Il presepe... un messaggio d'amore Cultura
La prima chiesetta dei francescani a Benevento fu quella di S. Costanzo, che era allora situata alle spalle dell’attuale chiesa di S. Francesco che la inglobò. Gli storici tramandano che nel 1222 sia giunto nella nostra Città San Francesco e che lo stesso Santo abbia visitato il Chiostro di Santa Sofia fatto ricostruire nel 1200 dall’abate Giovanni IV sulle rovine dell’antico cenobio andato distrutto a seguito del terribile terremoto del 990.
San Francesco, così si tramanda, si soffermò ad osservare i differenti pulvini allegorici sostenuti dalle piccole colonnine marmoree con cui è adornato il Chiostro e restò colpito nel vedere come su uno di essi fosse rappresentata la Natività.
Questa visione avrebbe fatto scattare in San Francesco l’idea della realizzazione di un Presepe. Un presepe assai diverso da quello del pulvino: il PRESEPE FRANCESCANO; ovvero la rappresentazione di tutto ciò che apparteneva alla Sua predicazione. L’amore ed il rispetto per la natura, l’umiltà dei pastori, la religiosità.
Personalmente sono stato educato fin dalla tenera età a riprodurre in questo senso il significato del presepe cominciando, nell’immediato dopo guerra, con figuranti in cartone per passare successivamente alle scarne raffigurazioni in creta grezza ed in fine ai più raffinati soggetti da San Gregorio Armeno.
Anche quest’anno, da tradizione assunta, ho realizzato il mio PRESEPE e, da geologo consumato, non ho potuto che riprodurre l’indirizzo francescano.
La varietà morfologica di una Terra ancora non devastata dall’egoismo dell’uomo, il percorso dei corsi d’acqua incontaminati ed incanalati nei propri alvei naturali quando non ne venivano ancora sovvertiti o dirottati o ostruiti i percorsi, tutto quello di cui oggi avremmo ancora potuto godere se non ci fossero stati coloro che hanno incoscientemente violato le leggi degli equilibri ambientali ignorando che alle modificazioni provocate la natura si ribella contrastandole con fenomeni sui quali l’uomo non ha più capacità di intervenire.
I pastori indicano con la loro semplicità un modo di vivere che noi oggi ignoriamo ma è quello che esprime la gioia di tornare dal lavoro, magari stanco, ma pago dell’impiego del tempo a soddisfare i necessari, non i superflui, bisogni familiari.
La devozione alla nascita del Signore da parte non soltanto degli umili che nel presepe rappresentano la maggioranza di coloro che lo venerano, ma anche dei Re, dei Potenti come i Magi che s’inchinano offrendo l’oro, l’incenso e la mirra.
Purtroppo il Presepe, nella maggioranza dei casi, si è fermato alla commedia di Eduardo De Filippo “Natale in casa Cupiello”; oggi del Presepe ne resta solo una parte la NATIVITA’ con la Sacra Famiglia tralasciando il messaggio che ci viene dalla sua interezza.
Ancora purtroppo, debbo incresciosamente, farlo considerare, la NATIVITA’ è divenuto solo un oggetto natalizio che si acquista nei migliori negozi, nelle gioiellerie, gareggiando per la pomposità dei materiali con i quali viene presentata, e facendone sfoggio nel salotto come lo si potrebbe fare per un vaso di porcellana o qualsiasi altro oggetto natalizio.
Nelle scuole elementari, nelle famiglie ove ci sono i bimbi, inculchiamo l’altissimo senso del PRESEPE come messaggio di amore verso ciò che appartiene a tutti, l’ambiente nel quale viviamo, le montagne, le colline, i fiumi, la semplicità e la saggezza dei pastori, l’umiltà della gente semplice, l’adorazione sincera del Bambino che nasce attraverso la meditazione del comportamento che si deve assumere nella consapevolezza di voler lasciare alle future generazioni un Pianeta degno di essere vissuto.
MICHELE BENVENUTO