Il Natale degli artisti Cultura
Da almeno tre secoli il destino del Presepe è soprattutto nelle mani dei maestri artigiani. Caricandolo di elementi moderni, di personaggi della politica, dello spettacolo e dello sport, aggiunti o eliminati ogni anno, l’hanno diffuso dovunque per rendere tutti partecipi dell’Evento. Lo sguardo dell’osservatore, distolto dal contesto principale della nascita nella ‘stalla’, finisce così per disperdersi tra paesaggi, luci, strutture emozionanti.
Gli artisti invece non hanno quasi mai raffigurato la folla del presepe completo. Hanno preferito rappresentare scene particolari del Natale dando libero sfogo alla fantasia e sconvolgendo tradizioni. Nelle loro composizioni, insieme ai ritratti di pontefici, sovrani, nobili e borghesi facoltosi, intervengono favolistiche riletture dei Vangeli, curiosità e sorprese prelevate da testi apocrifi, allusioni da decifrare tra atteggiamenti e gesti. Provare a scovarle è cultura e consente all’osservatore di dare un proprio sapore ai diversi dettagli dell’evento: la capanna trasformata magari in una sala, la Maternità con Madonna e Bambino in eleganti sintonie, Giuseppe assente ma poi aggiunto nel tempo, in secondo piano, per formare la Sacra Famiglia, il cammino di numerosi Pastori e pecore in contrasto col gruppetto dei Magi inginocchiati, l’Angelo in volo, la Stella cometa…
L’idea artistica di umanizzare i protagonisti era già evidente nel Presepe di Benevento, raffigurato per la prima volta al completo da un artista tra il 1141 e il 1177 nel Chiostro dell’Abbazia di Santa Sofia, nella città pontificia. Lo scultore avvolse il piccolo Dio incarnato in una fasciatura stretta al punto da togliergli il respiro e centralizzò la Madonna per sottolinearne la mano affettuosa posata su di lui. Un gesto replicato da altri artisti. Del tutto diverso il progetto di Giovanni Del Monte (1500-1580) per le Storie della Vita della Vergine. In una grande vetrata poco osservata nel Duomo di Milano l’artista ironizza sulla narrazione di un Vangelo apocrifo rendendo protagonista Giuseppe andato in cerca di una levatrice. Il Santo torna con strani zoccoli da samurai, si ferma alla porta del vasto salone in cui ha lasciato Maria e non sa che sta per scoprire il Figlio già nato, in dialogo con un Angelo.
Ancor più dinamico il Bambino nella Adorazione dei Pastori custodita nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Il pittore veneziano Lorenzo Lotto (1480-1556) gli fa tendere le braccia verso il muso di un agnello ricevuto in dono da due misteriosi ‘signori’, ritratti come pastori ma collocati in primo piano. Molto divertente il Bambino anche nell’Adorazione dei Magi (immagine) della Chiesa claustrale di San Maurizio a Milano dipinta nel 1578 dal cremonese Antonio Campi. Col tipico piacere infantile di ricevere un regalo, Gesù si svincola dalle braccia di Maria e inserisce la mano nella scatola che uno dei Magi apre davanti a lui. Ma, ad un tratto, consapevole di presenze estranee, Gesù si volta verso il pubblico per vedere se qualcuno… si è accorto del suo gesto!
Scompagina invece l’attenzione in varie direzioni il Pittore delle Storie di Cristo raffigurate nella prima metà del Trecento nell’Abside della Basilica di Sant’Abbondio a Como. Qui, in una estrosa Natività, il Bambino in fasce nella mangiatoia saluta con la manina il bue e l’asinello pronti a leccarlo, affacciati su di lui con le teste ridicolmente sovradimensionate. Sdraiata a distanza, la Madre addirittura lo ignora, preferisce girarsi verso Giuseppe che, seduto su uno sgabello, si volge al pubblico sottolineando così di non avere più il solito ruolo di… comparsa.
Non meno fantasiosi i re Magi ideati dagli artisti, anche se non è mai entrata in un presepe la loro scena più singolare raccontata dal Vangelo di Matteo. Il sonno dei Magi, affrescato da un ignoto pittore della prima metà del Trecento nell’abside della chiesa di Sant’Abbondio a Como, li mostra stanchi per il viaggio, addormentati dopo l’incontro in cui hanno consegnato i doni al Bambino. Un Angelo va loro in sogno per avvertirli di non andare a riferire al losco re Erode la sacra nascita. Li vediamo distesi supini in tre letti accostati, ciascuno con la corona sul capo al di sopra della cuffia da notte. Delicata l’atmosfera della scena, morbidi i colori, umanissimi gli atteggiamenti dei tre, ma imperioso il gesto dell’Angelo che sembra racchiudere una domanda: voi che avete visto il Figlio di Dio incarnato in un bambino, seguirete il suo messaggio?
La risposta tornerà nel panorama di millenarie riflessioni sul senso del Natale: c’è chi vede e poi crede, c’è chi si converte solo a metà, e c’è infine chi, pur avendo visto, dimentica in fretta.
ELIO GALASSO