Ivana Monti e il palcoscenico Cultura

Nel foyer del Teatro“Vittorio Emanuele” di Benevento la nota attrice Ivana Monti, ci ha rilasciato una piacevole intervista. Ha interpretato brillantemente “Preferirei di no”, un testo scaturito dalla penna di Antonia Brancati, ambientato al tempo di tangentopoli, con implicazioni psicologiche, di notevole intensità, con dialoghi graffianti ed ironici.

L’attrice milanese, classe 1947, sulla scena ha portato un rapporto tra madre e figlia, non improntato ad un conflitto generazionale, ma imperniato ad una visione diametralmente contrapposta, basato sulle idee e sulla moralità. La figlia è la brava attrice Maria Cristina Gionta. La regia è di Silvio Giordani mentre le musiche sono state eseguite durante la rappresentazione dal celebre sassofonista Vittorio Cuculo. Ế una produzione del Centro Teatrale Artigiano, diretto da Pietro Longhi, le scenografie sono di Mario Amodio, le luci di Marco Macrini, i costumi di Lucia Mariani.

Com’è il teatro oggi, rispetto al passato cosa è cambiato?

Ế cambiato che ci sono i social, è cambiato che ci sono le piattaforme, che c’è netlix, che il teatro praticamente è venuto soppiantato da questi circuiti pseudo cinematografici, e quindi il teatro dei pensieri, ragionato, scelto, trova magari più difficoltà, perché c’è stato il covid, c’è stato il cambio generazionale e tecnologico, ma il teatro ha passato vari momenti di cambiamento, si è sempre ripreso, perché è necessario.

Quanto è stato difficile interpretare gli anni di tangentopoli e la pièce teatrale “Preferirei di no”?

Oltre ad essere un’artista, sono anche una studiosa, un’attrice s’informa e va a riguardare i giornali dell’epoca, i libri dell’epoca, quindi non si inventa le cose. Un’attrice mastica le cose, io l’ho vissuta e sono andata ad informarmi anche di più e quindi questa visione della moglie che rappresenta la città, che rappresenta la parte sana diciamo della popolazione che rimane sconvolta da questa appropriazione indebita del bene comune. Ế un’appropriazione indebita, non c’é solo indignazione, c’è sofferenza, c’è offesa. In questo caso dal punto di vista familiare c’è anche la sofferenza di capire, che la cosa non poteva essere superata al momento. Ma io pensavo che dall’incontro con la figlia, forse la figlia, ha capito qualche cosa e quindi e le cose possano cambiare, noi ce lo auguriamo e altrimenti sarà il naufragio di tutti.

Nicola Mastrocinque

nmastro5@gmail.com