Fortunato Depero Cultura

Protagonista dell’avanguardia figurativa, Fortunato Depero non sapeva granché di Benevento anche se conosceva il Liquore Strega, come tanti ai primi del Novecento, perché era un “buongustaio a quattro bocche”, scrisse, orientato verso alcol e vini. In senso fisico e metafisico era troppo distante dalle nostre mura, essendo nato in Val di Non. E credo che avrebbe volentieri rimosso il nome di Benevento dalla sua mente perché il giallo liquore era già stato meravigliosamente reclamizzato da Marcello Dudovich, suo rivale nell’arte del design pubblicitario. Senonché, negli Anni Venti la Società Strega Alberti gli conferì lo stesso incarico.

Depero (1892-1960) era una sorta di mago emerso da un mondo ‘altro’, la terra trentina sotto l’impero austriaco impastata di stregonerie velenose, dove fin da ragazzo aveva scolpito arredi funerari in pietra nera per i cimiteri, per poi passare alla coloratissima pittura del Futurismo che scomponeva la realtà mettendone in azione le forme nello spazio. Sembrò follia da manicomio il programma di quel movimento culturale, il più rilevante nell’Italia di allora, poco capito e ancor meno accettato.

Furono le aziende dall’occhio lungo a capire che le invenzioni futuriste ben si addicevano al consumo spensierato, molto prima che nascesse il consumismo. Per reclamizzare il liquore beneventano, l’Artista dovette superare i traumi subìti nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, alla quale era andato entusiasta e da cui era tornato spossato da paure, cimici, fame. Seppe tuttavia giovarsi delle impressioni cromatiche vissute al fronte “tutto fuoco dalle lingue arancione-verviglione” quando disegnò per la Strega Alberti le gustose opere di grafica, a tinte unite e dissonanti, che qui riproduco accanto a un suo ritratto quasi da clown. In quella guerra era stato fortunato, coerentemente col suo nome, mentre avevano perso la vita l’architetto futurista Antonio Sant’Elia, colpito in fronte da una pallottola di mitragliatrice nel cimitero della Brigata Arezzo, e lo scultore Umberto Boccioni, futurista pure lui, sfracellato da una cavalla imbizzarrita durante prove militari. Disgrazie accadute nel 1916, giusto cent’anni fa.

L’approccio di Depero alla pubblicità era giocoso, ma non tanto da emozionare, e non incrementò le vendite di Liquore Strega. Perciò Benevento ha assimilato poco le sue figurine, che sembrano giocattoli per bambini rispetto alla sensuale ragazza col seno in bella vista disegnata da Dudovich, inchinata davanti a un calice di Liquore Strega. Fin troppo noto quest’ultimo manifesto Liberty, quanto trascurati sono invece i pupazzetti innovativi di Depero, che vedrei di gran richiamo su dolcetti e torroncini di Natale. Del resto, nel nostro Teatro Comunale alcuni scalmanati a quei tempi accolsero addirittura con lanci di uova sode il poeta e drammaturgo Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista. Non starò quindi a discutere le ragioni che rendono improponibile un confronto tra il trentino Depero e il triestino Dudovich. Troppo distanti tra loro erano i modi stilistici dei due artisti, opposti i gusti dei rispettivi estimatori, diffidente l’atteggiamento dei beneventani di fronte all’arte contemporanea. Posso solo rammaricarmi per il ruolo marginale oggi assegnato ai manifesti ‘stregati’ di Depero nella Casa d’Arte Futurista a Rovereto.

Depero era consapevole di appartenere a una terra dove tante donne erano state arse sui roghi con l’accusa di stregoneria. Nel suo Trentino sopravvive ancora il rimorso di averne mandata a morte qualcuna innocente insieme a quelle… veramente streghe. A Brentonico, per esempio, un piccolo comune poco a sud di Trento, il Consiglio Comunale ha deliberato di chiedere la riapertura del processo a carico di Maria Bertoletti Toldini, costretta con torture a confessarsi strega nel 1716 e quindi giustiziata ingiustamente. Se il Tribunale d’Appello di Trento accoglierà la richiesta, il processo ricomincerà nel prossimo marzo 2016. Parteciperanno al caso giudiziario specialisti di Storia del Diritto per accertare gli errori che fecero condannare al rogo la povera Maria e per… rimediare al guaio, tre secoli dopo l’esecuzione. Anzi, immagino che adesso molti altri consigli comunali chiederanno riaperture di processi stregonici, per evitare che nelle loro città la questione rimanga risolta con due diversi pesi e due diverse misure, tra donne che vengono eliminate dalla faccia della terra perché sembrano streghe e streghe che si fingono donne per abitare nelle nostre case! Forse per questo, con originale intuizione, Fortunato Depero rappresentò la strega di Benevento con due scope nelle mani, mentre fuoriesce dal calice col liquore, capelli verdi ritti sul capo.

ELIO GALASSO

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