Il Bue Apis è una bufala? Cultura

La statua del Bue Api, in granito rosa, fu rinvenuta nel 1629 in contrada Casale dei Maccabei, oltre il corso del fiume Sabato e posta davanti alla Porta San Lorenzo, oggi scomparsa, una delle otto porte che consentivano l’accesso alla città. Ancor oggi, la statua si trova in Piazza San Lorenzo.

Il governatore pontificio di Benevento, Arcasio Ricci, pose sulla base un’iscrizione che identificava il soggetto come un bufalo (bubalum). Non a caso ancora oggi in dialetto beneventano la statua è chiamata ‘a vùfera, cioè la bufala.

E’ probabile che la scultura abbia ornato il tempio di Iside, costruito a Benevento e dedicato all’imperatore Domiziano. Scolpita in granito egizio, la statua denota una lavorazione abbastanza rudimentale: inoltre, alcune sue parti sono state notevolmente deteriorate dalla lunga esposizione agli agenti atmosferici.

Secondo Enrico Isernia, fu l’egittologo francese Émile Étienne Guimet a considerare la statua una rappresentazione della divinità egizia Api, da mettere quindi in relazione con il tempio beneventano di Iside eretto dall’imperatore Domiziano nel I secolo, ma non condivisa da altri studiosi, infatti l’egittologo Hans Wolfgang Müller esaminò tale scultura e in particolare la sua possibile relazione con il tempio di Iside. Secondo il Müller alla scultura mancherebbero i caratteri distintivi di Apis, tipici dell’iconografia del dio.

Non vi è traccia delle corna con disco solare che dovevano sormontare il capo, non sono stati scolpiti i genitali (da qui l’idea che sia una femmina), e le zampe anteriori sono allineate, diversamente dall’uso egizio di rappresentare quella sinistra avanzata. La denominazione Bue Api fu poi usata dallo storico Almerico Meomartini ed altri. Insomma è un altro mistero beneventano!

Resta il fatto che sia una scultura in granito, nello stesso granito rosa degli obelischi.

Nel 2009 Raffaele Del Vecchio, assessore alla cultura del Comune, avanzò la proposta di spostare il Bue Apis al centro della città: tra la chiesa di Santa Sofia da un lato e la Rocca dei Rettori e il Palazzo della Prefettura dall’altro. La proposta non ebbe seguito, ci fu un movimento popolare che si oppose al trasferimento e‘a vùfera fortunatamente rimase nel sito a lei destinato sin dal suo ritrovamento, accanto alla fontana di Viale San Lorenzo, una delle pochissime rimaste in città e che non si stata vandalizzata o resa inutilizzabile, come la Funtana d’a Fràvela in piazza San Donato, ricostruita sul modello di quella antica, ormai cosparsa di scritte e senz’acqua, subito dopo la sua costruzione fu privata dei cannelli da chi evidentemente non ama Benevento e preferisce vederla lurida e rovinata.

Il Bue Apis nella tradizione popolare beneventana non rappresenta un ideale di bellezza, se per definire una donna particolarmente brutta e sgraziata si dice che: “Pare ‘a vùfera ‘e vasci’a Madonna” (Sembra la bufala che sta giù alla Madonna delle Grazie). Sulle concezioni altimetriche cittadine occorrerà scrivere un altro articolo.

PAOLA CARUSO