita alla materia dell’architettura, ma investe un’opera d’arte, diventa anche molto delicato; e accostarsi a quell’opera con un intervento nuovo è stato motivo di riflessione. Si è sentito il “peso” della responsabilità di intervenire sull’opera esistente e accanto ad essa. La questione era anche logistica perché è un 'area in pieno centro storico: l 'impresa RH Builder Spa di Carinaro, Caserta, che ha eseguito i lavori si è dovuta confrontare con problemi di accessibilità facendo molte lavorazioni a mano. La macchina più grande utilizzata è stata il bobcat.
Questo restauro è molto importante per la città; potrebbe essere l'unico caso in Campania di opera d'Arte collegata fisicamente a uno spazio urbano?
È unica proprio l'opera di Paladino per la sua natura urbana e conclusa; credo sia la sua opera più importante finora.
L'unicità sta nel fatto di poter percorrere quest'opera d'Arte. Cosa che non capita con le opere tradizionali.
È completa infatti, perché, oltre alla vista, allo sguardo, coinvolge tutti gli altri sensi, percorrerla è compiere un percorso spirituale. Non è un museo, un contenitore di sculture, ma è esso stesso un’opera d’arte.
Esistono altri posti a Benevento legati al ′verde′ da sistemare e restituire al pubblico?
Mi auguro che l'amministrazione investa altre risorse sul Parco Verde. È un'area in un'ansa del fiume Sabato, un cantiere da poco completato. Un progetto molto interessante dal punto di vista paesaggistico e architettonico con strutture in cemento armato nell'area dei Mulini presso il fiume: come la fontana dell'Abbazia, con un canale che si connette a sistemi di canali cittadini. Abbiamo completato di recente questo progetto, abbandonato negli anni Novanta dall'impresa perché all'epoca chiuse i battenti. È stato ripreso oggi con il completamento delle opere architettoniche; però la parte paesaggistica manca. Pur avendo due fiumi e vari torrenti a Benevento non abbiamo un parco fluviale: mi auguro perciò che s'investa su questo spazio suggestivo, dove i progetti degli architetti Roberto Serino e Sergio Roberti con l'ingegnere Daniele Fusco s'integrerebbero perfettamente con il Verde. Per giunta è stato scelto dal maestro Paladino per girare alcune scene del suo ultimo film. Il completamento si è avvalso di progettisti interni, ma non bastando le risorse economiche siamo stati costretti a lasciare fuori la sistemazione del paesaggio, fondamentale in un contesto di parco fluviale. Ci vorrebbe una consulenza paesaggistica importante per completare.
Secondo lei è piaciuto questo matrimonio tra l'Hortus Conclusus e l'architettura moderna ai beneventani?
Credo di sì. C’era una grande attesa per l’apertura dell’Hortus perché è stato sottratto ai cittadini e ai visitatori per un po' di mesi. Anche il nuovo spazio è stato molto apprezzato: i feedback ricevuti lo confermano. Le progettiste hanno incassato molti complimenti anche da colleghi e addetti ai lavori, non solo dai fruitori e dal pubblico. Mi auguro che il nuovo spazio venga vissuto, utilizzato, in tutte le sue funzioni e per tutte le sue potenzialità. Questa sarà la nostra cartina di tornasole, la prova che oggi abbiamo lavorato bene.
Nel frattempo si sono sviluppate delle potenzialità turistiche che possono includere anche l'Hortus Conclusus?
Certo: è a due passi dalla chiesa di Santa Sofia patrimonio Unesco e nel centro storico di Benevento, piccolo ma ricco di tante attrazioni ed evidenze archeologiche. D 'altra parte l'Hortu s era già da qualche tempo nei percorsi dei visitatori!
La scoperta e la ri-scoperta dei paesaggi da parte dei residenti e dei visitatori, indicano un percorso difficile ma sempre possibile per la Benevento futura...
ROSANNA BISCARDI