Nuovo interesse in città per l'epigrafia dopo la conferenza di Heikki Solin Cultura

Dopo il colloquio tenuto a Benevento dal prof. Heikki Solin di Helsinki (Finlandia, si badi bene! Un giornale locale lo ha fatto diventare svedese e ciò fa capire quali danni abbia prodotto la cancellazione di fatto della Geografia dai programmi scolastici), filologo classico ed esperto nel campo dell’epigrafia latina antica, qualcosa si muove.

Le parole del prof. Solin hanno fatto breccia nel cuore dei presenti in sala: degli studenti del Liceo “Giannone”, che hanno capito che il latino è una lingua come tutte le altre e serve per comunicare; delle autorità venute in rappresentanza del Comune, gli assessori Attilio Cappa e Antonella Tartaglia Polcini; degli studiosi, i proff. Aniello Parma, docente di Diritto Romano e Giovanni Liccardo, Dirigente dell’Istituto “G. Alberti”, accorsi per ascoltare e salutare il prof. Solin che hanno conosciuto anni fa in occasione di eventi accademici; e inoltre dei tanti cittadini mossi da sincero interesse per la conoscenza.

La conferenza aveva come scopo appunto quello di promuovere e divulgare la conoscenza di un settore degli studi umanistici, quello dell’epigrafia latina, che spesso a torto viene definito di nicchia.

Senza gli studiosi come il prof. Solin non avremmo notizie che poi ritroviamo nei manuali di storia romana, di letteratura latina. Soprattutto, non saremmo in grado di capire e quindi di amare gli antichi monumenti che riportano delle scritte, mettendoci in comunicazione diretta con gli antichi.

Come sempre la venuta in Italia dello studioso finlandese (attenzione, finlandese!) mette in moto convegni, incontri, colloqui, con un via vai impressionante di contatti. Dopo Benevento, egli ha tenuto un’altra conferenza a San Salvatore Telesino, dove ha presentato il volume degli Atti del convegno su Theodor Mommsen svoltosi nel 2017 a cura dell’Associazione Storica della Valle Telesina, ma prima era stato invitato a parlare a Bologna e poi in patria, a luglio sarà a Napoli per un’importante manifestazione nell’ateneo federiciano.

Ebbene subito dopo il colloquio beneventano, ho ricevuto le comunicazioni di due persone che hanno partecipato all’incontro. La prima è l’architetto Giovanna Panarese, che mi ha veramente commosso per l’attenzione e l’amore con cui ha partecipato al restauro dell’iscrizione funeraria di una fanciulla quindicenne conservata alla galleria di Palazzo Bosco Lucarelli, Tarquinia Modesta, inviandomi la foto (in apertura, ndr) delle condizioni del manufatto prima e dopo il restauro. Ora si sta dedicando al restauro un altro importante monumento, quello di Lucio Staio Scrateio, nel cortile del Palazzo Capasso Torre.

Il prof. Angelo Miraglia, che da anni cura spettacoli teatrali con i suoi burattini, dal canto suo mi ha segnalato un’iscrizione inedita. Pur avendola vista io stessa diverse volte, per la sua posizione evidente ero convinta che fosse già nota. Invece sembra che non lo sia e quindi il caro Angelo ha accresciuto il patrimonio epigrafico beneventano. Ma la questione è ancora da studiare bene.

Le sorprese non sono finite: ben due codici epigrafici di età umanistica contenenti iscrizioni beneventane sono stati scoperti di recente. Il primo codice è stato scoperto nella Biblioteca Nazionale di Francia da Umberto Soldovieri, dottore di ricerca, allievo del prof. Giuseppe Camodeca. Il codice in questione contiene 65 iscrizioni beneventane note, 2 inedite e 2 di Telesia. Secondo il prof. Camodeca che ha dato in anteprima la notizia durante il XVII convegno “Le epigrafi della Valle di Comino” svoltosi ad Atina a fine maggio, si tratterebbe di una copia di un codice conservato presso la Biblioteca Correr di Venezia, appartenuto nientemeno che a Vincenzo Franco, umanista beneventano, fratello maggiore del più noto poeta Niccolò e fondatore di un’Accademia che prese il nome “dei Ravvivati”.

Il secondo codice è attualmente studiato dal prof. Marco Buonocore, già scriptor Latinus della Biblioteca Apostolica Vaticana ed ex presidente della Pontificia Accademia di Archeologia. Si tratta di un codice redatto da Mariangelo Accursio, uno straordinario erudito del Cinquecento. In tale codice si conservano 97 iscrizioni latine ispezionate a Benevento dallo stesso Accursio, tutte registrate con l’indicazione del luogo in cui allora erano conservate, in occasione di una sua permanenza in città.

I due codici citati vanno ad unirsi al codice di Ottavio Bilotta, erudito del Seicento, scoperto dal prof. José Remesal Rodriguez, accademico di Spagna, che pubblicò uno studio sull’opera in Antiqua Beneventana, volume curato da chi scrive.

Il prof. Buonocore, consapevole dell’importanza della scoperta della sezione beneventana del codice di Accursio per gli studi sulla nostra città, ne ha proposto la pubblicazione. L’assessore alla Cultura, prof.ssa Antonella Tartaglia Polcini, con squisita sensibilità, si è detta pronta a raccogliere l’invito e a cercare di trovare partners nel progetto editoriale del codice.

Un’ultima novità entusiasmante, annunciata da prof. Aniello Parma, durante l’incontro a Palazzo Paolo V col prof. Solin, riguarda la prossima pubblicazione di un volume che raccoglie tutte le iscrizioni presenti nel nostro Museo del Sannio. Il gruppo di studio, guidato dal prof. Giuseppe Camodeca, già ordinario di Storia romana presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, è costituito dallo stesso Aniello Parma e da Umberto Soldovieri. Ci sembra che finalmente Benevento cominci a diventare un importante oggetto di studio, passo fondamentale per la conoscenza e valorizzazione del suo patrimonio storico-artistico.

Paola Caruso