Gli antichi Sanniti: Monte Vairano fu distrutta dalla crudeltà romana Cultura

Negli ultimi tempi sta crescendo in Italia l’attenzione verso la Storia del Sannio, profondamente ricca di fascino e mistero, soprattutto dopo le recenti scoperte archeologiche emerse fra i monti del Molise. Una terra dove le antiche costumanze ed i millenari riti popolari raffigurano la compostezza di un popolo civilissimo, capace di testimoniare il passato di una società avanzata, da sempre in armonia con l’equilibrio naturale trasmesso dalla cultura italica. In tal senso, la città sannitica di Monte Vairano, situata nel territorio di Campobasso, è un meraviglioso esempio di questo intreccio tra territorialità e identità.

Il professore Gianfranco De Benedittis, vero accademico, ha interpretato il codice genetico dei nostri progenitori, riuscendo a descrivere finanche i caratteri autentici della civiltà appenninica. La sua ricerca ha svelato, infatti, i segreti più nascosti del glorioso Sannio ed ha portato alla luce numerosi reperti e pregevoli originalità. Il professore ed i suoi valorosi collaboratori hanno svolto, peraltro, un lavoro meticoloso, scavando letteralmente tra gli anfratti più misteriosi della nostra identità storica, guidati dalla passione civile per la rilettura delle proprie radici antropologiche.

Sta di fatto che l’insediamento di Monte Vairano, con i suoi edifici, le sue strade ed i suoi santuari, ci racconta di una società organizzata e strutturata all’insegna di una dimensione mediterranea della vita sociale ed economica, smentendo categoricamente la schiera di coloro che, in chiave romanocentrica, hanno cercato di dipingere i Sanniti come un popolo rude e bellicoso.

L’architettura complessa delle strutture della città mostra una profonda comprensione, da parte dei nostri avi, delle tecniche di costruzione, nonché della pianificazione urbanistica. Dall’ordine dei vicoli, alle precise disposizioni degli edifici pubblici e privati, tutto indica una cultura raffinata, attenta all’equilibrio tra funzionalità ed estetica. Sono stati rinvenuti, peraltro, numerosi oggetti votivi, con particolari statuette di terracotta, a significare l’importanza dei riti religiosi per i popoli italici.

Professore De Benedittis, quali impressioni ha tratto dal recente convegno di Benevento, tenutosi presso la Sala Vergineo del Museo del Sannio?

Mi ha fatto molto piacere incontrare gli studenti perché il mio lavoro di ricerca è proiettato verso la consapevolezza della propria identità storica, riuscendo a conoscere gli aspetti autentici del Sannio, senza perderli nel calderone della società globalizzata. L’identità dei Sanniti appare a livello evocativo, in quanto questa popolazione aveva un livello di civiltà molto alto ed un grande rispetto per la libertà e la democrazia. Di questo siamo consapevoli solo oggi, grazie a prove archeologiche di questa storia che i romani avevano cancellato.

Quale, in sintesi, la straordinarietà di Monte Vairano?

Monte Vairano rappresenta la testimonianza più evidente della capacità sannitica di realizzare una città. Infatti abbiamo trovato strade ortogonali, lastricate, delimitate da marciapiedi, piazze, edifici caratterizzati da qualità strutturali. Questi dati sono stati possibili in quanto Monte Vairano è l’unica città sannitica che non ha avuto sovrapposizioni romane. Inoltre sul sito abbiamo anche una chiara testimonianza del genocidio operato dai romani nell’80 a.C. La città, infatti, fu rasa al suolo e le rovine furono cancellate per rendere impossibile ogni riutilizzo dell’area. Se Pompei fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 1° sec d.C., Monte Vairano fu distrutta dalla crudeltà romana due secoli prima. Va ricordato che questa città testimonia una chiara partecipazione dei Sanniti alla vita sociale ed economica del Mediterraneo, dal momento che sono state trovate oltre centro anfore di Rodi e diverse monete dell’Egeo.

Lei ha definito ″democratico″ il modello organizzativo dello Stato Sannita: per quale motivo essenzialmente?

Lo Stato sannita si basava sulle cellule definibili città. Ogni città aveva una propria organizzazione amministrativa, un proprio sindaco (Meddix tuticus) con capacità decisionale autonoma. Infatti l’eccesso di democrazia dei Sanniti rappresentò il punto debole su cui agirono i Romani per dividere le città del Sannio, malgrado la straordinaria organizzazione territoriale delle genti appenniniche.

Quale il suo auspicio per il futuro culturale e socio-economico delle terre sannite?

L’unità ed il pieno riconoscimento della propria identità, storica e territoriale.

DOMENICO ROTONDI