Benevento travestita da ''città di cultura'' Cultura

Pain is love, “il dolore è amore” cantava nel 2001 il rapper americano Ja Rule esortando a cercare il bene nel male. Pain is love ripetevano i giovani nel mondo, affascinati. Lo slogan appare in Via Vittime di Nassiriya, in una scena dipinta su un muro come per travestire Benevento in ‘città di cultura’ (FIG. 1). La scena fa parte di una sequenza di street art abbandonata nella sporcizia. Eppure lo spettacolo raffigurato in quella strada - l’unica “via dell’arte” - intriga con geometrismi multicolori e grandi figure (FIG. 2). Tra le altre Eva vs Eva, Eva bianca contro Eva nera: nude entrambe ma senza il solito Adamo da sedurre, le due… prime donne gareggiano in un improbabile paradiso terrestre, proponendo l’una un cuore, l’altra un serpente (FIG. 3).

Molte ‘città di cultura’ mettono a disposizione degli street artists muri appositamente costruiti - come quello all’angolo tra Houston Street e Bowery a Manhattan in New York - con pareti adatte ad accogliere le loro opere sovradimensionate. Sono immagini fuori schema, racconto, satira, pensiero critico, e non si limitano ad arredare le strade ma incontrano la gente, bussano alle finestre, penetrano nelle architetture, ne aggiornano le forme, invitano ad appropriarsi degli spazi in modo diverso: un patrimonio culturale che oggi si preferisce chiamare arte pubblica, i cui linguaggi vengono interpretati, le opere di qualità passano nei musei, qualcuna abusivamente prelevata dalle strade raggiunge quotazioni incredibili sul mercato dell’arte . Purtroppo, a Benevento non si alzano voci a tutela della street art, che non viene stimolata né studiata, soprattutto non avvertita come ricchezza lasciata gratis alla cittadinanza. I suoi autori restano sconosciuti.

A Milano invece l’arte pubblica diventa risorsa. In questi giorni si paga il biglietto per vedere il Muro degli artisti (FIG. 4) trasferito in mostra dalla sede del Corriere della Sera al Palazzo della Triennale: disegnatori di passaggio negli ultimi anni si erano divertiti a sovrapporvi figurette, caricature, schizzi. Tra essi spicca per il colore giallo un Cavalluccio di Mimmo Paladino. Enti, imprese e privati cittadini hanno sostenuto le spese e fa impressione la quantità di marchi elencati accanto a quel pezzo di intonaco pieno di ghirigori tracciati magari in attesa di un incontro con i giornalisti.

L’utilizzo che i milanesi ne stanno facendo - previo distacco dalla parete, consolidamento e fissaggio delle tinte come fosse un organico capolavoro - mi è parso uno sberleffo ai beneventani incapaci di recuperare e valorizzare la preziosa Dormitio Virginis della cosiddetta Cripta Sabariani scoperta sotto i basoli della omonima piazzetta nel centro storico (FIG. 5). Abbandonata alla rovina irreversibile del sito di ritrovamento - un cunicolo a ridosso delle fogne - la Madonna dormiente dipinta dieci secoli fa sta svanendo sottoterra sull’intonaco sempre più fradicio. Prima di qualunque altro intervento, è urgente trasferire quel che ne resta in un luogo sicuro. E non per travestire Benevento da ‘città di cultura’.

ELIO GALASSO 

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