'Pane e Olio', in uno spettacolo della Solot Cultura

Non fate la guerra, ma pane e olio. Dopo l’amore, pane e olio”. Sul filo delle sensazioni gustative e uditive si snoda la trama storica dello spettacolo teatrale “Pane e Olio”, messo in scena dalla Solot e contenente un invito di grande attualità: quello a non acquistare olii di marche rinomate, in quanto misto di ‘olii comunitari’, bensì a servirsi dai produttori locali, che sono una garanzia in termini di qualità e genuinità. Perché l’olio è l’elemento fondamentale della dieta mediterranea, dal momento che lo ingeriamo nei modi più disparati. Una sorta di pubblicità progresso, che, al termine dello spettacolo, ha il suo debito riscontro in una degustazione a base di fette di pane genuino cosparse con un filo d’olio, alle quali è possibile aggiungere delle alici e del pomodorino ed accompagnare con un buon bicchiere di vino locale.

Sul filo dell’ironia si medita sulla storia e sugli usi di questo “re della cucina mediterranea”. Bravissimi gli attori della Solot, Compagnia Stabile di Benevento: Michelangelo Fetto, Antonio Intorcia e Massimo Pagano, che replicheranno al Mulino Pacifico, sempre dalle 18.30, i prossimi 6 e 7 giugno 2014.

L’olio è fatica, alleviata dai canti della tradizione contadina. Quella fatica che, per dare un’idea di come sia attuale questo spettacolo, nessuno si sobbarca più. Come chi scrive ha modo di appurare durante una conversazione con alcuni amministratori del comune di Molinara. In questo piccolo centro del pre-fortore, come mi viene detto, ci sono famiglie che posseggono anche trecento piante di ulivo, ma la raccolta avviene al massimo per cinquanta-sessanta esemplari, ovvero per il consumo familiare. Il che denota lo spreco, anche in termini economici, di questa ricchezza. Si tratta di un olio di qualità eccellente. Tuttavia la vocazione agricola va scomparendo e quindi l’amministrazione locale sta pensando di dare vita ad una campagna di sensibilizzazione ed alla nascita di un consorzio tra produttori, che possa far uscire il prodotto dal recinto dell’autoconsumo. Cioè attivare una serie di iniziative virtuose che diano al prodotto la possibilità di affermarsi su larga scala, così come è successo per la viticoltura toscana.

Chissà che arte e politica non possano lavorare a questo progetto comune.

LUCIA GANGALE

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